BISHOP THE LAST X-MAN

BISHOP THE LAST X-MAN 1 (10/1999):


IL TEMPO AMA UN EROE (TIME LOVES A HERO)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Allen Martinez (chine)-Jason Wright (colori)-Jason Liebig (supervisione)

Notte fonda: dei bambini sono radunati attorno ad un fuoco e, per placare la loro paura, un uomo decide di raccontare loro una storia. Una storia su un grande uomo, che cadde ma poi si rialzò; un eroe nato nel fuoco che viveva in un tempo che non gli apparteneva...
Due ragazzi lanciano una bomba molotov contro Alfiere, fuggendo non appena avviene l'esplosione. L'eroe con tutta calma oltrepassa le fiamme e rassicura via radio sua sorella Shard sulla sua condizione. Lei con tono preoccupato lo esorta ad attendere i rinforzi, ma lui non vuole saperne: quei ragazzi sono ricercati e saranno già lontani quando arriveranno i rinforzi. Così Alfiere entra in un edificio dove i due si sono rifugiati, ma ne trova uno riverso sul pavimento privo di vita: la carne del suo corpo è essiccata, come se qualcuno l'avesse prosciugata e l'avesse poi abbandonata al sole. In quel momento alle spalle dell'eroe compare l'altro fuggiasco: ha in mano un mitragliatore e non esita a fare fuoco. Alfiere evita a fatica i proiettili, i quali però colpiscono il fragile pavimento su cui sta rotolando, col risultato che si crea un buco in cui il mutante precipita. L'impatto col suolo è doloroso, ma non tale da fargli perdere i sensi. Quando l'eroe si rialza qualcuno deride la sua avventatezza: è Trevor Fitzroy, il quale afferma che sarà sempre un passo avanti ad Alfiere, poichè le sue mosse sono prevedibili. Così ha attinto alla forza vitale di quel ragazzo per creare un portale che funga da via di fuga. In quel momento Alfiere nota un pannello dell'elettricità e lo tocca per assorbirne l'energia, che poi reincalana verso Fitzroy, il quale però ha già oltrepassato il portale. Il tremendo colpo di Alfiere inoltre ha indebolito la struttura dell'edificio, il quale inizia a franare. E solo in quel momento l'eroe si avvede che non è solo, ci sono anche dei bambini qui dentro, che non hanno alcuna via di scampo. Poi il pavimento crolla sotto i suoi piedi...
E l'eroe si risveglia urlando nella sua camera all'Istituto Xavier: la sua testa gira in modo vorticoso, non è la prima volta che ha vissuto quest'incubo e l'epilogo è sempre identico. Dopo mesi passati a vagare nello spazio, Alfiere è ritornato sulla Terra, tradito da Deathbird ed abbandonato nel deserto (V. Incredibili X-Men 118). Così è tornato a casa, dagli X-Men, suoi eroi e compagni di squadra. Il grido ha svegliato Tempesta, che entrando nella camera dell'eroe gli chiede se vada tutto bene, non è da lui urlare nel cuore della notte e tremare. Alfiere le confessa che, da quando è tornato qui, non ha dormito molto bene, perchè c'è una faccenda in sospeso che continua a tormentarlo. Trevor Fitzroy: deve trovarlo, avrebbe dovuto farlo molto tempo fa. Ed ora questa battaglia tra lui ed il suo antico nemico deve finire: un tempo era come lui, un soldato di XSE, che combatteva per il sogno di Xavier ed un futuro migliore. Poi ha tradito tutti i suoi alleati, con conseguenze letali. Quando Alfiere era più giovane ed avventato pensava di poterlo eliminare da solo, ma si sbagliava ed alcune persone sono morte a causa di questo. In seguito l'eroe guidò un gruppo composto dai suoi uomini migliori nel passato, in quest'era, in un secondo tentativo di uccidere Fitzroy. Ed ancora una volta fallì. È giunto il tempo che la caccia riprenda. E per essa Alfiere avrà una preziosa alleata al suo fianco, sua sorella Shard, ed in caso di necessità non esiterà a chiedere l'aiuto degli X-Men. Poi l'uomo consegna a Tempesta la fibbia della sua cintura con sopra stampata una X: Ororo dovrà conservarla fino al suo ritorno. Perchè lui ritornerà. Infine Alfiere prende le sue cose e si allontana dall'Istituto.
New York: Alfiere esce da una stazione della metropolitana, emergendo in un quartiere affollato dove dovrebbe trovarsi sua sorella. Mentre era nello spazio, X-Factor si è sciolta e Shard è rimasta sola, non sa nemmeno se suo fratello è vivo o morto. Ha lasciato tuttavia un biglietto con su scritto come trovarla, anche se le sue parole apparivano strane, scritte di fretta, preoccupate. Il biglietto porta Alfiere presso un'abitazione diroccata, dall'aria calda e densa che copre tutto il resto. Sale al primo piano e vi trova un bambino che, alla sua vista, fugge terrorizzato. L'eroe lo lascia perdere e si reca presso la stanza indicata nel biglietto: apre la porta e trova sua sorella riversa sul pavimento, sbavante. Alfiere la prende tra le sue braccia e vede il suo corpo tremare visibilmente, dunque è ancora viva. Schiocca dunque le dita per far riprendere i sensi a Shard, ma lei ribatte lanciando una raffica energetica che va a colpire la parete alle spalle dell'eroe. Alfiere prova dunque a placare Shard, che smette infine di agitarsi dopo aver riconosciuto suo fratello. In lacrime, gli rivela che non è riuscito a fermarlo, è diventato più potente che mai ed il potere lo ha portato alla follia. Si tratta di Trevor Fitzroy. Nel sentire questo nome, Alfiere si rialza in piedi e chiede a Shard dove si trovi il suo nemico. La donna dà una fugace occhiata ad una porta, da cui proviene un terribile odore, e l'eroe la apre, il pomolo che brucia al tocco: dentro ci sono decine di cadaveri, intere famiglie a cui Fitzroy ha sottratto la forza vitale, lasciando dietro di sé solo dei gusci vuoti. Shard si ritrae: Fitzroy sapeva che Alfiere sarebbe venuto a cercarla ed era pronto a riceverlo.
Come a voler sottolineare le sue parole, in quel momento al centro della stanza si apre un portale, da cui esce una truppa di robot rivestiti di una tonaca bianca, che invitano i due fratelli a morire per mano del Cronomante. Vengono sparati alcuni raggi energetici, che colpiscono di striscio Alfiere, che riesce però a sopportare il dolore ed a contrattaccare. Afferra dunque un'arma dei letali robot, che vengono gettati via con una potente manata. Altri però compaiono alle sue spalle ed ai suoi fianchi e si preparano a sparare, venendo tuttavia in parte distrutti da una raffica energetica di Shard. La ragazza si rende poi intangibile e i robot le passano attraverso: non è lei la loro principale preoccupazione. Vengono sparati altri colpi, ma Alfiere si protegge con un divano poi, sfondando una finestra, si getta di sotto, la sua caduta attutita da un bidone dell'immondizia.
L'eroe esce dal bidone e vede davanti a sé aprirsi un altro portale da cui escono altri robot. Stavolta non indugia e, prima che gli sgherri di Fitzroy possano agire, si lancia contro di loro, dando dei pugni e strappando le loro teste. Un robot inizia a sparare raggi energetici, ma Alfiere li evita e rientra nell'abitazione diroccata: qui crea un buco nel pavimento e vi si cala. I robot rimanenti si radunano tutti attorno all'apertura, mentre Shard esorta suo fratello a fuggire, non riusciranno mai a fermarli. Alfiere invece non intende ancora gettare la spugna: nota un pannello dell'elettricità e ne assorbe l'energia, che scarica poi in pieno contro i robot. L'eroe riemerge dunque dal buco e continua nei suoi assalti, mentre le pareti della casa iniziano ad incrinarsi ed il soffitto a perdere pezzi. In quel momento Alfiere nota il ragazzo che aveva incrociato entrando nella casa e lo afferra, proteggendolo dai detriti cadenti. I due si ritrovano immersi nell'oscurità, bloccati dalle macerie. Alfiere riesce solo a sapere il nome del ragazzo, Michael, prima che l'intera abitazione crolli sulle loro teste.
Un altro luogo: I robot informano il Cronomante che l'obiettivo è stato rimosso dal suo tempo, poi oltrepassano un portale. Una volta che sono spariti alla vista, un'altra persona compare sulla scena: Shard, che più volte chiama suo fratello, non ricevendo alcuna risposta.
Alfiere riapre gli occhi, sanguinante e dolorante, ma ancora vivo. Nessuna traccia invece di Michael. Si trova in un paesaggio deserto, dove un enorme sole giallo sta per tramontare. Mentre si rialza, l'eroe ode dei pesanti rumori: sono gli zoccoli dei cavalli di una carrozza, che si ferma di fronte a lui. I due guidatori gli intimano di farsi subito da parte, stanno portando una persona importante alla reggia del Cronomante e non possono ritardare. Per sottolineare ulteriormente l'avvertimento, imbracciano dei fucili e li puntano contro il mutante. In quel momento sulla scena irrompono altre due persone: un gigante muto dalla pelle grigia ed un giovane ragazzo sul cui occhio destro è tatuata una M, esattamente come quella di Alfiere. Sono qui per rapinare la carrozza e, per far capire che fanno sul serio, il ragazzo emette una fiammata dalle sue mani che fa perdere ai guidatori del mezzo la presa sui fucili.
Alfiere si getta da parte per evitare di rimanere ferito, ma improvvisamente una macchia nera inizia a girare attorno a lui. Una macchia che ben presto assume forma umana. L'eroe prova a discutere, ma la macchia è troppo veloce e lo colpisce dietro la testa. Alfiere cade a terra e nota che il suo assalitore è una donna, anche lei membro della banda di ladri. Ed anche lei ha una M tatuata sull'occhio destro. E nel notare questo stesso simbolo sul volto di Alfiere inizia a dubitare che faccia parte della scorta della carrozza. Contemporaneamente il ragazzo ed il gigante stanno terrorizzando i guidatori della carrozza ed il suo occupante perchè tirino fuori i soldi. La donna richiama la loro attenzione ed Alfiere ne approfitta per spararle contro una raffica energetica: ma lei ridiventa una macchia ed inizia a girare a gran velocità attorno all'eroe per confonderlo ed intontirlo. Alfiere prova a lottare, ma invano, e poco dopo perde i sensi. Sfruttando questo anomalo diversivo, la carrozza si allontana dalla scena, con gran disappunto dei rapinatori. Il ragazzo, Scorch, si lamenta con la donna, Jinx, per il mancato successo, mentre il gigante, Nom, prende tra le sue braccia Alfiere. Jinx propone di portare il mutante con loro, cosa che suscita il disappunto di Scorch: non possono rischiare che il loro campo venga scoperto, meglio lasciarlo agli avvoltoi. Jinx allora esorta il ragazzo a guardare attentamente Alfiere: anche lui porta il marchio e, diversamente da loro, il suo è permanente. Scorch riconosce la stranezza della cosa e mette per il momento da parte ogni protesta.
Epilogo: In un alto castello i robot riferiscono a Trevor Fitzroy della loro battaglia contro Alfiere e della sua probabile fine. In quel momento arriva l'occupante della carrozza, che si scusa per il ritardo e narra quanto gli è accaduto. Fitzroy, incuriosito, gli afferra una mano e lo prosciuga della sua forza vitale, attingendo così anche ai suoi ricordi. Poi un sorriso maligno si dipinge sul suo volto mentre gira una clessidra: Alfiere è qui, in questo audace nuovo mondo.

BISHOP THE LAST X-MAN 2 (11/1999):


VORREI TU FOSSI QUI (WISH YOU WERE HERE)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Allen Martinez (chine)-Jason Wright (colori)-Jason Liebig (supervisione)

Il futuro: Alfiere riprende i sensi e vede davanti a sé dei bambini, incuriositi dal suo aspetto e che provano a parlargli. A voce bassa l'eroe chiede aiuto, ma i bambini si allontanano dopo che una possente voce li ha esortati ad uscire. Poi davanti al mutante compare la sinistra faccia del gigante Nom. In quel momento Alfiere riapre totalmente gli occhi e scopre di essere stato strettamente legato ad un tavolo e che le sue ferite sono state curate e bendate. Scorch, convinto che il mutante sia un agente del Cronomante, incendia un suo dito e lo avvicina al suo volto, nel tentativo di scoprirne di più su di lui. Ma viene fermato telepaticamente da una donna, Link, che introduce nella tenda un personaggio avvolto da una lunga tonaca. Costui getta bruscamente da parte Scorch, poi si avvicina ad Alfiere, il quale lo riconosce subito: è il Testimone. Soddisfatto, quest'ultimo si allontana, esortando i suoi compagni a slegare il mutante.
Poco dopo Scorch, Jinx e Link si scambiano le loro impressioni sullo straniero: sin da piccoli i loro genitori hanno raccontato loro delle leggende, su un guerriero proveniente da un'altra era che si sarebbe unito alla loro lotta. La telepate ha provato a sondare la mente di Alfiere, ma era così confusa che non è riuscita a scoprire niente. In ogni caso, se davvero ora hanno una leggenda nelle loro fila, lo scopriranno. Più in là Alfiere ed il Testimone stanno discutendo: l'eroe chiede spiegazioni su dove si trovi in questo momento, in quale era, ma le risposte del Testimone sono così enigmatiche ed insoddisfacenti che ben presto lo fanno arrabbiare. Così tenta di smascherare il Testimone, per scoprire se sia davvero Gambit, come sospetta da sempre, ma costui blocca la sua mano e lo allontana da sé. Lo invita poi a riflettere: non è estraneo ai viaggi nel tempo e tutti hanno un elemento in comune, la preda che Alfiere ha tentato di catturare. Fitzroy. Il Cronomante ha trovato un tempo senza l'eroe e ne ha preso il controllo, lo ha reso suo. Ora però ha ritrovato Alfiere, che deve decidere cosa fare, da che parte stare. L'eroe non risponde e si allontana, Jinx decide di seguirlo.
I due camminano per un po' in silenzio, notando i vari giovani occupanti del campo. Futuri mutanti, futuri ladri, nessuno può dirlo. Jinx presenta Alfiere a due persone anziane, due coniugi di nome Merrian e Morgan che vivono qui da quasi due anni. Conducevano una vita dura, faticavano a portare il cibo sulle loro tavole, ma avevano speranza e questo permetteva loro di andare avanti. Poi le cose cambiarono, in peggio: i robot del Cronomante giunsero furtivi come la notte ed i cittadini li osservarono in silenzio mentre si muovevano lungo la città, una casa dopo l'altra. Tutti avevano pagato le proprie tasse, tutti avevano avuto la loro dose di sofferenza, dunque nessuno sapeva cosa volevano. Morgan esortò sua moglie a nascondere loro figlio, un neonato, ma prima che lei potesse farlo le truppe del Cronomante entrarono in casa loro e portarono via il bambino. Nel ricordare ciò Merrian scoppia in lacrime e Jinx la consola, mentre Alfiere rimane incredulo di fronte alle azioni di Fitzroy. Scorch, giunto sul posto, gli chiede se sia venuto qui per fermarlo. Però, se lo sta inseguendo da così tanto tempo, come mai non l'ha ancora catturato? Se Alfiere è davvero una leggenda, se è davvero l'ultimo X-Man, perchè c'è un Cronomante? Perchè gli ha permesso di esistere? L'eroe ribatte che è una lunga e complicata storia. Scorch gli dice che di solito si fida del giudizio di Jinx, ma visto come sono andate ultimamente le cose non è certo di potersi fidare di Alfiere. La donna esorta il suo compagno ad andarsene, ma lui rimane ed aggiunge che a suo dire lei si è ammorbidita, non è più la guerriera di un tempo: se lei vuole seguire questo straniero faccia pure, ma lui non seguirà nessuno e non accetterà in questo accampamento stranieri che non sappiano dimostrare il loro valore. Alfiere dice a Scorch che non ha alcuna intenzione di combatterlo, il ragazzo ribatte che non è nemmeno certo che l'eroe sia in grado di farlo.
Castello del Cronomante: Shard ha freddo e paura. I robot sono venuti a prenderla quando era in stato di debolezza e l'hanno portata in una cella sotterranea del palazzo: la ragazza non ha idea di dove sia, nè del motivo per cui si trova qui. Seppur non incatenata, Shard per quanto si sforzi è totalmente incapace di muoversi. Ad un tratto la porta della cella si apre e, spalleggiato da due robot, fa il suo ingresso Trevor Fitzroy, che invita subito i suoi guardiaspalla a lasciare soli lui e la ragazza. Dopo che l'ordine è stato eseguito, Fitzroy si avvicina a Shard e l'accarezza gentilmente con una mano su una guancia: gli dispiace per le cose che lei gli ha visto fare e spera che col tempo lei possa perdonarlo in qualche modo. Anche se adesso si trova in una situazione spiacevole e pensa a lui come un mostro per ciò che ha fatto. Poi Fitzroy agita due dita in aria ed improvvisamente Shard è nuovamente in grado di muoversi: subito lei prova a colpirlo con un raggio energetico, ma il criminale blocca il tempo, poi crea un piccolo portale spaziale che trasferisce all'esterno il raggio. Il Cronomante non vuole litigare con lei, che di certo vorrà sapere come una persona come lui sia diventata capace di compiere simili cose, come possa ora aspirare ad una tale grandezza ed essere così forte ed audace. Ha commesso degli errori, ha compiuto cose terribili e darebbe qualsiasi cosa per cambiare il passato: Shard certo non gli crede e lui non la incolpa per questo. Anche se il tempo potrà guarire queste ferite, Fitzoy aveva così tanto e l'ha gettato al vento: la ricchezza, una carriera nella XSE, l'amore. Una relazione con lei. Ora tuttavia è più forte che mai ed ha dei piani per loro due, piani che col tempo condividerà con lei: Alfiere non potrà interferire in questo, perchè è morto. Detto questo, Fitzroy esce dalla cella e chiude la porta, lasciando Shard piena di dubbi ed ancora preda del freddo.
Accampamento dei ribelli: La gente del campo si è radunata per assistere allo scontro tra Alfiere e Scorch e li esorta a combattere. Jinx osserva il tutto appollaiata sul ramo di un albero. Scorch ha smesso di credere negli eroi sin da quando era un bambino: non ha bisogno di loro, come non ne ha bisogno questo accampamento. I miti non portano il cibo a tavola e le leggende non allontanano le miserie della vita. Scorch crede solo nella forza e nella propria volontà. Alfiere non è qui per sua scelta e non desidera affatto essere considerato un mito, ma aiuterà Scorch se lui glielo permetterà. Il ragazzo incendia le sue mani e si lancia contro l'eroe: è forte e la rabbia dentro di lui divampa come il fuoco. Ma questa rabbia lo rende anche cieco. Alfiere dunque lo sorprende facilmente e lo sbatte a terra, invitandolo a smetterla: non è lui il suo nemico. Scorch controbatte colpendo l'eroe con un calcio al volto e rotolando via. Poi si rialza in piedi ed incendia la sua testa. Da lontano Link ed il Testimone osservano il combattimento. La ragazza si chiede se non sia il caso di mettervi fine. L'uomo misterioso le dice di farli continuare ancora un po': potrebbero venire a sapere qualcosa di più su Alfiere e a Scorch non farà male una bella lezione.
Alfiere si ritrova circondato dalle fiamme, sulle quali compare il volto di Scorch, che si domanda quanto calore l'eroe possa assorbire prima che la carne venga strappata dalle sue ossa. Alfiere gli ribatte che lui non ha alcuna idea di come funzionano i suoi poteri: lui reincanala l'energia e più ne assorbe più forte diventa. L'eroe comincia dunque ad assimilare le fiamme, mentre Scorch inizia ad indebolirsi. La luce emanata è quasi accecante. Alla fine Alfiere scarica tutta l'energia assorbita contro Scorch, che rotola all'indietro e va a sbattere contro un albero. La battaglia è finita. Preoccupato, Alfiere chiede a Scorch se stia bene, ma lui lo esorta a non toccarlo: il loro scontro ha dato un'ulteriore prova che lui avrebbe potuto fermare tempo fa il Cronomante, ma non lo ha fatto. Invita dunque Jinx a chiedergli se ciò sia vero.
Castello del Cronomante: Fitzroy gioca con una clessidra, facendo passare la sabbia da una parte all'altra, anche se a volte un granello più grande degli altri rimane bloccato nel mezzo interrompendo il flusso ed occorre un po' di persuasione per farlo passare oltre. Una motivazione. Per tutti questi anni Fitzroy ha temuto Alfiere, ma loro due non sono più gli uomini di un tempo, e lui non ha più paura. L'eroe capirà questo, ad ogni costo.
Accampamento dei ribelli: Due ragazzi stanno giocando a palla quando questa rimbalza più lontano del previsto. Una bambina va a prenderla, ma si ritrova davanti ai robot del Cronomante. Intanto poco lontano da lì Alfiere sta osservando il tramonto quando Jinx gli si avvicina e gli raccomanda di tornare al campo, i boschi non sono sicuri di notte. L'eroe tuttavia continua a pensare all'accusa di Scorch: è vero, avrebbe potuto fermare Fitzroy molto tempo fa. Jinx gli porge un pacchetto: quando era una ragazzina viveva per le strade rubando per mangiare e lottando per sopravvivere. Ogni giorno viveva nella paura. Ma sua madre le raccontava delle storie, su Alfiere e sui suoi alleati. Poi un giorno ha ritrovato un oggetto particolare, che è giusto che ora consegni all'eroe, poichè per lui significa più di ogni altra cosa. Alfiere apre il pacchetto e rimane stupito nel rivedere la fibbia della cintura che aveva consegnato a Tempesta. Jinx gli dice che in questo mondo tutti appaiono sperduti e tutti sono alla ricerca di qualcosa in cui credere. Ed Alfiere non ha forse realizzato grandi cose in due ere temporali differenti?
La donna si china per baciare l'eroe, ma improvvisamente si ode un ramo spezzarsi vicino ad un albero. Jinx estrae allora la sua staffa e, prima che Alfiere possa fermarla, a supervelocità si dirige verso la foresta: Jinx abbranca un atterrito Michael, il ragazzo trovato da Alfiere in quella abitazione diroccata di New York, il quale balbettando dice di aver visto una luce e di essere stato catapultato qui. L'eroe dice a Jinx di conoscere il ragazzo e di abbandonare la presa. Subito dopo dalla foresta proviene una violenta esplosione, il terreno trema e l'aria diventa più densa e fetida. Jinx lancia un'esclamazione di stupore: l'accampamento sta bruciando.

BISHOP THE LAST X-MAN 3 (12/1999):


DA QUESTA PARTE (WALK THIS WAY)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Allen Martinez (chine)-Jason Wright (colori)-Jason Liebig (supervisione)

Jinx ed Alfiere iniziano a dirigersi verso l'accampamento e Michael li segue, correndo a perdifiato. Ben presto però perde di vista i due e, quando una piccola esplosione avviene a qualche metro da lui, comincia a farsi prendere dal panico. Continua a correre verso l'accampamento, ma prima che possa arrivarvi due forti mani lo afferrano e lo portano dietro un albero: è Alfiere, il quale gli dice di ascoltarlo attentamente. Sa che si sente sperduto e che sta provando una forte paura, ma se continua ad agire di testa propria le cose peggioreranno. Ora deve rimanere qui nascosto, coprirsi gli occhi, non emettere alcun suono ed uscire solo quando l'eroe glielo dirà. Michael lancia di sfuggita uno sguardo verso il campo e vede una pattuglia delle Cronotruppe che con una delle loro armi inceneriscono uno dei rifugiati, mentre già altri cadaveri sono sparsi sul terreno. In quel momento, a gran velocità, Jinx oltrepassa Michael e Alfiere, che inizia a seguirla raccomandando nuovamente al ragazzo di stare attento. Lui annuisce.
Con incredibile agilità Jinx distrugge un robot del Cronomante, facendolo a pezzi con la sua staffa energetica. Contemporaneamente Scorch esce dalla foresta ed emana dalle sue mani due potenti fiammate che liquefano molti componenti delle Cronotruppe. Alfiere gli chiede cosa stia accadendo, il ragazzo spiega che questi mostri sono venuti qui per cercare lui, l'ultimo X-Man. Dalla tenda del Testimone, Link osserva il massacro ed esorta il suo mentore ad andarsene. Lui le dice che non è il momento di fuggire: ora più che mai deve essere pronta e ricordare le lezioni che ha appreso, ne avrà bisogno molto presto. Il gigante Nom si ritrova circondato dalle Cronotruppe e viene più volte colpito dalle loro armi energetiche, ma la sua pelle iperresistente lo protegge. In suo aiuto arriva una sempre più determinata Jinx, che con la sua staffa distrugge un altro robot. Nom dunque si riprende e parte al contrattacco, iniziando con la sua forza ed i suoi pugni ad abbattere svariati robot. Lungo un pendio, Jinx perde l'equilibrio e cade a terra: quando rialza gli occhi una tremenda vista la attende. Una fossa comune dove sono stati gettati e bruciati decine di corpi.
Link vede i suoi compagni ed i suoi amici morire e si chiede cosa possa fare. Il Testimone la esorta a prendere i sopravvissuti e portarli a Dunduine, la città oltre le pianure. La donna è insicura: non sa se tutti la seguiranno e nessuno è mai sopravvissuto a quel viaggio attraverso la foresta. Improvvisamente un robot penetra nella tenda: il Testimone ordina alla sua protetta di uscire subito, cosa che lei fa. Il misterioso uomo poi si avvicina al robot ed inizia a caricarlo di energia cinetica: poco dopo vi è una tremenda esplosione, mentre una disperata Link lancia un grido telepatico che tutti odono. Lo sente anche Alfiere, ma quel grido si confonde in mezzo a decine di altri poichè morte e distruzione sono ovunque: l'eroe tiene tra le sue braccia una morente Merrian per circa un minuto, un minuto che sembra durare un'eternità. Alfiere prova a salvarla, ma la buona volontà da sola non basta a fermare una grave emorragia di sangue, nè a guarire ossa rotte. Sottovoce, Alfiere dice che tutto quello che sta accadendo è colpa sua. Da lontano Michael osserva la tragica scena, ma ad un tratto ode dei sinistri rumori alle sue spalle.
Cronofortezza: L'essere noto come Bantam percorre di gran carriera i corridoi del castello, poichè non vuole arrivare in ritardo ed essere punito per questo. Tanta è la fretta che inciampa e rovescia i papiri che sta portando: rapidamente li raccoglie e riprende la sua corsa. Bantam giunge infine nella sala del trono, dove Fitzroy sta giocando con una clessidra, e dopo aver oltrepassato non senza difficoltà due guardie robot riferisce al suo padrone che i nobili hanno alcune preoccupazioni. Il Cronomante guarda fuori dalla sua finestra, adora i tramonti che fanno sembrare tutto così semplice e primitivo e mettono tutte le cose sotto una nuova luce. I nobili potranno avere i loro problemi, ma anche lui ha i suoi: se Bantam gli si avvicina glieli sussurrerà in un orecchio. Con esitazione, Bantam compie qualche passo in avanti e dice che i nobili hanno mandato numerose lettere e petizioni: sono turbati dalle intenzioni di Fitzroy. Soprattutto questo ultimo attacco al campo dei ribelli, sembra più dettato da brama di sangue o da follia. Il Cronomante ribatte che lui è oltre la follia ed afferra Bantam per la gola: ora lo punirà per il suo comportamento irriverente.
Accampamento dei ribelli: I suoni della battaglia lentamente si placano, il massacro sta per avere termine. Ad un tratto Alfiere ode il grido di aiuto di Michael: due robot lo hanno catturato e stanno per fargli attraversare un portale spaziale. Preda dell'ira e della furia della battaglia, Alfiere balza urlando contro uno dei robot, sferrandogli un calcio e schiacciandogli la testa. Poi afferra la staffa dell'altro robot: non ha idea di come funziona, ma sa che attraverso di essa scorre energia. L'eroe la assorbe e la utilizza per fare a pezzi il secondo robot, mentre il portale si chiude ed un ancora spaventato Michael è salvo.
Cronofortezza: Riverso in un angolo, Bantam chiede a Fitzroy perchè l'abbia pestato: ha lavorato così tanto per lui, senza di lui il Cronomante non riuscirebbe ad ancorarsi ai portali temporali, ha bisogno di lui. Il Cronomante spiega che per tutta la sua vita lui è stato in fuga, a nascondersi tra le ombre e trovare qualsiasi cosa per sopravvivere. Non è mai stato abbastanza forte ed abbastanza uomo da affrontare qualcuno faccia a faccia. Bantam ribatte che ora però Fitzroy è più forte che mai: se Alfiere rappresenta per lui ancora una minaccia, allora che lo uccida. Può farlo facilmente, non agire ora sarebbe da folli. Fitzroy ribatte che questa vicenda va oltre la follia: vuole spezzare il suo nemico, fisicamente e moralmente, tormentarlo su quelle questioni di responsabilità a cui la sua mente ed il suo cuore sono strettamente legati. E poi sarà pronto, odierà Fitzroy più che mai e questo sarà un bene perchè allora andrà a cercarlo ed il Cronomante gli mostrerà quanto forte davvero è diventato e quanto lontano intenda arrivare.
Ancora una volta Bantam dice a Fitzroy che ha bisogno di lui per questo piano. Lui scuote la testa: forse in passato aveva bisogno di Bantam, ma ora per ogni giorno che passa lui diviene sempre più potente e sa benissimo di cosa ha bisogno e di cosa no. In quel momento due robot entrano nella sala portando con sè cinque prigionieri, cinque bambini provenienti dal campo dei rifugiati. I frutti della guerra, secondo Fitzroy, che provvede a cancellare la M dipinta sull'occhio di una ragazza. Il Cronomante dice poi a Bantam ed alle sue Cronotruppe di essere lasciato solo: si siede sul trono e chiede ai bambini di prendersi per mano. Loro con paura e cautela lo fanno. Fitzroy si domanda quale di questi ragazzi che portano un marchio siano davvero speciali e tende una mano, con cui assorbe le energie vitali dei bambini. Da fuori Bantam osserva la scena con sguardo terrorizzato.
Accampamento dei ribelli: Per ore Alfiere e gli altri scavano tombe per coloro che sono caduti: Michael osserva il tutto e si sente inutile. Alla fine si avvicina ad Alfiere e gli chiede se stia bene. L'eroe ribatte che, se lui è qui lontano da casa, è per colpa sua e giura che farà di tutto per riportarlo al suo mondo. Michael ringrazia comunque Alfiere per avergli salvato la vita ben due volte, poi gli chiede se andrà alla caccia del responsabile di questo massacro, non può permettergli di fuggire. Esasperato da quanto accaduto, Alfiere ad alta voce dice al ragazzo che ci sono molti altri robot pronti ad attaccarli, quella di oggi era solo un'avanguardia, e lavorano tutti per qualcuno che lo odia più di ogni altra cosa. Non è lui a dare la caccia a loro, sono loro a dare la caccia a lui e spazzeranno via chiunque si frapponga sulla loro strada, sia essa la sorella dell'eroe o la sfortunata gente di questo campo. Oggi sono morte delle persone che hanno avuto la sfortuna di incontrare Alfiere e la pessima idea di accoglierlo tra loro: il loro sangue è sulle sue mani e non è facile convivere con ciò. Michael ha una idea diversa: sono morte perchè stavano proteggendo uno dei buoni e questo li rende eroi a loro volta. Pensavano che Alfiere fosse qualcuno di speciale e lui non può permettere che siano morte per nulla. Non è stato l'eroe ad uccidere queste persone, loro cercavano solo qualcosa in cui credere. Poi Michael raccoglie la fibbia della cintura con sopra stampata una X che era caduta a terra e la riconsegna ad Alfiere.
Lì vicino vi sono solo singhiozzi e lacrime, mentre Link è inginocchiata sul terreno dove un tempo c'era la tenda del Testimone. Scorch, Nom e Jinx le si avvicinano e le chiedono cosa debbano fare ora. Link riferisce l'ultimo messaggio del Testimone: recarsi a Dunduine. Nel sentire questo nome Scorch inorridisce: è un luogo lontano e pericoloso. In quel momento interviene Alfiere, che ha reindossato la fibbia: andranno a Dunduine, ci arriveranno anche strisciando se necessario. Scorch con tono seccato gli chiede cosa faranno poi: rimarranno seduti ad aspettare? Le truppe del Cronomante sono troppo forti e li hanno spezzati. Alfiere ribatte che avranno la loro rivincita e provvederà lui stesso affinchè ciò succeda: in loro vede le premesse di qualcosa di più grande. I loro cuori bramano vendetta e la rabbia brucia dentro di loro: non dovranno mai dimenticare queste sensazioni, lui non gliele farà dimenticare. Sono tutti nati speciali ed è tempo che imparino cosa voglia dire. Si sono nascosti tra le ombre per troppo tempo, per paura di un mondo che li temeva, dietro un marchio pesante come quelle ombre. Così Alfiere cancella le M dipinte sugli occhi dei suoi compagni e vi ridisegna una X: questo è un marchio che può ridare coraggio. Lui è Alfiere e lo definiscono l'ultimo X-Man, una leggenda: ora non più, ora sono uniti in questa impresa. Andrà alla ricerca di Fitzroy, ma non lo farà da solo.

BISHOP THE LAST X-MAN 4 (01/2000):


OLTRE LE COLLINE E MOLTO LONTANO (OVER THE HILLS AND FAR AWAY)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty/Charlie Adlard (matite)-Art Thibert (chine)-Jason Wright (colori)-Jason Liebig (supervisione)

Alfiere, Jinx, Link e Scorch si trovano su una piattaforma nel bel mezzo del deserto. Non si riesce a vedere nulla all'orizzonte e Link pensa che forse verranno fuori di notte. Nom non è tra loro, è disperso. Alfiere pensa a come tutto sia accaduto così in fretta.
Il giorno precedente: Alfiere e la sua banda sono in marcia attraverso il deserto, sotto un sole cocente, invisibili agli altri e soprattutto a possibili predatori grazie ai poteri telepatici di Link. Ad un tratto il gruppo si ferma e Scorch se ne domanda il motivo: sono fatti di carne e qui in giro sulle Alte Pianure ci sono molte creature, mostri che si cibano di carne. Subito dopo i forti mal di testa per l'eccessivo sfruttamento dei suoi poteri, impongono a Link di desistere e così il gruppetto torna visibile. Alfiere si dà un'occhiata intorno e, presumendo che il sole tramonti ancora ad occidente, allora l'ovest termina nelle montagne che si trovano davanti a loro. Il sole sta tramontando rapidamente, meglio accamparsi qui, anche perchè non vede da nessuna parte la città perduta. Scorch propone di tornare indietro: ha sentito molte storie su Dunduine e nessuna era piacevole, il Testimone doveva essere impazzito a volersi far recare lì. Inoltre gli è parso di aver intravisto segni di una colonia a sud, potrebbero rifugiarsi lì per la notte e riposare. Jinx ribatte che non troverebbero nulla lì, solo ossa, e presto le loro potrebbero aggiungersi alla massa, inoltre brutte cose potrebbero attenderla a sud. Michael si chiede come mai tutti quelli che vivono qui non sappiano da che parte andare.
Ad un tratto Alfiere si posiziona vicino ad una piccola altura ed invita il gigante muto Nom a lasciare la presa sul carretto che ha trasportato tutti loro sin qui ed invita i suoi compagni a scendere. Michael si reca da lui, ma non vede niente. L'eroe gira la sua testa verso destra e così anche lui vede una città circondata da mura che si erge nel bel mezzo del deserto: Alfiere pensa che quella sia Dunduine, meglio però andare a dare un'occhiata. Il gruppo si avvicina dunque agli immensi cancelli della città: quando sono a pochi metri questi si aprono. Jinx rimane impressionata dalla grandezza delle mura, la fa sentire così piccola, anche se all'interno gli edifici e le strutture, che peraltro appaiono decadenti, non sono altrettanto giganti. Per le strade non c'è nessuno. Alfiere invita tutti a stare in guardia. Improvvisamente una voce piena di gioia dà il benvenuto ai nuovi visitatori: tutti si mettono in guardia, mentre un apprensivo Alfiere posiziona Michael alle sue spalle per proteggerlo da eventuali pericoli.
Poi compaiono quattro uomini vestiti come gli antichi romani. Colui che aveva dato il benvenuto ride e dice che nessuno di loro ha intenzione di combattere: si chiama Duncan Jericho ed è il sindaco di questa città. Chiede scusa per le guardie che sono con lui, non ricevono spesso dei visitatori anche se le porte sono sempre aperte. Infine dà nuovamente loro il benvenuto a Dunduine. Il suo saluto va soprattutto al gigante Nom, il quale però rimane muto. Alfiere spiega che il suo amico non è molto ciarliero, ma è comunque stanco ed affamato come tutti loro. Avrebbero proprio bisogno di una buona notte di riposo dopo la lunga strada che hanno percorso. Jericho afferma che non c'è alcun problema: qui l'eroe ed i suoi amici potranno cibarsi e riposare quanto desiderano, a Dunduine la parola d'ordine è ospitalità. Il tono di voce fin troppo allegro del sindaco dà da pensare a Jinx, la quale sottovoce confida a Scorch che secondo lei qui c'è qualcosa che non va. Il ragazzo però in questo momento vuole solo un letto caldo, se la sua amica vuole tornare sulle Alte Pianure che faccia pure. Alfiere chiede se qualcuno abbia mai sentito parlare del Testimone, ma Jericho sorridendo scuote la testa. Mentre il gruppo percorre le strade della città, su di esso si appuntano gli occhi curiosi dei pochi cittadini che si nascondono nelle ombre e nei vicoli o che si intravedono tra le fessure di porte semiaperte. La cosa li mette a disagio.
Poco dopo, dunque, una volta sistemati nelle loro nuove stanze, Jinx dice che questa situazione le piace sempre meno: questa Dunduine sembra quasi una città fantasma e non può fare a meno di chiedersi perchè. Inoltre, se hanno così tanto spazio, perchè portarli in un'area appartata della città? Scorch ne ha abbastanza delle paranoie della sua amica, almeno qui c'è pace e quiete. Alfiere si trova d'accordo con lui: il Testimone ha detto loro di andare a Dunduine e, dal momento che il sole stava tramontando, non erano rimaste molte opzioni. Poi l'eroe chiede a Link un parere. La ragazza spiega che non riesce ad ottenere una chiara lettura mentale degli abitanti della città, anche se Duncan Jericho appariva genuino nella sua felicità di vederli qui: probabilmente c'è in ballo qualcosa a Dunduine, ma purtroppo lo sforzo di dover utilizzare i suoi poteri tutto il giorno l'ha prostrata. Magari domani, quando la sua testa smetterà di battere come un tamburo, scoprirà qualcos'altro. Anche Alfiere propone di riposarsi e cercare domattina le risposte alle loro domande. Dopotutto hanno Nom a proteggerli e mezzi più convenzionali: l'eroe conficca dunque una lama affilata in una parete.
Essendo la stanza troppo piccola, il gigante muto è stato messo di guardia all'esterno. Ad un tratto ode un leggero suono, come di passi, poi un altro strano rumore. Nom si reca a controllare e scopre che la causa di tutto è un semplice gatto: il gigante sorride. Contemporaneamente Scorch si sveglia e si chiede cosa stia combinando il suo amico. Nom prende il gattino tra le sue braccia e decide di dare un'occhiata intorno. Improvvisamente il gigante si ritrova sopra di una piattaforma di legno, al centro di una sorta di immenso cerchio scavato nel suolo circondato da una recinzione. Poi il pavimento inizia a tremare, per via di alcune macchine che si sono attivate: il gatto si fa prendere dal panico e salta giù dalle braccia di Nom, che rimane solo. Subito dopo la piattaforma inizia a sollevarsi in alto, molto in alto, ben oltre le mura della città, fino a quando è impossibile saltare giù da essa senza ricavarne gravi danni o peggio. Nom si inginocchia e guarda in basso, ma poi ode un rumore alle sue spalle: si volta e qualcosa lo attacca. Poi la piattaforma torna ad essere vuota.
Da sotto Nom ha osservato l'intera scena e scioccato chiama a gran voce il suo amico, non ricevendo alcuna risposta. Torna di corsa nella sua stanza per avvertire gli altri, ma come entra qualcuno lo sorprende e gli punta un coltello alla gola: è Alfiere, il quale intima con rabbia al ragazzo di non provare più a sgattaiolare dentro in questo modo. L'eroe lascia così la presa e chiede a Scorch cosa c'è che non vada. Lui risponde di aver seguito Nom e di aver visto una cosa orribile. In quel momento si svegliano anche Link, Michael e Jinx: Scorch si scusa con quest'ultima, i suoi sospetti erano fondati. Alfiere guarda fuori dalla stanza e nota l'arrivo di Duncan Jericho, il quale rivela a Scorch di aver appena visto i Kith ed è fortunato ad essere ancora vivo. Il giovane prova ad assalirlo, ma Alfiere lo trattiene, mentre anche Jericho afferma che non c'è bisogno di essere ostili: un tempo suo padre gli disse che la chiave per la leadership era nell'attuazione della diplomazia, ma è il coraggio di prendere decisioni difficili quando ogni altro sforzo è fallito che separa un vero leader dalle persone che lo seguono. Scorch è sempre più irato ed i suoi occhi letteralmente si infiammano, mentre intima a Jericho di rivelare loro cosa è accaduto a Nom, altrimenti lo ridurrà in cenere. Anche Alfiere vuole delle risposte e le vuole ora.
Duncan Jericho invita il gruppo ad ascoltarlo attentamente, poichè così capiranno il peso e la sofferenza che questa leadership gli ha imposto. Generazioni fa la gente di Dunduine costruì la sua città, circondata da alte mura per proteggersi dagli attacchi e dal duro ambiente circostante. Per anni queste mura tennero la popolazione al sicuro, ma nessuno avrebbe mai immaginato che gli assalitori sarebbero arrivati dal cielo. Dunduine infatti venne attaccata da un'entità oscura nota come i Kith: sono un'antica razza, o almeno così si dice. Sono selvaggi e inesorabili. Ben presto la popolazione di Dunduine fu alla loro mercè. Alfiere domanda al sindaco perchè, visto che i Kith sono così spietati, la città è ancora abitata. Jericho spiega che non hanno altro posto dove andare: hanno visto i territori circostanti, non andrebbero lontano. La gente di Dunduine ha costruito questa città ed ha fatto del suo meglio per difenderla, ma il padre di Jericho gli ha insegnato che un leader è pieno di risorse. E quando Dunduine non potè più essere difesa, la sua popolazione fece un patto col diavolo.
Gli abitanti di questa città sono forti e coraggiosi, sapevano cosa andava fatto: scelsero loro stessi le persone da sacrificare, poche vittime per salvarne potenzialmente molte altre. Un mix di giovani e vecchi, forti e deboli, tanto i Kith non fanno distinzioni. Il processo di selezione è semplice: un tempo se ne occupava il padre di Jericho, ora questa incombenza spetta a lui. Una pratica che segue scrupolosamente, essere un leader significa anche prendere queste decisioni: bisogna non seguire le proprie emozioni, altrimenti gli imperi cadono. Questo è un compito a cui Duncan Jericho non si è mai sottratto, anche quando si è trattato di sacrificare sua moglie e suo figlio. Mentre lacrime scorrono sul volto del sindaco, Alfiere gli dice che comprende il suo dolore e gli promette che lui ed il suo gruppo si uniranno alla lotta contro i Kith e troveranno un modo per sconfiggerli. Jericho ribatte all'eroe che non ha capito la situazione: non c'è altra scelta che pagare il tributo ai Kith, almeno per oggi la sua gente verrà risparmiata.
In quel momento le guardie di sicurezza circondano il gruppo, puntando contro le lance. Scorch si infiamma e facilmente distrugge gli scudi di metallo delle guardie ed i bastoni di legno delle lance. Alfiere afferra Jericho e lo sbatte contro un muro, intimandogli di porre fine a questa follia. Intanto Jinx con la sua velocità disarma alcune guardie, mentre Michael si fa prendere dal panico e fugge: lui proviene da New York, non ha chiesto lui di venire qui. Link lo segue ed incappa in due guardie, alle quali grazie ai suoi poteri telepatici ordina di rimanere ferme e non farle del male. Le due guardie eseguono e Scorch si appresta ad ucciderle per avere la sua vendetta. Link prova a farlo ragionare, ma sembra non esserci verso. Riverso a terra, Duncan Jericho ripete di non avere altra scelta ed augura all'eroe di non dover mai un giorno prendere decisioni simili nella sua vita. In quel momento arriva di corsa Michael per avvertire Alfiere delle intenzioni di Scorch.
L'eroe ferma il giovane impetuoso: ha appena avuto un'idea che potrebbe ridare loro Nom. Un'idea azzardata per cui è giusto avere paura. Scorch ritorna normale: lui non ha paura di nulla. Poco dopo Alfiere ed il suo gruppo camminano per le strade di Dunduine, con gli occhi di tutti gli atterriti cittadini puntati su di loro: l'eroe consiglia ai suoi alleati di non guardarli, la loro paura è contagiosa. Michael vorrebbe andare con loro, ma Alfiere gli dice che non è il caso: il ragazzo capisce. Duncan Jericho dice che è probabile che i Kith catturino vive le loro prede: non condivide l'ottimismo dell'eroe, ma si occuperà di Michael in sua assenza. Una assenza che, a detta di Alfiere, sarà breve. Il gruppo si posiziona sulla piattaforma, che si solleva in aria, mentre i cittadini di Dunduine trattengono il respiro. Jinx si chiede come i Kith possano capire che loro sono qui, forse percepiscono il loro odore. A Scorch questo non importa, conta solo che quelle bestie arrivino e lo portino da Nom. Improvvisamente Alfiere nota qualcosa in lontananza: una macchia nera, sembra fumo solido. Quando vede meglio ciò che è l'eroe rimane scioccato. L'entità oscura cala sui quattro, che in pochi secondi scompaiono alla vista con gran stupore e terrore di Michael.

BISHOP THE LAST X-MAN 5 (02/2000):


NELLA SALA DEL RE DELLA MONTAGNA (IN THE HALL OF THE MOUNTAIN KING)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Allen Martinez (chine)-Jason Wright (colori)-Jason Liebig (supervisione)

I Kith, creature simili agli pterodattili della preistoria, portano Alfiere ed i suoi sui picchi delle montagne più alte, dove hanno scavato i loro covi. Qui il gruppo viene portato al cospetto del re dei Kith, la più grande delle creature: costui osserva le nuove prede e capisce che non sono come il resto dei cittadini di Dunduine, questa carne è giunta fin qui con uno scopo. Alfiere conferma tutto: non sono nativi di Dunduine e non fanno parte dell'accordo tra gli abitanti di quella città e la razza alata. Sono venuti fin qui di loro spontanea volontà poichè vorrebbero fare un patto col sovrano. Il re dei Kith sbuffa, il suo modo di ridere: lui è Kalin Karth Kith, secondogenito di Kol, erede del trono ed ideatore dell'accordo. Nonchè divoratore di uomini. E questa carne vorrebbe fare un patto con lui? Alfiere spiega che sono giunti fin qui per contrattare il rilascio di un loro amico, inoltre sono venuti ad avvertire il sovrano di un pericolo che rischia di minacciare tutti loro.
Kalin non gli crede, vede l'eroe tremare come tutti gli altri uomini che sono venuti qui e pensavano di poter essere coraggiosi. Loro sono gli ultimi Kith: lui non ha figli, dunque più nessun Kith solcherà i cieli. Per questo catturano le loro prede, non hanno più nulla da perdere. Comunque vuole saperne di più su questa presunta minaccia. Alfiere dice che i Kith sono una razza potente, questo è vero, ma anche i cieli sono in pericolo di fronte a questa minaccia: gli alti covi, l'aria della montagna, l'eredità di Kol e l'esistenza dei Kith sono messi in pericolo dall'uomo noto come il Cronomante. È un folle, che depreda un mondo disorientato e non preparato adeguatamente a resistergli. Unite però le razze di questo mondo saranno in grado di affrontarlo ad armi pari, dunque Alfiere chiede a Kalin di allearsi con loro. Mentre l'eroe parla Link prova a percepire qualcosa coi suoi poteri telepatici: rileva qualcosa, ma proviene da sotto, forse è Nom. La ragazza prova a sondare la mente del re ed apprende che le cose non sono come sembrano, che i cittadini di Dunduine sono ancora tutti vivi. Ma subito dopo aver scoperto ciò Link lancia un grido e si inginocchia a terra per il troppo dolore. È stato Kalin ad imperdirle di sondare oltre entrando nella sua testa. Alfiere chiede al sovrano di lasciarla stare. Kalin ribatte che l'eroe ed il suo gruppo pensavano di essere diversi dagli abitanti di Dunduine, ma hanno trovato pane per i loro denti. Volevano fare un patto con lui? I Kith hanno una offerta migliore. Poi alle spalle del sovrano compaiono dei robot.
Dunduine: Michael osserva la piattaforma di legno, consapevole di essere stato lasciato solo e terrorizzato all'idea che i suoi amici non tornino più. Duncan Jericho gli promette che il coraggio dei suoi alleati non verrà dimenticato, poi lo invita ad andare in giro per la città e godersi questa pace temporanea prima dellla prossima selezione. Michael inizia a camminare per le strade, senza speranza o direzione, e chiedendosi cosa accadrà ora: è così perso nei suoi pensieri che non nota che una figura incappucciata, un cui occhio brilla, lo sta seguendo. Gli arriva presto alle spalle e richiama la sua attenzione: Michael chiede di essere lasciato in pace, ma improvvisamente alle sue spalle compare un'altra figura incappucciata. I due misteriosi esseri circondano il ragazzo con le loro braccia ed un leggero brivido comincia a percorrere le gambe di Michael. Infine i tre scompaiono nel nulla.
Covo dei Kith: Rapidamente le Cronotruppe circondano il gruppo di Alfiere. Scorch incendia una sua mano, pronto a combattere ed a ridurre in cenere quei robot. L'eroe lo invita a calmarsi, poi torna a rivolgersi a Kalin dicendogli che ha commesso un errore. Il re dei Kith non è d'accordo: la sua razza può contare su pochi componenti e, se dovranno andarsene, lo faranno con la parte vincitrice. È Alfiere invece ad aver commesso un errore. Improvvisamente Jinx attacca Kalin con la sua staffa e, grazie alla sua velocità, si piazza alle sue spalle in un batter d'occhio. Anche Kalin tuttavia è rapido e, colpendo la ragazza con le sue ali, le fa perdere l'equilibrio e la presa sulla sua staffa, poi la afferra prima che cada a terra. Per molto tempo i Kith hanno governato sui cieli oltre le pianure e non intendono sparire. Il Cronomante ha fatto un patto con loro: se lo aiuteranno a saccheggiare Dunduine, lascerà i cieli agli ultimi Kith. Per Kalin questo è un buon accordo.
Mentre la staffa di Jinx rotola ai piedi di Alfiere, il sovrano dei Kith attira a sè la ragazza, pronto a cibarsene. L'eroe afferra la staffa e ne assorbe l'energia, poi richiama l'attenzione di Kalin, chiedendogli di riconsiderare la sua offerta. Altrimenti gli scaricherà contro una tremenda raffica. Un altro Kith cerca di sorprendere Alfiere alle spalle, ma Scorch prova a fermarlo: tutto inutile, con un piede la creatura colpisce l'eroe alla schiena facendogli perdere l'equilibrio. Alfiere perde il controllo sull'energia accumulata, la quale viene liberata sul terreno causando una piccola frana e forti tremori. Kalin ed i suoi sudditi volano via al sicuro, mentre sia il pavimento che il soffitto cominciano a collassare. Di conseguenza Alfiere ed i suoi seguaci incappano in una buca e cominciano a precipitare in basso, ma l'eroe rimbalza contro alcune rocce e viene allontanato dai suoi compagni. L'atterraggio è doloroso, ma poco dopo Jinx, Link e Scorch si rialzano senza averne ricavato gravi danni. Dopo aver notato la scomparsa di Alfiere, scoprono qualcosa di agghiacciante: davanti a loro ci sono delle persone imprigionate in una sorta di sacche rosse trasparenti. Sono in stasi e sono i cittadini perduti di Dunduine.
Contemporaneamente anche Alfiere si riprende in un'altra sezione della caverna, liberandosi da alcune rocce che lo avevano seppellito. Come i suoi compagni anche lui è integro. Subito ode un rumore di catene e chiede chi ci sia. Gli risponde una voce oscura, la quale gli pone la stessa domanda. Alfiere afferma di non essere venuto qui con intenzioni ostili e si avvicina alla figura. Intanto Link ha analizzato i pensieri degli abitanti di Dunduine: sono deboli, quasi inesistenti per via della lunga prigionia. Comunque sono vivi, anche se a malapena. Scorch infiamma una sua mano per illuminare il luogo ed ispezionarlo al meglio, dal momento che è certo che Nom è qui da qualche parte. Link prova a rilevare i pensieri di Alfiere, ma Scorch la esorta a scovare prima Nom: lei ci prova, ma qui ci sono tante persone e più lei si sforza più costoro avvertono la sua presenza. È come un richiamo all'unisono, delicato e fragoroso allo stesso tempo. Alla fine comunque Link trova Nom in una delle sacche di stasi. Scorch gli si avvicina e chiede alle sue due compagne di contare gli altri: se ne andranno via di qui e verranno anche i cittadini rapiti, tutti quanti. Questa follia deve finire.
Nel frattempo Alfiere scopre che il prigioniero incatenato è un Kith, il quale sondando la mente dell'eroe avverte che ha attirato su di sé l'ira di Kalin e per questo è da considerarsi un alleato. Perchè lui è Kinlan Karth Kith, primogenito di Kol e legittimo erede al trono. Alfiere sta cercando di fermare suo fratello e questa è una ragione sufficiente perchè lui lo aiuti. Alfiere spiega che i suoi amici sono qui da qualche parte, perduti in queste caverne, e chiede a Kinlan se riesca ad individuarli. Kinlan afferma di poter trovare molte cose: dolore e paura convivono in queste caverne per colpa delle azioni di suo fratello. Loro padre guidava con orgoglio il popolo dei Kith e, alla sua morte, Kinlan ha cercato di seguire il suo esempio: ma Kalin ha intravisto una possibilità di predominio e perciò l'ha incatenato qui. I Kith sono una razza dalla lunga vita, ma scarsamente prolifica: questo mondo sta fiorendo, si sta ricreando ed il tempo della razza alata è quasi scaduto. Kinlan ha provato a lasciare un'eredità di rispetto, ma è stata distrutta dalla gelosia di suo fratello. I Kith si stanno avviando all'estinzione e Kalin lascerà alla memoria un'eredità di vergogna e disprezzo. Alfiere prova a spezzare le pesanti e vecchie catene, ma non ci riesce. Kinlan lo esorta a dirigersi in un tunnel alle sue spalle per trovare lì l'aiuto di cui entrambi hanno bisogno.
Scorch crea una lama infiammata e con essa libera Nom dalla sacca di stasi. Il gigante rotola a terra e Link usa i suoi poteri per confortarlo ed esortarlo a riprendere le forze: col tempo si riprenderà. Contemporaneamente Jinx ha liberato tutti gli altri prigionieri, perlopiù bambini, dalle sacche di stasi e promette loro che li riporterà a casa. Improvvisamente i due uomini incappucciati che avevano catturato Michael compaiono alle spalle dei quattro alleati di Alfiere. Uno dei due lancia i suoi poteri, sotto forma di cerchio dorato, contro i quattro che iniziano a provare lo stesso brivido avvertito da Michael. Link prova a sondare le menti degli incappucciati, ma è come se fossero lavagne bianche. Poi i quattro svaniscono nel nulla. Immediatamente dopo Alfiere giunge sul posto e vi trova gli abitanti di Dunduine, i quali gli esprimono il loro desiderio di tornare a casa. L'eroe chiede che ne sia stato dei suoi amici. Una bambina si fa avanti, presentandosi come Justina Jericho, la figlia di Duncan e spiega quello che è appena accaduto. Poi chiede di essere riportata da suo padre. Alfiere sa che queste persone sono stanche dopo la tragica esperienza vissuta e li riporterà al più presto a casa, ma prima ha bisogno del loro aiuto. Ha bisogno della loro forza.
Dunduine: Link, Jinx, Scorch e Nom si rimaterializzano in una delle fogne della città. Su uno dei muri c'è una scritta mezza cancellata, ma si legge chiaramente la parola HELLFIRE. Improvvisamente Michael compare alle loro spalle e chiede loro dove sia Alfiere. Un uomo dietro di lui lo invita a non preoccuparsi, Alfiere arriverà molto presto. Quando riconoscono la sua identità i quattro rimangono scioccati: è il Testimone. Scorch gli chiede dove siano finiti e perchè siano stati portati qui quando c'erano delle persone da salvare nel covo dei Kith, ma altri tre incappucciati compaiono alle spalle del Testimone, il quale afferma che le risposte arriveranno a tempo debito. Uno degli incappucciati, che è una donna ed indossa un mantello rosso, spiega che c'è una città da difendere: se non fosse per Alfiere ed i suoi alleati, il Cronomante conquisterebbe tutto. Per questo il Clan Infernale li ha portati qui. Michael osserva fuori da una grata e vede tutti gli abitanti di Dunduine correre in preda al panico: dall'alto sono iniziate a calare delle ombre che hanno oscurato la luce del giorno. Ombre che hanno nome Kith e che stanno attaccando la città, realizzando le paure peggiori della gente di Dunduine. Poi però alle loro spalle compare Alfiere, a cavallo di Kinlan Karth Kith: l'eroe esorta il suo insolito alleato a volare più veloce. C'è una città da salvare. La speranza rinasce.

BISHOP THE LAST X-MAN 6 (03/2000):


LA BATTAGLIA ETERNA (THE BATTLE OF EVERMORE!)
Joseph Harris (storia)-Michael Ryan (matite)-Andrew Pepoy (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Piove morte su Dunduine, sotto forma degli alati Kith. La gente, preda del panico, fugge: qualcuno cade, ma quasi nessuno si preoccupa di evitarlo e viene calpestato. Scorch, Nom e Jinx escono dalle fogne: il ragazzo raccomanda alla sua alleata di stare ben stretta al muro, nemmeno la forza di Nom può impedire che vengano travolti dalla folla terrorizzata. I tre notano i Kith guidati da Kalin, a cavallo dei quali ci sono alcuni robot delle Cronotruppe, ma poi all'orizzonte scrutano qualcos'altro: Alfiere a cavallo di Kinlan Karth Kith. Costoro attaccano una delle creature alate, colpendola alla schiena: il Kith perde l'equilibrio ed insieme al robot che stava trasportando precipita in basso, verso Dunduine. Kinlan dice all'eroe che combatterà fino all'ultimo respiro, ma da soli non riusciranno a trionfare. Alfiere ribatte che non sono affatto soli.
L'eroismo di Alfiere colpisce positivamente i suoi alleati, i quali capiscono anche che da solo non può farcela. Le creature alate circondano il gruppetto ed alcuni cittadini, ma Scorch si infiamma e coi suoi poteri distrugge uno dei Kith. Il ragazzo è felice di ciò che ha fatto, ma non si avvede di un altro Kith che lo sorprende alle spalle: il robot così lo colpisce con la sua staffa alla schiena, costringendolo ad abbandonare il suo stato infiammato e ad inginocchiarsi. Jinx gli è subito vicino: è rimasta impressionata dal suo gesto, ma ora deve riprendersi e lasciare spazio ad altri. Nom si piazza davanti a loro e sradica il sostegno di un'impalcatura di legno per ricavarne una lancia di fortuna: il terreno trema mentre il gigante si prepara all'attacco imminente. Uno dei Kith plana verso di lui, ma Nom con rapidità conficca la lancia nel suo petto ed in quello del robot che stava trasportando. La creatura alata vola oltre, spezzando la lancia, ma la sua fuga è di breve durata: lei ed il robot crollano immediatamente dopo al suolo, privi di vita.
Lentamente i cittadini di Dunduine si radunano per vedere i mostri caduti e, altrettanto lentamente, capiscono che questi nemici possono essere battuti. Così quando poco dopo cinque robot arrivano sulla scena pronti a combattere, loro per la prima volta da tempo immemore non hanno paura. Raccolgono staffe di acciaio, bastoni di legno, qualsiasi cosa che possa servire come un'arma: Scorch li guida in battaglia dicendo loro che, se vogliono ottenere la libertà, dovranno lottare. E loro lo fanno, lanciandosi contro le Cronotruppe e colpendole con le loro armi improvvisate e con la forza che nasce dalla speranza. Duncan Jericho è incredulo: i suoi concittadini stanno reagendo. Ed invita la sua scorta a guardarli e a prendere esempio da loro. Un membro della scorta promette che lo faranno, non appena Jericho sarà stato portato al sicuro. In quel momento Kinlan e Alfiere volano sopra la testa del sindaco della città: l'eroe gli lancia un saluto. Jericho rimane sorpreso e favorevolmente stupito, esortando i suoi uomini a gettarsi in battaglia. Alfiere ce l'ha fatta, in qualche modo ce l'ha fatta.
Da una grata delle fogne Michael osserva la battaglia e, emozionato, informa il Testimone che Alfiere e gli altri stanno vincendo. L'uomo misterioso si limita ad avvertirlo di stare attento e di allontanarsi da lì. In quel momento arriva Link, la quale dice che là sopra c'è in atto una battaglia sì tremenda, ma che va combattuta. Però un dubbio la tormenta: se il Cronomante è alleato con i Kith, allora perchè costoro non li hanno uccisi quando li hanno catturati? Erano praticamente alla loro mercè. Il Testimone ritiene che Fitzroy non voglia veder morire tutto il gruppo, solo Alfiere: c'è una vecchia diatriba tra lui e l'eroe. Link allora si chiede perchè i Kith stiano attaccando. A risponderle è la donna col cappuccio e mantello rosso: in questo mondo esiste un potere ed una bilancia degli equilibri. A volte però un'entità potente cerca di sovvertire quest'equilibrio, per far sì che il resto del mondo si inchini ad un nuovo status quo o reagisca. Ma il Clan Infernale non si inchina a nessuno e per questo il Cronomante attacca. Ed è sempre per questo che Alfiere e gli altri sono stati portati qui: perchè potessero dare vita al cambiamento. La donna chiede poi agli altri due incappucciati, Fold e Trickster, di portarla in superficie. In breve i tre svaniscono. Il Testimone è felice che Link ed i suoi amici abbiano seguito il suo consiglio venendo a Dunduine: il Cronomante è divenuto troppo potente e dunque l'equilibrio dei poteri va ripristinato. Link è grata al Testimone per esserle sempre stata vicino: non ha idea di cosa lui stia combinando col Clan Infernale, ma tenterà di adattarsi. Tuttavia non può fare a meno di chiedersi, se il Cronomante è la potente entità che va abbattuta, perchè attacca il Testimone?
Intanto Alfiere si complimenta con Kinlan: ai suoi occhi ha ripristinato l'onore del suo popolo ed il buon nome di suo padre. Il figlio di Kol è consapevole che il tempo del suo popolo è quasi concluso: suo padre si sarebbe vergognato nel vedere come esso si è ridotto, ma orgoglioso di sapere che suo figlio vi ha posto fine. L'eroe gli promette che racconterà ovunque la leggenda dei Kith. Poi Kinlan si alza in volo: è rimasta per lui un'ultima cosa da fare. Alfiere gli augura buona fortuna. In città Jinx informa Scorch che a quanto pare i Kith si sono dispersi: il ragazzo è d'accordo con lei, tuttavia questa battaglia non è ancora terminata. In aria i Kith rimanenti si interrogano su cosa fare: Kalin li ha guidati alla guerra, ma ora sembra che li stia portando anche alla sconfitta. E alle ultime creature alate rimaste fedeli a Kalin questa cosa non piace, così si voltano e si allontanano da Dunduine: il loro sovrano li definisce tutti codarsi e si augura che muoiano nell'ignominia. Improvvisamente Kinlan sorprende suo fratello alle spalle e gli sferra un'artigliata al volto.
Nel frattempo Alfiere sta percorrendo le vie della città. Le Cronotruppe provano a sorprenderlo alle spalle, ma lui avverte il leggero ticchettio emesso dalle loro armature e voltandosi sferra un calcio ad un robot. Le Cronotruppe cominciano a sparare contro l'eroe, il quale inizia a fuggire. Contemporaneamente Kalin grida con rabbia a suo fratello che l'impero dei Kith appartiene a lui. Kinlan gli fa notare che tutti lo hanno abbandonato: i Kith riconoscono la sconfitta e la disgrazia quando la vedono. Il primogenito di Kol sferra dunque un'altra artigliata al petto del fratello, così forte da sbalzare il robot che stava trasportando. A Dunduine, le Cronotruppe hanno bloccato Alfiere in un vicolo cieco e gli sparano contro: l'eroe alza istintivamente le braccia per proteggersi, ma incredibilmente nessuno dei proiettili lo colpisce. Alfiere alza lo sguardo in alto e nota la donna col cappuccio rosso, la quale ha usato i suoi poteri per impedire che Alfiere rimanesse ferito. Poi atterra e si piazza davanti a lui.
Kinlan dice a suo fratello che è stato suo prigioniero per troppo tempo, mentre lui conquistava un trono che non gli apparteneva e trascinava i Kith alla disgrazia. Kalin si arrende, ma Kinlan non lo sta a sentire: lo ferisce ancora al petto con un'artigliata, poi lo scaglia con violenza contro una delle mura di Dunduine. Intanto Alfiere chiede alla donna chi sia: lei risponde di chiamarsi Sammara Shaw. In quel momento però il muro contro cui era stato lanciato Kalin inizia a crollare: Sammara allora afferra Alfiere e lo trascina al sicuro in volo. La parete invece crolla del tutto, schiacciando le Cronotruppe e distruggendole tutte, mentre alle loro spalle c'è il corpo senza vita di Kalin Karth Kith.
Sammara porta a terra Alfiere, davanti ai suoi compagni. Subito dopo Kinlan richiama la sua attenzione: se mai avesse bisogno del suo aiuto non deve far altro che guardare in cielo. Poi sparisce all'orizzonte augurandogli buona fortuna. In quel momento arriva Duncan Jericho: Alfiere gli dice che ha un muro da ricostruire, ma ora Dunduine è libera e, se mai i Kith dovessero decidere di riattaccare, può contare su di lui e sul suo gruppo. Poi l'eroe osserva aldilà della parete crollata, poichè stanno per arrivare gli ex prigionieri della creature alate: Jericho avvista immediatamente sua figlia Justina e corre ad abbracciarla. Contemporaneamente Jinx raccoglie ciò che rimane delle uniformi bianche delle Cronotruppe e le viene in mente un'idea, chiedendo a Scorch di aiutarla a realizzarla.
Dunduine è stata liberata, ma Alfiere ha ancora molte domande che necessitano di risposte: risposte che potrebbero arrivare dal Testimone, che compare alle sue spalle accompagnato da Michael. L'eroe si sincera delle buone condizioni del ragazzo, poi si prepara ad interrogare il Testimone. Ma viene interrotto dalla ricomparsa di Sammara Shaw, Fold e Trickster: la donna dice ad Alfiere di risparmiarsi le domande per dopo, lontano da coloro che non hanno bisogno di conoscere le risposte. Fold e Trickster dunque teleportano tutti lontano da Dunduine. I cittadini osservano con stupore la scomparsa dei loro salvatori, mentre Duncan Jericho e sua figlia li ringraziano osservando la bandiera sollevata da Scorch e Jinx con sopra impresso il simbolo degli X-Men.

BISHOP THE LAST X-MAN 7 (04/2000):


UN NUOVO GIORNO È PASSATO (A NEW DAY YESTERDAY)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Allen Martinez (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Link e Michael osservano fuori da una finestra di un edificio in stile gotico dove Sammara Shaw ha trasportato loro e gli altri componenti del gruppo al termine della battaglia di Dunduine: non possono far altro che ascoltare la pioggia che batte sul selciato ed ammirare la vegetazione che circonda l'edificio. Un ambiente tranquillo e pacifico ed allo stesso tempo familiare. Michael chiede a Link se sappia dove si trovino, lei risponde di non saperlo: il nome di questo luogo è stato o da tempo dimenticato o negato in maniera così categorica che i pensieri di coloro che lo hanno rinnegato non possono essere letti. Non le piace stare qui. Una sensazione condivisa da Michael e da Jinx, la quale ha ancora lo stomaco sottosopra dopo il lungo teletrasporto. La ragazza si rivolge al Testimone, il quale è seduto su una poltrona: lo credevano morto, ma in qualche modo è tornato e non da solo, non gli nasconde che il comportamento da lui tenuto l'ha fatta sentire tradita. L'uomo del mistero le chiede se si sentisse tradita anche il giorno in cui l'ha trovata, sola e spaventata, quando era solo una ragazzina; oppure nei giorni in cui l'accolse sotto la sua ala protettiva, insegnandole a rubare ed a rimanere viva. Prima che incontrasse il Testimone, Jinx era solo una sperduta cocca di mamma, così come gli altri suoi compagni: ma lui li ha presi con sè e li ha resi speciali. Alfiere ha bisogno che il suo gruppo si fidi del Testimone, anche se per ora possono solo aspettare.
Di fronte a loro Fold e Trickster, fratello e sorella, sorvegliano una porta oltre la quale c'è una stanza in cui si sono rifugiati Alfiere e Sammara Shaw. L'eroe, di fronte ad un camino acceso, afferma di gradire questo posto privilegiato, ma sapere esattamente dove è stato portato lo farebbe sentire molto meglio. La donna riempie due calici di vino e si complimenta con l'eroe per la sua cautela, la quale ben si unisce alla sua forza ed al suo coraggio. Alfiere prende in mano il calice e dice che, se Sammara Shaw è davvero chi il Testimone afferma che sia, ci sono pochi dubbi riguardo ai suoi obiettivi, dopotutto Alfiere ha già conosciuto un paio di componenti della famiglia Shaw. E ripone in Sammara la stessa fiducia che ha riposto in loro, praticamente inesistente. La donna spiega che stanno affrontando una minaccia comune, che è riuscita a sfuggire all'eroe in ben tre periodi temporali differenti: l'ascesa al potere del Cronomante è stata terribile e le atrocità da lui commesse non hanno posto in una civiltà che sta lottando per rinascere.
Il potere che Fitzroy possiede non ha posto in un mondo che ha poche risorse per bilanciarlo: ma poco è meglio di niente, da qui dunque l'interesse per Alfiere. Sammara chiede all'eroe se lui sappia come trovare il Cronomante, ricevendone una risposta negativa. La donna ha un piano che potrebbe riparare a questa mancanza, ma prima vuole mettere alla prova Alfiere. Finora ha sconfitto i Kith e liberato un'intera città, guadagnandosi alleati che racconteranno della sua impresa ad altre persone: così facendo l'eroe ha superato le aspettative del Clan Infernale e di Sammara. Alfiere infine capisce: le Cronotruppe non sono venute a Dunduine per lui, ma per Sammara. Lei conferma: il Cronomante è un pazzo ed i suoi nemici sono alleati del Clan. Poi si toglie i vestiti, suscitando lo stupore di Alfiere. La donna gli accarezza gentilmente una guancia: è intrigata dall'eroe e non ha bisogno del vino per esercitare la sua influenza. Uno dei suoi occhi comincia a brillare.
Fuori dalla stanza, Jinx prova ad oltrepassare la guardia di Fold e Trickster, ma Scorch glielo sconsiglia: tanto non la lasceranno andare oltre. Però a lui andrebbe di fare una passeggiata e spera che la sua compagna voglia accompagnarlo. Jinx accetta ed i due escono dall'edificio. Michael chiede a Link dove stiano andando, lei spiega che la storia di Jinx e Scorch sarebbe molto lunga da raccontare. All'esterno Jinx racconta a Scorch che, quando era una bambina, era solita stare fuori sotto la pioggia fino a quando era fradicia e sua madre veniva a cercarla dicendole che il mondo è più pericoloso quando è bagnato. Una raccomandazione che anche Scorch ha sentito più volte, pur non avendone mai capito il significato. Jinx gli spiega che forse vuol dire che, se ti prendi un raffreddore, rischi di morire. Il ragazzo apre una mano e le gocce di pioggia che picchiano su di essa diventano vapore: Scorch ha sempre odiato la pioggia. Quando era piccolo, ricorda che altri bambini lo costringevano a rimanere sott'acqua. Avevano visto ciò che poteva fare e speravano di estinguere le fiamme oppure annegarlo. Scorch posa una mano sulla spalla di Jinx, ma lei si allontana da lui: non ha dimenticato il passato. A Dunduine, per un istante, si è sentita di nuovo una ragazzina nel vedere il coraggio e la spregiudicatezza di Scorch. Poi però ha ricordato quanto entrambi siano cresciuti: cambieranno questo mondo in un modo o nell'altro e non possono rischiare di commettere gli stessi errori. Scorch china il capo, poi nota alle sue spalle Nom e gli chiede seccato cosa abbia da guardare.
Intanto Alfiere riprende i sensi e tossisce. Apre gli occhi e vede una torcia appesa ad un muro: capisce che Sammara probabilmente lo ha drogato, confermando il detto che non bisogna mai fidarsi di uno Shaw. L'eroe afferra la torcia e guarda in alto, scoprendo che è stato calato in un profondo ed oscuro tunnel. Chiama aiuto, ma nessuno gli risponde. Allora si inoltra nelle profondità del tunnel, scoprendo che si incrocia con altri tunnel e notando svariate rotaie e qualche vagone della metropolitana distrutto. Improvvisamente un occhio robotico avvista Alfiere ed una voce altrettanto robotica afferma che è stata rilevata attività mutante e che si stanno approntando adeguate contromisure. L'eroe trasale di fronte a ciò che gli sta di fronte, mentre una luce artificiale lo illumina.
Contemporaneamente Michael si rivolge al Testimone, dicendosi preoccupato per la sua lunga assenza. L'uomo misterioso ribatte che presto Alfiere sarà sull'orlo della grandezza ed il resto del gruppo sarà con lui: non è solito ricevere la fiducia degli altri, e non si aspetta che comincino ora, ma andrà così. Link contatta telepaticamente il Testimone, dicendogli che non si è mai pienamente fidata di lui e quello che sta accadendo ora non sta contribuendo a migliorare le cose. Improvvisamente la ragazza si inginocchia gridando di dolore: Sammara entra nella stanza e le intima di non provare più a comportarsi in quel modo inospitale. Che tenga per sè i suoi pensieri, altrimenti dovrà condividere anche quelli del Clan. Jinx, arrabbiata per l'assenza di Alfiere e la mancanza di risposte, cerca di attaccare Sammara, ma costei la afferra con incredibile rapidità alla gola avvertendola di non provare mai più ad alzare un dito contro di lei. Il Clan è fondamentale per il destino di questo mondo, più di quanto chiunque possa immaginare. Poi la scaraventa a terra. Tocca a Scorch e Nom tentare allora una sortita contro Sammara, ma lei li blocca coi suoi poteri telepatici. Improvvisamente però la donna viene colpita alle spalle dal Testimone, il quale le consiglia di smetterla prima che qualcuno come lui la costringa con la forza a stare ferma.
Intanto Alfiere rimane scioccato nel vedere davanti a sè una Sentinella, anche se costei soffre di qualche chiaro malfunzionamento ed è mezza rotta. Il robot punta una sua mano contro il mutante, come se stesse preparandosi a far fuoco, solo che improvvisamente crolla a terra. Il danno subito è critico ed i sistemi si stanno deteriorando, ma l'obiettivo non è ancora compromesso. Alfiere sta per approfittare della situazione per scappare, ma poi la Sentinella lo identifica e gli dice che finalmente uno degli X-Men è giunto. È giunto per lei.
Di sopra nel frattempo Sammara con rabbia dice al Testimone che nemmeno la sua gente si fida di lui, anche perchè non hanno alcuna ragione per farlo: da quanto tempo gli sono accanto? Sono a conoscenza di tutte le cose che ha fatto, degli accordi che nel corso degli anni ha fatto nel suo esclusivo interesse? Il Testimone ammette di aver commesso degli errori, ma non accanto al gruppo o ad Alfiere. La donna gli ricorda che aveva promesso al Clan un campione per poter sconfiggere i loro nemici, non un revival degli X-Men, dovrebbe ricordare ciò che di importante c'è in gioco. Tutti i componenti del gruppo sono preziosi per la missione di Alfiere, ovvero trovare e sconfiggere il Cronomante: gli X-Men non la riguardano, il miglioramento della sua razza è un obiettivo secondario ed il ripristino di un sogno da tempo perduto non le interessa affatto. Solo la disfatta di Fitzroy conta: Alfiere è stato portato in questo tempo per una ragione e nessuno può permettersi di rovinare tutto. Con decisione Jinx afferma che seguirebbe l'eroe fino all'oblio. Sammara replica che potrebbe anche doverlo fare.
Intanto Alfiere chiede alla Sentinella maggiori spiegazioni. Il robot si identifica come GOL-19, ex cacciatore di mutanti, incaricato di consegnare un messaggio a qualunque X-Man riuscisse a trovare. L'eroe chiede chi sia stato a lasciare quel messaggio. La Sentinella risponde che sono stati gli ultimi X-Men: negli ultimi giorni della grande guerra, prima della morte sia dei mutanti che delle macchine, gli X-Men le consegnarono un messaggio ed un dono per ogni mutante che fosse sopravvissuto. Ed ora Alfiere ascolterà la loro storia.
Mentre l'eroe sente il racconto di GOL-19, Michael dice al Testimone che sta cominciando a comprenderlo: l'uomo misterioso non è certo di potersi fidare delle persone con cui sta lavorando e dunque sta cercando Alfiere a modo suo. Il Testimone rimane colpito dallo spirito di osservazione del ragazzo: lui è solo un vecchio che ha fatto il suo tempo, ma in Michael vede saggezza e ad essa dovrà sempre fare affidamente nel corso della sua vita. Link si avvicina al Testimone per scusarsi per il suo comportamento di prima, ma lui non cerca scuse: anche lui ha molto da farsi perdonare, però ha fatto del suo meglio e per le giuste ragioni. Ora lei e gli altri devono prendersi cura di Alfiere, fino alla fine. Michael sorride.
Nei sotterranei intanto Alfiere dice a GOL-19 che la sua storia è molto interessante, ma vorrebbe saperne di più. La Sentinella rivela che è stata riprogrammata perchè non uccidesse più, poi ha visto gli X-Men morire. Ora Alfiere è qui ed ha ascoltato la sua storia, che l'eroe dovrà raccontare agli altri, come gli X-Men avrebbero desiderato. Il robot avverte la diffidenza di Alfiere, l'aveva prevista, dunque ha per lui un dono: apre la mano e l'eroe rimane sconvolto nel vedere la tiara di Tempesta. GOL-19 afferma che Ororo ha combattuto coraggiosamente sino alla fine, per assicurarsi che la sua storia arrivasse alle persone giuste. Poi la Sentinella crolla del tutto a terra: sta morendo, ma il messaggio è stato consegnato, la promessa fatta agli X-Men è stata mantenuta. Ora Alfiere deve utilizzare la conoscenza che gli è stata data e tornare nel luogo dove è avvenuta l'ultima battaglia degli X-Men: lì potrebbe trovare un mezzo per trovare altri mutanti come lui. Infine un'altra cosa: l'ultima unità di energia del robot si trova dietro il suo occhio, l'eroe deve prenderla poichè ne avrà bisogno. Anche se GOL-19 morirà, lo farà in pace. Alfiere esegue l'ultimo volere della Sentinella, mentre la luce artificiale nei suoi occhi si estingue.
In quel momento Sammara, Fold e Trickster compaiono alle spalle dell'eroe. Il luogo dell'ultima battaglia degli X-Men è una scoperta importante e necessaria per la ricerca di Fitzroy: Alfiere deve andare lì. Poi la donna e le sue due guardie del corpo si teleportano via. Alfiere torna dunque dai suoi amici ed informa il Testimone che la Sentinella gli ha detto di aver trovato un X-Man sopravvissuto: si domanda dunque come mai il Testimone, che tutti chiamano LeBeau, non sia mai stato calato nel pozzo per apprendere i segreti della Sentinella. L'uomo misterioso spiega che, sin dal loro primo incontro, l'eroe lo ha visto come infido e traditore: non ha fatto molte cose che meritino la fiducia degli altri, dunque neanche Sammara ha mai riposto in lui fiducia. Il Testimone chiede scusa a tutti: non è stato mai del tutto sincero e, col tempo, spera che possano capirlo, in ogni caso è orgoglioso di loro. Alfiere spiega ai suoi amici che faranno una piccola deviazione: c'è un'avventura collaterale da intraprendere e lui ha una storia da condividere con loro. Subito dopo il gruppo viene avvolto dagli incantesimi di Fold e Trickster e teleportato via.
Cronofortezza: Bantam chiude la cella di Shard, mentre Fitzroy si fa prendere dalla rabbia: lei non gli risponde, le ha offerto la sua attenzione e la sua devozione ma lei non lo ricambia. Bantam afferma che Shard è una donna forte, ma anche delicata: è la sorella di Alfiere ed ha visto compiere dal Cronomante azioni discutibili. Forse bisognerebbe accontentarsi di averla prigioniera. Fitzroy pensa che debba fare qualcosa di più, deve dimostrare a tutti ciò che lui può essere: essere temuto è una nuova, meravigliosa sensazione, ma è anche un'ambizione facile da soddisfare. Shard un tempo lo amava, tornerà a farlo. Dentro la sua cella la ragazza si siede su un letto ed una lacrima riga il suo volto.
Intanto Sammara chiede al Testimone se Alfiere riuscirà nella sua impresa. Lui ribatte che di certo l'eroe non si arrenderà mai, poi esce dalla stanza. Sammara non appare preoccupata: anche se Alfiere è un uomo forte e coraggioso, bisogna prepararsi ad ogni possibilità. E schierarsi con astuzia al fianco della parte vincitrice, qualunque essa sia. In quel momento alle sue spalle compare un portale, aldilà del quale c'è il Cronomante seduto sul suo trono: Fitzroy è ammirato dalla donna, ha sempre cercato di mettere in ginocchio la sua gente e vedere lei strisciare, ma non c'è ancora riuscito. Dunque le chiede cosa abbia da offrirgli.

BISHOP THE LAST X-MAN 8 (05/2000):


CIAO, VECCHIO AMICO (HELLO, OLD FRIEND)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Allen Martinez (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Il passato: Due persone corrono a perdifiato nella foresta sotto una pioggia incessante, fino a quando una di loro inciampa e dice di non farcela più: il terreno è troppo scivoloso e le sue gambe sono in fiamme. Il suo compagno dice che non c'è altra scelta: i loro inseguitori sono nelle immediate vicinanze e possono avvertire il loro odore, la aiuterà lui ad andare avanti. L'altra persona dice che, solo perchè non può più correre, non significa che debba fermarsi. Così afferra il suo compagno ed i due si sollevano in volo, mentre un uomo incappucciato giunge sul posto. Le due persone, Wolverine e Tempesta, si rifugiano dentro una oscura caverna: Ororo dice che si sforzerà di mantenere l'aria carica di elettricità il più possibile, poichè i fulmini dovrebbero impedire la loro rilevazione e far guadagnare loro tempo prezioso. Logan si accende un sigaro e le dice che ormai è troppo tardi, indicando una Sentinella di fronte a loro che li ha già identificati.
Il futuro: Alfiere ed il suo gruppo stanno marciando da ore per gli stessi boschi. Ore che sembrano durare anni. L'eroe consiglia ai suoi amici di osservare gli alberi e di come si elevino in alto fin quasi a sfiorare il cielo: le cose non sono cambiate di molto da quando gli X-Men hanno attraversato questa stessa foresta, bisogna rispettare ciò. Poco dopo Scorch chiede una piccola pausa, poichè i suoi piedi lo stanno uccidendo: se questo è davvero il luogo dove gli X-Men hanno combattuto la loro ultima battaglia, avevano certamente un gusto per il drammatico. Jinx chiede ad Alfiere dove si trovino precisamente: l'eroe spiega che sono nella Redwood Forest, nel Pacifico Nordoccidentale, in quella che un tempo era la California. Si riposeranno dopo, meglio sfruttare fino all'ultimo la luce del giorno. La marcia dunque riprende.
Il passato: Logan non gradisce la situazione: stanno fuggendo da troppo tempo dalle Sentinelle da poter credere che una di loro possa tornare utile. Ororo comprende la diffidenza del suo più fidato amico, ma la Sentinella davanti a loro è stata completamente riprogrammata: Forge e gli altri hanno compiuto il sacrificio supremo per portare a loro questa unità robotica, quindi devono confidare nel loro giudizio ed onorare la loro memoria. Non c'è altra scelta, dopotutto. La Sentinella si identifica come GOL-19 e dichiara di essere consapevole del suo obiettivo. Wolverine ribadisce che non si fiderà mai di uno di questi robot, poi chiede alla sua amica quanto tempo rimanga loro. Tempesta afferma che non ne è rimasto molto: nell'istante esatto in cui sapranno da quale parte giungerà l'attacco, caricherà nuovamente l'aria di elettricità e GOL-19 si alzerà in volo, con o senza di loro. Alla Sentinella verranno affidati i segreti ed il futuro degli X-Men. La mutante torna dentro la caverna: ci vorrà almeno un altro giorno prima che Magnus si faccia strada tra le macchine.
Il futuro: Giunta la sera, il gruppo di Alfiere si ferma in una radura ed accende un fuoco per riscaldarsi. L'eroe però rimane lontano dalle fiamme, incapace di sedersi o di dormire. Link lo contatta telepaticamente, dicendogli che non ha mai letto i suoi pensieri senza permesso, comunque non ha certo bisogno dei suoi poteri per capire che qualcosa lo turba. Alfiere spiega che stava raccogliendo i suoi pensieri: non si è mai ritenuto un buon narratore e la storia di Ororo e Logan non ha un lieto fine. Tutti loro si sono spinti oltre l'ignoto e nessuno è ancora tornato sui suoi passi, finora: tuttavia non è necessario leggere le loro menti per avvertire la loro paura. Link ribatte che il gruppo è forte ed Alfiere non può darsi la colpa se hanno paura. L'eroe ne è consapevole, è solo preoccupato di questa situazione. La ragazza gli ricorda che ha iniziato questo viaggio con uno scopo, perchè c'è qualcosa che il racconto di Ororo e Logan può insegnare a tutti loro. All'accampamento Scorch è inquieto: crede alla storia di Alfiere, ma ancora non si sa dove si trovino. E se si ascolta bene il racconto dell'eroe ci si accorgerà che lui valuta attentamente la scelta delle parole per non spaventarli troppo, ma in quella storia non c'è un lieto fine. Jinx sa che Scorch non è tipo da ammettere di avere paura e comprende la sua preoccupazione, ma è necessario che tutti loro ascoltino il resto della storia, qualunque sia il suo epilogo. In quel momento Link ed Alfiere si riuniscono al gruppo e l'eroe riprende il suo racconto.
Il passato: Mentre Tempesta siede in meditazione, Wolverine le chiede come stia. Lei afferma di non essere a suo agio, soprattutto dentro la caverna, dal momento che odia gli spazi stretti, inoltre si sente molto stanca. Logan allora le consiglia di riposarsi: le Sentinelle li stanno inseguendo da così tanto tempo che probabilmente stanno ancora cercando di capire dove si trovino. Tuttavia il canadese è preoccupato per gli altri: non hanno loro notizie da molto tempo, loro due potrebbero anche essere gli ultimi X-Men. E se Magneto domani rilascerà davvero un impulso elettromagnetico, e se GOL-19 è la loro unica via di salvezza, allora dovranno partire presto da qui. Tempesta ricorda che già in tanti sono caduti: Charles, Kurt, Jean... tuttavia lei crede ancora nel sogno di Xavier. Anche se loro fossero gli ultimi due mutanti rimasti, non possono permettere che quell'ideale vada perduto. Wolverine le dice che se ne andranno domani, ma prima è meglio godersi questi ultimi istanti insieme. E così i due osservano il sole tramontare.
L'alba del giorno dopo viene accolta da un intenso suono, simile ad un allarme. Tempesta si risveglia e chiede a Logan cosa stia accadendo. Wolverine le dice che GOL-19 ha avvertito qualcosa nella foresta. La mutante chiede alla Sentinella maggiori spiegazioni: GOL-19 riferisce che, da una sua indagine a largo raggio, ha intuito che non sono soli. Ororo capisce che le Sentinelle si stanno avvicinando e sposta dal terreno una roccia, sotto la quale ha conservato la sua tiara nera: essa viene consegnata a GOL-19, con l'incarico di affidare questa chiave, insieme alla storia dei due eroi, a qualsiasi altro mutante possa incontrare in futuro. Poi la donna esorta la Sentinella a partire. In quel momento arriva di corsa Wolverine, dicendole che bisogna andarsene ora. I due mutanti si abbracciano e Tempesta dice che dovranno prima assicurarsi che GOL-19 fugga. Logan si dichiara d'accordo.
Il futuro: Arriva la mattina ed il gruppo riprende la sua marcia, nonostante una leggera nebbia. Ben presto arrivano nei pressi di un corso d'acqua e l'unico modo per attraversarlo è un albero che passa da una riva all'altra, ma appare marcio. Scorch tuttavia appare esitante. Alfiere ne chiede a Jinx il motivo. La ragazza spiega che, quando Scorch era piccolo, ha avuto un piccolo incidente con l'acqua: però è un ragazzo troppo orgoglioso per arrendersi adesso. Come in risposta alle sue parole, Scorch sale sul tronco e pur tremando inizia ad incamminarsi con cautela: improvvisamente la nebbia si fa più spessa e Scorch usa la sua fiamma per vedere la strada che ha davanti. A metà strada tuttavia inciampa e cade nell'acqua, che è così bassa da poter essere anche attraversata a piedi. Scorch invita i suoi amici a ridere pure di lui, ma questo non succede e capisce subito perchè: alle sue spalle c'è la testa di una Sentinella. E lungo tutto il corso d'acqua sono presenti altre parti robotiche di questi letali cacciamutanti. Alfiere capisce che sono vicini al luogo dell'ultima battaglia degli X-Men ed invita i suoi amici ad attenderlo qui, lui andrà a dare un'occhiata intorno.
Il passato: Tempesta spiega a GOL-19 che non ha idea di quale sia l'attuale situazione mondiale, ma se Gambit ha raggiunto Shaw e gli altri la Sentinella li incontrerà nel luogo in cui sta andando. Ma se anche il Club Infernale ha fallito come tutti gli altri, allora il robot dovrà conservare i suoi segreti ed attendere il momento giusto. Devono esserci altri mutanti sopravvissuti. In quel momento Wolverine sguaina i suoi artigli: c'è del lavoro da fare. All'uscita della caverna però c'è ad attenderli un piccolo contingente di Sentinelle.
Il futuro: Alfiere trova la caverna dove Logan ed Ororo si erano rifugiati e vi entra. Alle sue spalle Scorch chiede agli altri se non debbano seguirlo: si decide infine per il sì. Dentro la caverna Alfiere trova altre Sentinelle a pezzi e, certo di essere giunto a destinazione, si reca in un posto. Un posto che detiene la chiave ai segreti degli X-Men ed i mezzi per porre fine al regno di Fitzroy.
Il passato: Creando una leggera corrente d'aria, Tempesta scaglia Wolverine contro una delle Sentinelle, ma questa con una manata spedisce il mutante lontano da sé, caricandosi poi di energia per porre fine alla vita del canadese. Improvvisamente però una raffica mozza un braccio della Sentinella, che crolla a terra: gli altri robot non hanno nemmeno il tempo di reagire che anche loro vengono abbattuti. Con sua grande sorpresa Wolverine scopre che il suo salvatore è GOL-19.
Il futuro: Alfiere dice ai componenti del suo gruppo che lo hanno aiutato a ricordare il potere delle leggende, gli hanno fatto capire che bisogna trovare alleati ovunque essi siano. E rimanere accanto ai propri amici è la prima chiave per la vittoria: dunque è per lui un onore condividere con loro la fine di questa storia.
Il passato: Wolverine si complimenta con GOL-19, il quale dice che è pronto a difendere lui e Ororo ed a riparare alle malefatte dei suoi simili. Logan tuttavia ribatte che è meglio se le loro strade si separano qui: i loro segreti sono in buone mani e lui e Tempesta devono assicurarsi che giungano a destinazione. In quel momento la luce del sole viene oscurata da una macchia nera, un manipolo di decine di Sentinelle che si dirigono verso la caverna. Ororo chiede a Logan di starle accanto un'ultima volta, mentre GOL-19 vola via: ma prima lancia un ultimo sguardo ai due mutanti.
Il futuro: Alfiere trova la roccia dove Tempesta aveva nascosto la sua tiara, raccontando ai suoi amici che lei e Wolverine sono morti da guerrieri su questo stesso terreno. Sono morti come X-Men, per preservare il sogno e permettere a GOL-19 di fuggire. E la Sentinella ha dato a lui la chiave: Ororo e Logan infatti hanno nascosto in questa roccia i mezzi per trovare altri mutanti ed il robot gli ha fornito le sue ultime riserve di energia di modo da poter scovare il mutante che stanno cercando. Infine Alfiere estrae qualcosa dalla roccia: l'elmetto di Cerebro. Nel corso degli anni ha subito notevoli trasformazioni, ma adempie ancora al suo compito originario: trovare mutanti. Alfiere indossa l'elmetto, che viene potenziato dalle cellule di energia di GOL-19, e chiede a Link di usare la sua telepatia ed assisterlo nella sua concentrazione, poichè c'è un mutante da stanare. Alfiere chiude gli occhi ed inizia la sua ricerca: Cerebro lo porta ovunque in questo strano mondo, fino a giungere ad un oscuro castello. Al suo interno l'eroe trova un uomo sorridente seduto su un trono. Quest'uomo è Trevor Fitzroy.

BISHOP THE LAST X-MAN 9 (06/2000):


IL SOFFIO DELLA LOCOMOTIVA (LOCOMOTIVE BREATH)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Allen Martinez (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Dopo aver individuato la fortezza del Cronomante, Alfiere ed i suoi si rimettono in marcia: qualche settimana dopo, dopo aver attraversato tre città, fanno una incredibile scoperta. Per Alfiere e Michael in realtà non è nulla di che, ma gli altri non hanno mai visto delle rotaie in vita loro. Soprattutto Scorch è incuriosito e si inginocchia a terra per esaminare meglio i binari. Alfiere intanto aguzza la vista guardando in avanti e giunge alla conclusione che la prossima città non dovrebbe essere troppo lontana, entro il tramonto dovrebbero già averla raggiunta: magari lì troveranno alleati per la loro causa. Poi l'eroe nota che le rotaie, pur apparendo consumate dal tempo, in certi punti risplendono ed il terreno tra i vari paletti di legno ad un certo punto è livellato: qualcuno utilizza questi binari. Improvvisamente si ode alle loro spalle un suono cigolante di ruote, poi una voce imperiosa chiede al gruppo con quale autorità stiano percorrendo questi binari. Perchè lui e Tull e queste rotaie gli appartengono. Tutti si voltano e rimangono sconvolti alla vista di una grande creatura dalla pelle grigia, la quale sta guidando un piccolo carretto ed è decisamente simile al gigante Nom, con la differenza che costui parla.
Tull nota subito Nom e quanto loro si somiglino, però non ci sono più giganti in vita a parte lui. Ed in effetti Nom non è alto come lui: di fronte a questa constatazione, Tull ride. Alfiere si scusa con lui: non avevano idea che questi fossero i suoi binari, altrimenti gli avrebbero certamente chiesto il permesso di attraversarli. Poi gli chiede se, oltre a quel carretto, ci siano altri mezzi per percorrere le rotaie. Tull pensa che l'eroe voglia un "Chak-Choo", anche questo appartiene a lui: però potrebbe farlo utilizzare al gruppo, se prima lo aggiustano. Tull invita tutti a seguirlo ed indica aldilà di un ponte la città prima notata da Alfiere: il Chak-Choo, il treno, si trova in quel villaggio. Se riparano il veicolo e glielo fanno usare, poi lui lo concederà loro. Possono attraversare il ponte senza problemi, anch'esso gli appartiene e li scorterà. Tull risale sul suo carretto e riparte, mentre Scorch si confida con Alfiere: non si fida di quella creatura, guardava Nom in una maniera che non gli è piaciuta. L'eroe ribatte che Tull possiede un treno e quel mezzo potrebbe tornare loro utile, inoltre Nom appare più incuriosito che spaventato dal suo simile.
Così il gruppo attraversa con cautela il ponte, mentre il legno scricchiola sotto i loro piedi ed il vento pare quasi ululare. Durante il percorso Link contatta telepaticamente Jinx e le dice che ha letto i pensieri di Tull: ha detto la verità su quel treno ed il villaggio appare normale. Poi Tull si ferma ed esorta il gruppo a tornare col veicolo, lui li aspetterà qui. Michael nota un cartello, ma Tull gli si piazza davanti: non è salutare per un ragazzino rimanere qui da solo. Il ragazzo annuisce e si riunisce frettolosamente agli altri. Il cartello dice:"VIETATO PASSARE".
Il gruppo continua a seguire i binari, nella speranza che su di essi trovino il treno. Quando raggiungono la città questa appare vuota e desolata, ma subito dopo alcune persone escono dai loro rifugi e tirano dei sassi contro Nom, mentre un uomo con una cicatrice sull'occhio destro gli chiede con rabbia cosa voglia. Non bastava un gigante a creare guai, adesso c'è n'è anche un secondo. Alfiere si interpone tra Nom e l'uomo: dopo essersi presentato, dice che lui ed i suoi amici non sono venuti qui per combattere, cercano solo aiuto ed un oggetto che dovrebbe trovarsi in questo villaggio. L'uomo con la cicatrice afferma di chiamarsi Williams John e, anche se la città da tempo non elegge un proprio rappresentante, lui è preposto a questo ruolo. Alfiere spiega che il gigante del ponte ha detto loro che in questo villaggio avrebbero trovato un veicolo che può rivelarsi molto utile per velocizzare il loro viaggio: non possiedono denaro, ma sono disposti ad effettuare un baratto, anche se il gigante ha affermato che il mezzo gli appartiene. Williams è disgustato: se Tull fosse abbastanza intelligente da aggiustare da solo quel veicolo lo farebbe, invece è piazzato tutto il giorno davanti al ponte ed impedisce agli abitanti di questo villaggio di andarsene. Alfiere ricorda come in effetti Tull fosse ansioso di farli entrare in città, così propone a Williams che si aiutino l'un l'altro. Scorch intanto esorta Nom ad allontanarsi, per il momento è meglio così.
Mentre il gigante muto viene lasciato solo, Williams racconta che Tull è giunto qui circa un anno fa: dopo aver capito che nessuno era abbastanza grande e forte da affrontarlo, si è sistemato sotto il ponte e non ha più lasciato passare nessuno, a meno che costui non pagasse una sorta di pedaggio. Come ad esempio scorte di cibo. La città le ha rapidamente esaurite, dal momento che Tull bloccava l'unica via d'uscita e di scambio. Nemmeno gli altri insediamenti di quest'area hanno potuto fare molto contro quel gigante. Alfiere propone di combattere insieme, con un leader che guidi tutti. In quel momento Scorch trae in disparte l'eroe e gli rivela che, quando anni fa hanno trovato Nom, era sperduto e solo. Non sapevano nulla di lui nè era uno del gruppo, però l'hanno accettato: per lui il ragazzo darebbe la propria vita, ma non per altri rappresentanti della sua razza. Alfiere promette che sarà una cosa veloce. Poi l'eroe dice a Williams che affronteranno Tull in cambio del loro aiuto, poichè quel gigante non è l'unico problema. Anzi, la sua malvagità impallidisce di fronte a quella del Cronomante: contro di lui il gruppo di Alfiere non disdegnerebbe un supporto in più. Williams promette che terrà presente questa richiesta, prima però c'è un treno da rimettere a posto. L'uomo porta l'eroe nel capanno dove si trova il mezzo, che in effetti è impolverato e con qualche ruota staccata.
Nel frattempo Nom torna indietro e trova il rifugio di Tull, una caverna posta poco sotto l'inizio del ponte. Vi entra e trova una parete su cui sono stati disegnati dei geroglifici, i quali rappresentano altri giganti che rendono omaggio al loro sovrano. In quel momento Tull appare alle sue spalle e gli dice che un tempo vi erano molti giganti ed erano potenti, oggi sfortunatamente non è più così. In passato il re Azeroch guidò i giganti alla gloria, per molti giorni e notti, fin quando il tempo ebbe la meglio su di loro e la razza cominciò ad estinguersi. Azeroch tuttavia promise che, nel momento di massimo bisogno, sarebbe ritornato. A quanto pare era una bugia. Tull abbandona il suo rifugio, mentre Nom esamina un tatuaggio posto sulla sua mano sinistra che raffigura Azeroch.
Intanto Alfiere e gli altri, con forza di volontà e duro lavoro, sono riusciti a ripristinare in breve tempo la funzionalità del treno. Ora si recheranno a nord, anche se in maniera più veloce e confortevole. Jinx ne esamina gli interni: c'è ancora un po' di muffa, ma la gran parte è stata ripulita. La donna però si chiede se dopo tanto tempo il veicolo funzionerà ancora. Alfiere e Scorch trovano dentro un vagone una materia nera che l'eroe riconosce come carbone, ancora utilizzabile come mezzo di alimentazione. Prima però i motori devono essere ripuliti e Scorch è colui che può riuscire al meglio in tale compito. Con la sua fiamma il ragazzo elimina ogni tipo di detrito che ingolfava i motori e così pochi secondi dopo, con un soffio di fumo nero dal caminetto, il treno riprende vita. Alfiere esorta dunque Scorch ad andare a riprendere Nom: è tempo di partire.
Nel frattempo Tull racconta a Nom che i giganti provenivano dalle terre del nord, ma nessuno sa cosa sia accaduto loro. Lui sa solo che loro due sono gli ultimi. Uno di troppo, poichè in questo mondo c'è spazio per un solo gigante. Tull strappa dal ponte un lungo pezzo di legno e con esso prova a centrare Nom, che però riesce ad evitare il colpo. Tull riparte subito all'attacco, dicendo che un gigante che fa amicizia con degli umani non è degno di sopravvivere: un suo pugno manca di poco Nom, che ribatte con un pugno al volto del suo avversario. Tull ride, poichè è certo che il gigante muto non possa competere con lui: tuttavia Nom si difende bene e con una gomitata alla faccia inizia a far sanguinare il naso di Tull. Il gigante malvagio allora a pugni uniti colpisce con forza il terreno davanti a lui, facendo crollare le tavole del ponte e sbalzare Nom fuori da esso.
I suoni della battaglia giungono fino in città ed intuendo cosa sta accadendo Alfiere si precipita a controllare. Jinx intanto cerca di far scendere Michael dal treno, ma il ragazzo si protende troppo all'indietro e così un suo piede spinge la leva di partenza. Michael cade dal mezzo, ma viene afferrato da Jinx, mentre il treno viaggia a gran velocità sulle rotaie.
Contemporaneamente Tull estrae un coltello, poichè Nom è riuscito ad aggrapparsi a delle tavole prima di precipitare. Ma prima che il gigante malvagio possa calare la sua arma, essa viene colpita e gettata via da una fiamma di Scorch, il quale intima a Tull di stare lontano dal suo amico. Distratto da ciò, Tull viene afferrato da dietro e tirato giù da Nom, il quale risale al sicuro: aggrappato con una sola mano al ponte, Tull implora il suo simile di salvarlo. Deve aiutarlo, così potra dirgli dove si trovano i giganti: li ha visti una volta, si nascondono ma sono ancora vivi. Mentre il treno si avvicina, Nom aiuta Tull a risalire e subito costui con un calcio spinge oltre il ponte il gigante muto, il quale riesce ancora ad aggrapparsi a delle tavole. Distratto dal suo simile che sta per precipitare in basso, Tull non si avvede dell'arrivo del treno e viene investito in pieno: essendo che in quel punto per via della battaglia buona parte del ponte è andata, il mezzo deraglia e precipita giù fino ad esplodere. Alfiere, Scorch e Williams osservano la devastante scena, poi vedono la mano di Nom: il gigante muto è riuscito a salvarsi e lo aiutano a risalire. Al ritorno in città, Williams ringrazia Alfiere per il suo aiuto: ispirati dalle gesta eroiche del gruppo, i cittadini hanno deciso dunque di accettare la proposta dell'eroe. Daranno il loro supporto contro il Cronomante. Così il gruppo di Alfiere cresce in quantità: a chiudere la fila c'è Nom, che osserva ancora una volta il tatuaggio di Azeroch posto sulla sua mano.
Cronofortezza: Fitzroy ha invitato Shard a cena: intendeva farlo da tempo, poichè la sua compagnia è sempre gradita e gli abitanti di questa terra non sembrano inclini a voler socializzare con lui. Il Cronomante spera che questo incontro allontani la tensione che c'è stata tra loro, dopotutto Alfiere significava tanto per entrambi. Fitzroy esorta dunque Shard a rilassarsi ed a gradire il cibo ed il vino. La ragazza ricorda al tiranno che lei non mangia. Il Cronomante in effetti rammenta che tecnicamente lei non è più viva, ma solo una forma di vita basata sui fotoni: la sua carne è morta ed è stata riportata indietro come una sorta di fantasma digitale. Così non potrà più assaporare i piaceri del gusto o del tatto, piaceri che in passato loro due hanno condiviso. Fitzroy ha i mezzi per renderla nuovamente felice, Shard può riflettere in tutta tranquillità su questa sua offerta. Due robot delle Cronotruppe la ammanettano, ma una sua mano passa attraverso loro: con il resto del suo corpo ancora intatto, Shard osserva il tutto incredula. Fitzroy invita nuovamente la ragazza a riflettere sulla sua offerta.

BISHOP THE LAST X-MAN 10 (07/2000):


PROTEGGIMI (GIMME SHELTER)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Allen Martinez (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Il piccolo esercito guidato da Alfiere cresce di numero, anche se l'eroe ha da offrire alla gente di questo mondo null'altro che la speranza. Esso si dirige verso il castello del Cronomante, annidato su un picco montagnoso, mentre il tiranno temporale attende pazientemente.
Cronofortezza: Trevor Fitzroy ha chiamato a sè i nobili feudatari al suo servizio, ringraziandoli per essere venuti nonostante il breve preavviso, ma ci sono affari molto urgenti di cui parlare oggi. Prima però si potrebbe ammirare il tramonto, è uno spettacolo che vale decisamente. Uno dei nobili si fa avanti, chiedendo la ragione di questo incontro: per mesi il Cronomante è stato inondato di petizioni e lamentele per cui non ha mosso un dito, poi oggi i suoi robot hanno prelevato tutti loro nel sonno ed il tutto solo per osservare il tramonto? Oggi Fitzroy deve ascoltare tutti loro, poichè hanno un problema e quel problema è stato creato da Fitzroy stesso. Questo problema marcia da città a città sotto la copertura della notte, infiammando la gente con discorsi sulla rivolta e la rivoluzione; questo problema si sta facendo una reputazione e più va avanti più la sua leggenda cresce ed ora ha un esercito a supportarlo. Questo problema si chiama Alfiere e si sta dirigendo verso di loro: ha chiamato a sè la gente di Dunduine ed è stato seguito, dalle terre occidentali hanno lasciato alle proprie spalle tutti i possedimenti pur di seguirlo. La storia dell'uomo con la M marchiata sul volto cresce e la gente crede in lui, già canti vengono intonati in suo nome.
Fitzroy riconosce il fomentatore, si chiama Kendrick, e gli chiede se abbia sviluppato quel tono di voce alto ed arrogante prima o dopo che lui riunisse tutti loro in una confederazione che continua a dare profitti. Kendrick possiede una famiglia, una proprietà, un titolo e potere su tutto il suo territorio, ma sono beni che ha conquistato solo perchè Fitzroy gli ha permesso di ottenerli. Inoltre pretende che, quando ci si rivolge a lui, venga chiamato col suo titolo di Cronomante. Kendrick non si fa intimidire: Fitzroy è comparso dal nulla e tutti loro l'hanno seguito perchè aveva un piano. Ma nulla di quel piano è stato finora realizzato. Kendrick comincia a pensare che a Fitzroy non stiano a cuore i loro interessi, che lui ed Alfiere appartengano alla stessa razza, una razza che non appartiene ai nobili qui riuniti. Kendrick inizia ad incamminarsi fuori dalla stanza definendo a bassa voce Fitzroy feccia mutante, ma il Cronomante lo blocca: vuole sapere cosa pensa davvero di lui.
Intanto su una distesa montagnosa ed innevata, dove soffia un vento che rende il freddo ancora più insopportabile, due componenti dell'esercito di Alfiere discutono tra loro. Uno di loro lascia cadere a terra il suo scudo e dice al suo amico di avere freddo, le sue dita sono così intorpidite che è stato costretto a lasciare la presa su quello scudo. Stanno marciando da settimane e gli manca la sua fattoria e la sua famiglia. Lui odia il Cronomante, ma cosa sperano di fare contro di lui? Ha incredibili poteri, è persino capace di succhiare la vita dalle persone fino a renderle gusci vuoti: è più che umano, così come i suoi seguaci. In quel momento davanti ai due passa Nom e subito l'uomo smette di lamentarsi. Il suo amico ribatte poi che si sono aggregati all'esercito di loro spontanea volontà, qualcuno ha addirittura implorato per potersi unire al gruppo: non bisogna permettere che il freddo smorzi il loro desiderio di essere liberi.
Il resto dell'esercito è radunato attorno ad una grande pietra sulla quale sono presenti Jinx, Link, Scorch e Michael. Scorch capisce quanto queste persone siano stanche ed è convinto che il loro leader debba ancora conquistare la loro totale fiducia. E si chiede, quando comincerà la battaglia e gli uomini inizieranno a morire, se al loro fianco avranno davvero degli amici. Jinx sa che a queste persone è stato chiesto molto ed hanno tutte le ragioni di sentirsi traditi, ma quando uscirà dalla sua tenda Alfiere si guadagnerà la loro fiducia. Michael si reca dunque nella tenda dell'eroe, chiedendo scusa per il disturbo, ma la gente è in attesa di lui. Alfiere gli risponde di non preoccuparsi: quelle sono brave persone a cui è stato chiesto molto, ed hanno aspettato sin troppo.
Cronofortezza: Rinchiusa nella sua cella, Shard ode dei rumori avvicinarsi: è certa siano le Cronotruppe, che vengono a prelevarla. Quando la porta si apre però a far capolino è la testa di Bantam: costui dice che c'è poco tempo per le spiegazioni e Fitzroy lo ucciderebbe sa sapesse che è venuto qui. Poi tende la sua mano verso la ragazza, è venuto a liberarla. Shard non sembra avere intenzione di accettare il suo aiuto e Bantam la incalza: sa cosa le ha fatto Fitzroy, sa che la mantiene bloccata nel tempo e rinchiusa in questa torre, ma il tempo è fondamentale e devono trovare Alfiere. Lui è vivo ed è lì fuori da qualche parte. Improvvisamente arrivano le Cronotruppe: Bantam prova a scappare, ribadendo a Shard che Alfiere è ancora vivo e che lei deve trovarlo poichè solo lui può fermare il Cronomante. Un robot tuttavia lo afferra e lo scaraventa contro un muro. Mentre la porta della cella di Shard si richiude, la ragazza si interroga su quanto appena rivelatole.
Nel frattempo Alfiere si rivolge al suo esercito: è bello vedere oggi così tanti cittadini e constatare che molti hanno accettato di unirsi a questo gruppo. Tuttavia deve avvertirli, non sono stati invitati per una celebrazione: colui dal quale si stanno recando li sta aspettando per ricacciare nelle loro gole le richieste di libertà. Molti non torneranno vivi da questa campagna, pochi rimarranno illesi. Però Alfiere vede l'orgoglio nei suoi uomini, lo avverte come fosse una cosa tangibile: potrebbe quasi fondere la neve di queste montagne. Come uomini orgogliosi sanno di avere il diritto di non accontentarsi delle briciole dal tavolo di un dittatore, uomini che capiscono che le cose più preziose della vita sono quelle per cui vale la pena combattere. L'eroe sanguinerebbe fino all'ultima goccia per fermare il Cronomante, quindi chiede ai suoi seguaci se sono disposti a sanguinare insieme a lui: tutto l'esercito alza le armi ed acclama a gran voce il proprio leader. Concluso il discorso, Alfiere rivolge la sua attenzione a Michael, rimasto anche lui colpito dalle sue parole: l'eroe ha infatti notato che il ragazzo si è dipinto una X sull'occhio sinistro e si arrabbia perchè quel marchio lo rende un obiettivo. Michael è sotto la responsabilità dell'eroe, il quale afferma che questo non è un gioco. Il ragazzo ribatte che ne è consapevole e scappa via. Dall'alto, non visto, qualcuno ha osservato l'intera scena.
Cronofortezza: Sfuggito alle Cronotruppe, Bantam scende per delle scale temendo che Fitzroy ora lo ucciderà per quello che ha fatto: vorrebbe fuggire, ma questo posto è così grande e non sa dove andare. Ad un tratto ode il rumore caratteristico delle Cronotruppe e, camminando con cautela, giunge vicino ad una stanza piena di bambini dall'aspetto deforme che stanno costruendo o riparando altri robot. Due di loro tentano di parlare, ma un robot li sorprende e colpisce uno di loro con una frustata. Bantam osserva con angoscia la scena, ma improvvisamente una di quelle creature arriva strisciando e lo prende per un piede dicendo la parola Morlock. Bantam si fa prendere dal panico e, dopo essersi liberato, scappa via.
Anche Michael continua a correre, lamentandosi: non ha chiesto lui di essere strappato dal suo tempo e dalla sua casa, Alfiere non è l'unico esule e tende a dimenticarselo. Ad un tratto una creatura oscura vicino a lui inizia a ringhiare: Michael si fa cogliere dal panico ed estrae il suo piccolo arco. Ma quando la creatura ringhia una seconda volta il ragazzo fugge via e ritorna di gran carriera da Alfiere, il quale vedendolo così spaventato gli va incontro per confortarlo. Michael dice che ha visto una creatura alta dieci piedi nella neve, anzi era come la neve e stava sul crinale. Subito dopo una valanga rapida e brutale, nata come dal nulla, comincia a scendere dalla vetta: gli uomini gridano, ma vengono subito fermati, le loro urla soffocate da una tonnellata di soffice neve. Ossa vengono spezzate, ma Alfiere è certo che la determinazione del suo esercito non verrà meno poichè nè l'uomo nè la natura sono in grado di fermarli, soprattutto adesso che sono così vicini al loro obiettivo. L'eroe stringe forte Michael tra le sue braccia per proteggerlo, mentre la valanga li colpisce e li seppellisce sotto il suo manto.
Cronofortezza: Fitzroy scatena la sua energia, mentre Kendrick, appoggiato ad un muro, afferma che tutto ciò è follia. Il Cronomante ribatte che ha radunato lui e gli altri qui per una dimostrazione: i suoi poteri si sono evoluti di molto dalla sua venuta in quest'era, perciò non ha più bisogno di reggenti per realizzare ciò che ha in mente. Kendrick dice che questo è il loro mondo, ma Fitzroy afferma che questo è il suo futuro. Il Cronomante assorbe dunque la forza vitale di Kendrick, così come ha già fatto con tutti gli altri nobili richiamati oggi al suo castello.
Intanto, utilizzando le sue fiamme, Scorch scava sentieri nella neve per liberare le persone che sono rimaste intrappolate sotto. C'è chi riesce ad uscire da solo, chi ne ha ricavato ossa o costole spezzate, chi è ancora sperduto ed attende di essere soccorso. La frizione della valanga è stata tremenda, così Alfiere raccoglie l'energia attorno a lui e, dopo averla reincanalata, si crea una via d'uscita dalla neve portando con sè anche Michael. Tossendo, l'eroe chiede a Jinx quante siano state le perdite: la ragazza risponde che stanno ancora scavando, ma i danni non dovrebbero essere troppo gravi. Ad un tratto Scorch non vede più da nessuna parte il gigante Nom ed ordina imperiosamente agli altri di continuare a scavare: la ricerca non è finita, ci sono ancora altri intrappolati sotto la neve. Subito dopo però Alfiere lo invita ad avvicinarsi a lui, poichè è appena arrivata una nuova compagnia: davanti a lui infatti sono appena comparse sette persone dall'insolito aspetto.
Più tardi quella notte: Nom riesce a scavarsi una via d'uscita da sotto la neve, ma quando alza lo sguardo non vede più nessuno nelle vicinanze. Inoltre la valanga ha tagliato la strada che potrebbe riunirlo al gruppo di Alfiere. Osserva così il tatuaggio di Azeroch impresso sulla sua mano sinistra e parte per una destinazione ignota.

BISHOP THE LAST X-MAN 11 (08/2000):


NON MI SENTI BUSSARE? (CAN'T YOU HEAR ME KNOCKIN'?)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Eric Benson (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Alfiere scopre che i nuovi arrivati sono Morlock, i quali affermano che questa montagna appartiene loro, chiunque altro è un ospite indesiderato. L'eroe si scusa per la sua mancanza di buone maniere, ma oggi ha perso alcuni dei suoi uomini e vorrebbe attraversare queste montagne rapidamente e senza interferenze. In caso contrario il suo gruppo ha dei poteri per rafforzare questo intento. Uno dei Morlock, un anziano i cui occhi sono coperti da una benda ma che porta un immenso terzo occhio sulla fronte, ribatte che queste montagne non sono adatte per Alfiere, forse perchè oltre ad alcune persone speciali si fa accompagnare anche da troppi umani che hanno bisogno di essere impressionati. Un uomo senza occhi può capire molte cose se guarda a sufficienza, un Morlock come lui invece capisce e vede tutto: il futuro gli ha detto che qualcuno di grandioso sarebbe venuto da queste parti, qualcuno che avrebbe liberato i Morlock dalla schiavitù, qualcuno benedetto dalla grande 'Oro'. Qualcuno che avrebbe salvato questo mondo e messo le cose a posto. L'uomo cieco si chiede se Alfiere sia quella persona.
Un piccolo Morlock di nome Thumper esorta il veggente Seer a lasciar perdere questi falliti poichè portano imbarazzo alla razza mutante e a permettergli di fare ciò che sa fare meglio. Scorch infiamma il suo volto, pronto a cancellare il sorriso di Thumper dalla sua faccia, ma Alfiere lo blocca e torna a rivolgersi a Seer: se davvero lui sa tutto, allora ricorderà che per lungo tempo gli X-Men ed i Morlock sono stati alleati. Il veggente afferma che il passato è passato, è l'immediato futuro la sua preoccupazione, così permette a Thumper di lanciarsi in battaglia. Alfiere dice che non ha alcun desiderio di combattere, ma Thumper non lo sta ad ascoltare e lo colpisce al volto con le sue mani enormi. Gli amici dell'eroe sono pronti a controbattere, ma improvvisamente odono una strana musica ipnotizzante che li blocca sul posto e che nemmeno Link con la sua telepatia è in grado di contrastare: una musica emessa da un'altra Morlock, Note, che abbassa il cappuccio del suo mantello svelando così il suo volto ricoperto per metà da cicatrici.
Thumper continua a colpire Alfiere, chiedendogli ironicamente se gli piaccia la canzone e dicendogli che lui è il migliore in ciò che fa. L'eroe ribatte che il Morlock gli ha appena ricordato con queste parole un suo amico, il quale però ha il buon gusto di non parlare tanto, poi afferra il suo avversario per i vestiti e lo scaglia con forza sul terreno. L'eroe si scaglia contro Seer: se prevede il futuro sa allora cosa deve aspettarsi. Dunque o i suoi amici vengono subito liberati oppure nessun incantesimo sarà in grado di salvarlo. Improvvisamente un altro Morlock, Tracker, si aggrappa alla schiena di Alfiere con le sue braccia e gambe prensili e gli dice che per superare le montagne occorrerà pagare un dazio, che verrà raddoppiato per gli esseri umani. L'eroe riesce a liberarsi di lui, afferrandolo poi per la gola ed intimandogli di stare lontano. Tracker rimane paralizzato, ma non per il tono minaccioso di Alfiere, bensì per via di un oggetto che è riuscito a sottrargli: la tiara di Tempesta, la benedetta 'Oro'. Improvvisamente gli attacchi dei Morlock cessano: a quanto sembra le loro preghiere sono state infine ascoltate.
Cronofortezza: Trevor Fitzroy ordina alle Cronotruppe di ispezionare tutto il castello e trovare Bantam: vuole spellarlo lentamente per il suo tradimento ed ora si accerterà dell'entità del danno da lui causato, magari potrebbe anche trarne vantaggio. Il tiranno entra dunque nella cella di Shard, dicendole che è venuta a salvarla: la ragazza crede che davanti a sè ci sia suo fratello e dunque si rialza in piedi speranzosa, ma quando scopre che si tratta di Fitzroy gli passa attraverso e tenta di uscire dalla sua prigione per andare a cercare suo fratello. Ma la sua fuga viene bloccata da un portale temporale attraverso cui passa il Cronomante: Fitzroy le dice che il suo potere di attraversarlo è stato notevole, ma le sue capacità oltrepassano di gran lunga quelle della ragazza, la quale gli appartiene e dunque deve ascoltarlo. Shard gli intima di stare lontano da lei e prova a colpirlo con una raffica energetica, la quale però viene facilmente assorbita dal Cronomante. Fitzroy tende una mano verso la ragazza e la aiuta a rialzarsi: Shard ha passato brutti momenti in quest'ultimo anno e Fitzroy teme che i suoi sforzi per mantenerla al sicuro possano averla allontanata ulteriormente da lui. Ma ora le cose cambieranno: Alfiere è vivo e sta venendo qui. Shard deve aiutare Fitzroy ad accoglierlo: deve fidarsi di lui, anche se lui non è degno della sua fiducia. Il Cronomante abbraccia Shard, che non si ritrae.
Nel frattempo i Morlock guidano il gruppo di Alfiere attraverso i sentieri montagnosi, che si rivelano freddi e pericolosi, ma grazie alla loro guida ne escono tutti indenni. Seer fa poi entrare Alfiere ed i suoi alleati più fedeli in una grotta: l'eroe prova rispetto per la storia dei Morlock, ma là fuori il suo esercito sta tremando per il freddo e bisogna oltrepassare al più presto queste montagne. Il veggente si trova davanti ad una parete sopra la quale è stata incisa la tiara di Tempesta e ricorda ad Alfiere che lui è stato benedetto da Oro e li guiderà alla liberazione: la venuta del salvatore era stata predetta e costui si trova probabilmente nel gruppo di Alfiere, anche se non tutti i Morlock ne sono sicuri. In risposta tutti gli altri abitanti della montagna si radunano attorno al veggente, come se vivere insieme nell'oscurità li abbia resi una famiglia forte. Il futuro ha dimenticato i Morlock, ma dopo tutto questo tempo loro ancora esistono e non verranno cancellati da questo mondo: potrebbero rivelarsi potenti alleati nella guerra imminente.
Alfiere afferma dunque che è sempre stato obiettivo degli X-Men unire sia i mutanti col mondo esterno sia tra loro stessi, perciò i due gruppi devono allearsi in vista della battaglia contro il Cronomante. Seer esorta l'eroe ad ascoltare la loro tragedia, magari così capirà: le Cronotruppe hanno eliminato prima i Morlock più deboli, conquistando quell'oscurità che i deformi mutanti pensavano appartenesse loro. I Morlock si rifugiarono allora nei tunnel più disparati, certi che le Cronotruppe non li avrebbero mai trovati: si sbagliavano e ne seguì un altro massacro. I Morlock volevano solo essere lasciati in pace, ma hanno ottenuto tutt'altro. Questi tunnel percorrono l'intera montagna fino ad arrivare alle mura della Cronofortezza: i Morlock aiuteranno Alfiere ad infiltrarsi nel castello di Fitzroy, anche se loro conoscono poco quell'edificio. Tuttavia c'è una persona giunta qui da poco che potrebbe fornire maggiori informazioni.
Quella persona è Bantam che, quando nota l'arrivo di Alfiere, tenta di scappare, ma il mutante lo afferra e lo scaraventa contro un muro per punirlo del sangue che è anche sulle sue mani. Bantam chiede perdono: è venuto qui proprio per trovare Alfiere, Fitzroy lo ucciderebbe se venisse a saperlo. Ormai il suo padrone è impazzito ed Alfiere deve fermarlo: quel tiranno ha fatto prigioniera Shard. In quel momento Michael irrompe sulla scena ed informa l'eroe che sono appena arrivate le Cronotruppe. I soldati robotici al servizio del Cronomante avanzano verso i Morlock, che si preparano a contrastarli, ma Seer li blocca e li esorta a lasciar passare i robot. Le Cronotruppe superano i Morlock quasi come se loro non esistessero: non sono venute fin qui per loro, non oggi almeno. Il loro obiettivo in realtà sembra essere Bantam, che scovano rapidamente, tremante ed attaccato alla gamba di Alfiere. L'eroe tuttavia non è certo che la preda dei robot sia il piccolo mutante, così compie qualche passo in avanti ed esorta le Cronotruppe a sparare con le loro staffe, poi balza contro di loro. I robot scaricano più volte le loro raffiche contro Alfiere, il quale sopportando il dolore ne assorbe l'energia, rilasciandola infine per distruggere tutti i robot. Riverso a terra, l'eroe afferra la testa di una delle creature robotiche chiedendo perchè continuino a cacciarlo dal momento che è chiaro che non possono sconfiggerlo. È Bantam a rispondergli: Fitzroy vuole che Alfiere sia forte ed arrabbiato quando lo affronterà, lo vuole al massimo delle sue capacità. L'eroe giura che avrà questo e molto di più.
Poco dopo Seer comunica ad Alfiere che ha avuto una visione incerta del futuro: nei destini dei giocatori coinvolti in questo conflitto ci sarà sia trionfo che disgrazia, anche se non è in grado di dire esattamente per chi. Per esperienza Alfiere sa quanto incerto possa essere il futuro, ma non ha paura di morire: i Morlock verranno liberati ed il cadavere di Fitzroy sarà il loro trofeo. Poi l'eroe si rivolge a Scorch e Jinx: loro guideranno l'esercito, marceranno nella neve ed attenderanno il segnale che darà il via alla battaglia. Tracker, Bantam e Link invece verranno con lui per guidarlo al meglio fin oltre i cancelli della fortezza: la ragazza promette che farà del suo meglio per mantenerli invisibili con la sua telepatia. Michael vorrebbe rimanere accanto ad Alfiere, ma lui non glielo sconsiglia: è da un'eternità che sta cacciando Fitzroy e gli ha visto sottrarre senza esitazione o pietà la forza vitale dei bambini. Però gli promette che si rivedranno presto. Poi lui e gli altri si avviano. Seer conferma a Michael che lui ed Alfiere si reincontreranno, ma si chiede se ciò sarà un bene: ogni uomo nella sua vita subisce delle tragedie, si può solo sperare che la saggezza si accompagni alla nobiltà. E questo vale sia per Alfiere che per Michael.
Più tardi, quando è ormai calata la notte, Scorch utilizza i suoi poteri per accendere un fuoco nella neve. Jinx gli si avvicina e gli domanda se abbia per caso visto Michael, che non si trova da nessuna parte. Il ragazzo dice che probabilmente starà dormendo in vista della grande giornata di domani. Il ragazzo in realtà è poco lontano, nascosto dietro un albero, ma poco dopo fugge via. Jinx è preoccupata poichè Michael sembra proprio scomparso, come Nom. Scorch le promette che l'aiuterà a cercarlo, ma prima deve completare il segno che sta incidendo sulla neve per far capire al Cronomante che loro sono qui e non lo temono. Da una finestra Fitzroy e Shard osservano l'opera del ragazzo e la sorella di Alfiere si chiede se ciò abbia a che vedere con l'arrivo di suo fratello. Fitzroy la tranquillizza: altre persone piene di rancore stanno venendo per loro, ma non deve temere nulla. Lui la proteggerà e dimostrerà a quelle persone quanto è davvero potente. Le fiamme di Scorch hanno creato una X rossa nella neve, che ricorda da vicino il simbolo degli X-Men: la dichiarazione di guerra contro il Cronomante è stata appena consegnata.

BISHOP THE LAST X-MAN 12 (09/2000):


CRONOGUERRA-ATTO PRIMO: IN FRETTA E FURIA (THE CHRONOWAR-ACT 1: HELTER SKELTER)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Eric Benson (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Cronofortezza: Shard ha freddo, una sensazione che non provava da tempo, mentre osserva da una finestra l'esercito di suo fratello caricare verso il castello, un assedio che sta durando da oltre un giorno. Fitzroy le si avvicina e la invita ad allontanarsi dalla finestra, per evitare di correre inutili pericoli rimanendo esposta: c'è molto da fare oggi, Alfiere sta arrivando e devono prepararsi ad accoglierlo. Shard non è sicura di potergli credere: quei soldati portano con loro una bandiera con una X impressa sopra, la stessa X che lei inddossa sui suoi vestiti. Fitzroy la esorta ad osservare bene quella gente: sono pieni di rabbia, non sono come lei, e non stanno venendo qui per salvarla. Sono qui per cacciare Fitzroy ed altri come lui che tiene al sicuro dentro queste mura. Non è un posto dove Shard deve rimanere, il Cronomante promette di portarla via al più presto, ma prima deve darle qualcosa: un dono che provi la sua sincerità.
Fitzroy spiega che il tempo e lo spazio sono come dei tessuti, cioè facilmente manipolabili se si riesce ad intuirne l'intreccio. E tutte le cuciture sono ora visibili al Cronomante, che usa i suoi poteri per creare un portale. Un tempo credeva di essere alla mercè del tempo, come tutti gli uomini, ed anche se i suoi poteri gli permettevano di viaggiare attraverso di esso non poteva veramente controllare il luogo dove i portali lo avrebbero spedito. Poi Fitzroy capì di non essere uno schiavo del tempo, piuttosto il tempo era al suo servizio: esso scorreva attraverso di lui invece che attorno a lui. Ed il suo corpo di carne era solo una corazza, una corazza che a tempo debito avrebbe abbandonato. Toccando il portale con le sue dita, il Cronomante ricorda a Shard quanto sia sempre stato ambizioso, ma lei lo corregge: sa che lui ha bisogno della forza vitale altrui per alimentare i suoi poteri. Fitzroy ammette di essersi reso responsabile di atti terribili, ma spera anche che col tempo possa dimostrarle quanto sia cambiato e perciò ora le chiede di realizzare ciò che lui sa essere il più grande desiderio della ragazza. Ne ha la capacità. È una sua decisione e lui non la influenzerà, ha smesso di manipolare le persone: quale che sia la scelta finale di Shard, lui la accetterà. La sorella di Alfiere allunga una mano e tocca il portale di Fitzroy.
Contemporaneamente Alfiere, Bantam, Tracker e Link percorrono dei corridoi oscuri del castello, una misera torcia ad illuminare il loro cammino. Bantam ha paura e propone di tornare indietro, Tracker con un sorriso malizioso ribatte che forse sarebbe meglio lasciare qui da solo il piccolo mutante, così riuscirà ad ambientarsi nell'oscurità. Alfiere intima ai due di smetterla e di ascoltarlo: la fortezza è ben protetta, i loro soldati potrebbero attaccare le mura tutto il giorno e non servirebbe a nulla. Ma se riescono ad aprire i cancelli e portare l'esercito all'interno del castello facendogli affrontare quanta meno resistenza possibile allora c'è ancora una scintilla di speranza. Ed è qui che entrano in gioco Bantam e Tracker: Scorch e Jinx guideranno la carica dell'esercito dall'esterno ed assaliranno i cancelli al momento opportuno. Bantam e Tracker faranno sì che quel momento arrivi, aprendo i cancelli ed innalzando la bandiera con la X stampata sopra. Link invece verrà con lui. Improvvisamente l'eroe ordina agli altri di fare silenzio e spegne la torcia: le Cronotruppe stanno infatti marciando sopra di loro. Oggi diventeranno degli eroi o moriranno, in ogni caso bisogna andare orgogliosi di ciò che hanno fatto. Però Alfiere vuole che Fitzroy sia lasciato a lui.
All'esterno: Scorch dice a Jinx che gli uomini sono pronti, tutto quello che attendono è il segnale di Alfiere. La ragazza ribatte che messa giù così sembra facile. Scorch aggiunge che ha anche mandato alcuni uomini nei boschi, alla ricerca di Michael. Jinx è delusa poichè Alfiere aveva lasciato Michael alle loro cure. Toccando la X dipinta sul suo volto la ragazza afferma che è da una vita che attende questo momento, la possibilità di ribellarsi, di fare la differenza. Adesso però vuole solo rendere orgogliosi gli X-Men, onorare la loro eredità. Scorch le chiede se in realtà non voglia rendere orgoglioso solo Alfiere, Jinx rimane in silenzio.
Nel frattempo Michael sta percorrendo alcuni tunnel oscuri e chiama Alfiere, non ricevendo alcuna risposta. Ad un tratto inciampa e, quando si rimette in piedi, si ritrova davanti alla stanza dove i piccoli schiavi Morlock stanno costruendo le Cronotruppe: preda della paura, Michael indietreggia e si ripromette di avvertire Alfiere di questo posto. Improvvisamente però due robot lo sorprendono alle spalle ed iniziano a frustarlo.
Intanto Bantam e Tracker sono giunti nel cortile principale della fortezza. Il piccolo mutante è incerto: le mura sono a malapena sorvegliate ed anche questo cortile è silenzioso come una tomba. Inoltre ci sono strani cerchi incisi sul pavimento, non c'erano prima della sua fuga. Tracker non presta ascolto ai suoi dubbi: trova un'asta e vi sale sopra per legarvi la bandiera. Subito dopo Bantam corre verso la leva che apre il cancello: inizia a muoverla, ma improvvisamente sente uno strano movimento sotto i suoi piedi ed il bagliore luminoso di un portale compare alle sue spalle. Contemporaneamente all'esterno l'esercito nota la bandiera issata da Tracker e si prepara all'assalto: qualche istante dopo i cancelli si aprono e la guerra ha inizio.
I rumori della battaglia vengono uditi anche all'interno della fortezza, da Alfiere e Link. I due sono rimasti invisibili agli altri fino a questo momento, ma ora lo sforzo per la ragazza si sta rivelando eccessivo e dunque è costretta a desistere. Link chiede all'eroe come mai non si siano diretti alla stanza del trono: Alfiere risponde che prima deve occuparsi delle cose importanti, ma certamente regolerà i conti con Fitzroy. Sua sorella però è tenuta prigioniera in questa torre e la sua liberazione viene prima di ogni altra cosa. La porta della sua prigione viene aperta ed Alfiere trova Shard riversa tremante in un angolo: le si avvicina dicendole che la porterà fuori di qui, ma lei rimane stupita nel vedere che è venuto da solo. Shard si rialza ed inizia a correre: devono sbrigarsi, Fitzroy li sta attendendo al varco. La libertà riassaporata offusca i sensi della sorella di Alfiere, così quando scende delle scale inciampa e cade malamente al suolo: gocce di vero sangue che cadono dalla sua mano sono la dimostrazione che sta riacquistando la sua corporeità.
All'esterno la battaglia tra l'esercito ribelle e le Cronotruppe impazza. Gli uomini di Alfiere stanno avendo la meglio sui robot del Cronomante e questo insospettisce Scorch e Jinx: di certo loro erano attesi, eppure la resistenza finora incontrata è stata blanda. I due riescono ad avanzare di qualche metro e trovano riverso a terra Bantam, sanguinante e mezzo morto, che li esorta a tornare indietro. Questo non è possibile poichè subito dopo i cancelli vengono chiusi, tagliando l'esercito dall'esterno ed intrappolandolo dentro le mura del castello. Subito dopo il terreno trema e dai cerchi incisi nel suolo notati in precedenza da Bantam emergono svariati altri robot, rimasti nascosti fino a quel momento grazie ad una trincea mimetizzata. Quasi contemporaneamente si apre un portale e da esso fuoriescono altri componenti delle Cronotruppe.
Dentro il castello, Alfiere va alla ricerca di sua sorella. Nota il sangue di Shard sul pavimento e lo tocca con le sue dita, annusandolo. Poi nota Shard annidata in un angolo oscuro. Alfiere le chiede cosa le sia accaduto, ma a rispondergli è la persona accanto a lei, Fitzroy: il Cronomante invita l'eroe a perdonare sua sorella, in quanto il suo corpo è in uno stato di trasformazione. Un processo lento, ma sta andando meglio di quanto lui avesse sperato, dopotutto lei è una ragazza forte. Poi il tiranno dà il benvenuto ad Alfiere nella sua Cronofortezza e gli chiede di non arrabbiarsi: ha cominciato a far guarire Shard e quella che adesso appare come una mancanza di libero arbitrio in realtà è semplicemente la sua reazione alla trasformazione. In questo momento la ragazza è debole e disorientata, ma Fitzroy le sta ridonando la sua corporeità: la sta rendendo nuovamente una donna. Alfiere non ci vede più dall'ira: oggi, in nome di tutte le persone che ha ucciso o ferito, Trevor Fitzroy la pagherà. L'eroe si lancia urlando contro il Cronomante, il quale si limita a schioccare le sue dita e a sorridere.
All'esterno, sforzando al massimo i suoi poteri, Scorch brucia quanti più robot gli è possibile, Jinx gli dà man forte distruggendone altri con la sua staffa. Molti degli altri componenti dell'esercito però non hanno le loro capacità e forse neanche il loro coraggio, dunque soccombono con facilità agli attacchi delle Cronotruppe: Jinx osserva sconvolta queste scene di morte e distruzione e si distrae. Un robot così la colpisce da dietro con la sua staffa energetica, ferendola gravemente. Scorch dà di matto: si piazza davanti a lei e con le sue fiamme distrugge tutti i robot che le sono intorno. Il ragazzo non riesce a credere di quanto siano stati vicini al raggiungimento del loro obiettivo.
Dentro il castello Fitzroy ha congelato nel tempo Alfiere. L'eroe probabilmente starà pensando che il tiranno è pazzo, ma lui è fuggito così tante volte da riflettere su alcune cose e mettere in atto tutti i modi possibili per nascondersi al suo avversario. Ed immaginare cosa sarebbe accaduto se i loro ruoli fossero stati invertiti. Quando Fitzroy ha scovato questo piccolo angolo di futuro dove Alfiere non era presente e non poteva toccarlo, era felice. Poi tuttavia governare quest'era senza l'eroe a testimoniare il suo trionfo sembrava una così vuota sensazione. Così Alfiere è giunto qui ed ha creato e guidato un esercito fin dentro le mura del castello pensando forse che questo sarebbe bastato a mettere in fuga il Cronomante o che al limite avrebbe difeso quanto aveva conquistato. La verità è che ciò che Fitzroy ha costruito qui non ha alcuna importanza per lui: governare come un essere di carne è così fuori moda e lui ha altre cose in mente. Con grande sforzo Alfiere si rivolge a Shard, esortandola ad utilizzare le sue raffiche al plasma per fermare Fitzroy. Lei rimane immobile, riversa in un angolo.
Il Cronomante dice ad Alfiere di non contare troppo sull'aiuto di Shard: lui sta cercando di diventare più di un essere di carne, lei non desiderava altro che tornare ad esserlo. Fitzroy è sempre rimasto intrigato da Shard, come poteva non accontentarla? Ora l'esercito di Alfiere giace battuto nella neve, sua sorella è completamente alla sua mercè e l'eroe è sconfitto. Il Cronomante schiaffeggia Alfiere, facendogli sfondare una ringhiera e facendolo precipitare alcuni metri più in basso: la loro tanto bramata riunione non può terminare in maniera così rapida, Fitzroy ha ancora molte cose da mostrare al suo nemico. Le Cronotruppe raccolgono il corpo immobile di Alfiere, portandolo via. Fitzroy ringrazia Shard per aver portato suo fratello dritto tra le sue braccia e scompare in un portale. Da una grata Link ha osservato l'intera scena e, sconvolta, porta le mani alla sua bocca per non urlare.
All'esterno Jinx riprende i sensi dopo aver perso molto sangue e dice a Scorch di sentire molto freddo. Il ragazzo la tiene stretta tra le sue braccia, cercando di riscaldarla e confortarla: alla fine tutto andrà bene. Le Cronotruppe circondano i due ragazzi.

GIGANTI (THEY MIGHT BE GIANTS)
Joseph Harris (storia)-Adam Pollina (matite)-Art Thibert (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Un provato Nom avanza strisciando in un deserto: è allo stremo delle forze, ma rifiuta di arrendersi. Osserva il tatuaggio di Azeroch impresso sulla sua mano sinistra, infine perde i sensi. Poco dopo un essere molto simile a lui, anche se di minore statura, gli si avvicina seguito a ruota da altri quattro giganti. Costoro osservano Nom e lo appoggiano sulle loro spalle, trascinandolo verso il loro rifugio. Uno di loro ordina al piccolo gigante, Chakra, di rimanere accanto al nuovo arrivato: forse lui sa qualcosa. Quando Nom riprende i sensi, si ritrova di fronte ad un trono ed allo scheletro di un re con tanto di corona. Chakra gli rivela che quello è Azeroch e che è morto molto tempo fa. Cerca di far parlare Nom, ma subito dopo capisce che è muto, così lo prende per una mano per poterlo presentare agli altri giganti. Ma prima Nom si inginocchia e tocca la faccia del piccolo gigante, poichè è ancora incredulo per aver finalmente ritrovato un suo simile. Chakra gli spiega che, dopo averlo trovato nel deserto, lo hanno portato subito nella cripta di Azeroch: il libro delle profezie infatti predisse il suo ritorno, la sua rinascita nel momento di maggior bisogno per i giganti. Come il grande sovrano, Nom ha compiuto un lungo percorso per giungere fin qui: per questo lui è il rinato Azeroch. Il gigante muto rimane scioccato nell'udire ciò.
Chakra porta Nom all'esterno, dove altri giganti osservano il loro simile con rispetto e timore: sono pronti a seguirlo dopo averlo atteso per così tanto tempo. Chakra consegna a Nom una staffa e gli chiede se è pronto a guidare il suo popolo: Nom la afferra, accettando così il suo nuovo ruolo. Inizia una nuova era per i giganti e per questo mondo grazie al rinato Azeroch.

BISHOP THE LAST X-MAN 13 (10/2000):


CRONOGUERRA-ATTO SECONDO: RISPLENDI DIAMANTE PAZZO (THE CHRONOWAR-ACT 2: SHINE ON YOU CRAZY DIAMOND)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Art Thibert/Al Milgrom/Dan Green/Scott Elmer/Eric J. Cannon (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Pesto, livido e col capo chino, Alfiere è stato incatenato ad un muro. Fuori, i suoi uomini urlano, centinaia di voci angosciate che si uniscono in un unico grido. Un suono meraviglioso per Trevor Fitzroy, che da una finestra del suo castello osserva il massacro delle Cronotruppe ai danni dell'esercito dell'eroe. Il tiranno capovolge una clessidra, poi passa davanti ad un contingente delle Cronotruppe, robot guardiani da lui animati grazie ai suoi crescenti poteri, la cui piena natura ancora gli sfugge: vorrebbero seguirlo, ma lui ordina loro di restare fermi. Fitzroy passa davanti ad un uomo a cui ha sottratto la forza vitale, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo, e scende per delle scale in una sala debolmente illuminata: qui apre una porta e fa il suo ingresso nella cella dove Alfiere è stato imprigionato. Fitzroy gli dice che qualcuno è venuto a fargli visita e porta accanto a sè Michael, il quale si scusa con l'eroe per averlo seguito, ma voleva solo accertarsi che stesse bene. Alfiere alza lentamente la testa ed osserva sconvolto il suo protetto.
Fitzroy riconosce che Michael è un bravo e determinato ragazzo, ma adesso è terrorizzato. Così illumina la sua mano e la avvicina alla tempia del ragazzo, ma poi si ferma: non ha così fretta di prosciugare la sua forza vitale. Allora Il tiranno gli dice che è stato Alfiere a causare tutto questo: un tempo loro due erano grandi amici, ma uno divenne un grande uomo ed un campione della giustizia amato da tutti, l'altro invece divenne oggetto di derisione per i suoi continui e vani tentativi di acquisire potere e successo. Così col tempo quei due amici divennero nemici ed il primo, il grande leader, si mise alla caccia del suo ex compare ritenendolo una minaccia per quella società rispettosa della legge che lui rappresentava. Poi però l'eroe si stancò di quest'inseguimento, poichè aveva trovato nuove cause per cui combattere e non considerava più il suo vecchio amico come un serio pericolo. Ma ha fatto male i suoi conti, poichè a quel vecchio amico è stato concesso di migliorarsi, di divenire molto più forte di prima. Fitzroy illumina nuovamente la sua mano avvicinandola al volto di Michael, ma lui trova il coraggio di morderlo all'altra mano e fuggire via. Il Cronomante è pieno di rabbia: dimostrerà a quel ragazzo di cosa è capace, il tempo in cui si ritirava dalla battaglia è terminato. Così esce dalla cella, con Alfiere ancora incatenato.
All'esterno buona parte dell'esercito di Alfiere è stata ormai uccisa dalle Cronotruppe, le quali hanno anche fatto prigionieri Scorch e la ferita Jinx, che potrebbero tornare utili per i piani di conquista del Cronomante. Mentre stanno per essere portati al suo cospetto, Jinx sviene per l'eccessiva quantità di sangue persa e a Scorch viene ordinato di trascinarla: pieno di rabbia, il ragazzo infiamma la sua testa ed ordina alle Cronotruppe di trattare Jinx con più rispetto. Improvvisamente qualcuno coglie di sorpresa i robot e, in pochissimi istanti, il piccolo contingente viene annientato: Scorch alza lo sguardo in alto e rimane sorpreso nel vedere Kinlan Karth Kith, il quale lo informa che la sua razza alata si unirà al combattimento.
Cronofortezza: Fitzroy entra nella cella accanto a quella di Alfiere, dove è presente Tracker, congelato nel tempo ed immobile. A lui ripete quanto detto a Michael, sul fatto che l'eroe avrebbe potuto fermarlo anni fa, sempre che ci fosse riuscito poichè è in grado di creare portali spaziotemporali. Il Cronomante ne apre uno che avvolge buona parte del braccio destro di Tracker. Sentendo il dialogo grazie ad una finestra con le sbarre, Alfiere implora Fitzroy di fermarsi, ma lui non lo ascolta e chiude il portale mozzando il braccio del Morlock, che grida di dolore. E lo stesso destino viene condiviso dagli altri suoi arti. Il Cronomante si rivolge ad Alfiere: la leggenda ha guidato fin qui un esercito ed è stato battuto, ha fallito. L'eroe esorta il suo nemico a lasciar perdere i suoi alleati ed a torturare lui piuttosto, ma Fitzroy ribatte che nei suoi confronti le torture sono finite.
In un altro luogo del castello, Shard è anch'essa incatenata ad una mano ed appoggiata ad un muro. Ad un tratto avverte la presenza di qualcuno e Link si manifesta davanti a lei: la ragazza le dice che il Cronomante l'ha ingannata e che ha catturato suo fratello. Ora proverà a liberarlo, ma prima Shard deve dirle tutto ciò che sa. La sorella di Alfiere esorta Link a fermare Fitzroy: ha sbloccato qualcosa dentro di sè, ha trovato un modo per liberarsi della sua corporeità e divenire tutt'uno col tempo stesso. Tutto qui funziona per merito suo, il suo potere alimenta tutto quanto: sta cercando di diventare un dio, ma il momento della sua trasformazione sarà anche quello di sua maggior debolezza. Shard chiede a Link inoltre di chiedere perdono ad Alfiere da parte sua. La ragazza ribatte che è troppo rischioso liberarla adesso, ma le scuse può porgergliele lei stessa. Poi esce dalla sala.
Nel frattempo Fitzroy è tornato nella cella di Alfiere, portando con sè una grossa clessidra che rigira tra le sue mani. Dice all'eroe che vuole solo ciò che si merita e, anche quando è vicino a diventare un dio, gli importa ancora sapere cosa tutti quanti pensano di lui. Un tempo Fitzroy voleva essere amato, adesso vuole solo essere temuto ed esorta Alfiere a giurargli fedeltà e raccomandare ai suoi alleati di fare lo stesso. Poi dovrà inginocchiarsi di fronte al Cronomante e dargli finalmente il rispetto che merita. Per tutta risposta l'eroe gli sputa su una scarpa. Irato, Fitzroy spacca la clessidra sulla testa di Alfiere e si allontana. Poco dopo Michael esce dal suo nascondiglio e si avvicina ad Alfiere, cercando di richiamare la sua attenzione.
All'esterno intanto Scorch propone a Kinlan di ritirarsi, visto che Alfiere è perduto. Il sovrano dei Kith ribatte che l'eroe è vivo, riesce a sentirlo, e finchè vive la sua lotta continua. Poi l'essere alato ed i suoi seguaci si lanciano in battaglia, cominciando a distruggere le Cronotruppe.
Incurante di ciò, Fitzroy esce dalla sua fortezza e si avventura su una pianura montagnosa spazzata da una tempesta di neve che lui non sente neppure. Coi suoi stivali crea un cerchio nella neve, piazzandosi poi al centro e cominciando a richiamare le sue energie.
Cronofortezza: In lacrime Michael cerca di richiamare l'attenzione di Alfiere, ma lui rimane immobile. Il ragazzo gli dice che il Cronomante ha in mente qualcosa di grosso e lui deve fermarlo, perchè non si può permettere a Fitzroy di divenire ancora più potente. In quel momento l'eroe riprende i sensi e Michael lo abbraccia. Subito dopo Link entra nella cella, dicendo che il tempo a loro disposizione sta scadendo. Così estrae dalla sua collana una sorta di chiave e, mettendo in atto le sue abilità quasi dimenticate di ladruncola, con essa manipola le serrature delle catene di Alfiere fino a quando queste si aprono. L'eroe si inginocchia al suolo e tossisce, poi ordina a Link di portare Michael fuori di qui, trovare gli altri e conquistare questa fortezza: lui invece andrà alla caccia di Fitzroy, per l'ultima volta.
All'esterno una grande quantità di energia scorre nel Cronomante, il quale si rivolge alla terra, al cielo, al tempo ed allo spazio: lui è il signore del tempo, padrone del passato e detentore della chiave per il vero futuro. Perciò il tempo stesso deve spalancare le sue porte ed accogliere il suo padrone: in risposta un immenso portale si apre di fronte a Fitzroy. Ad un tratto il Cronomante si accorge di una presenza alle sue spalle: si volta e trova l'Osservatore, giunto qui a testimoniare un grande evento. Fitzroy sa chi è e, pur conoscendo il suo giuramento di non interferenza, vuole che gli faccia almeno la cortesia di parlargli. L'Osservatore rimane in silenzio ed allora la rabbia assale il tiranno temporale: lui è Trevor Fitzroy, il Cronomante, prossimo a divenire signore del tempo stesso. Ha elevato i suoi poteri, annientato i suoi nemici e perciò merita un riconoscimento. Un'altra voce accoglie la richiesta di Fitzroy, la voce di Alfiere, che avanza con decisione verso il criminale: vuole un riconoscimento? Allora che venga a prenderselo!

BISHOP THE LAST X-MAN 14 (11/2000):


CRONOGUERRA-ATTO TERZO: VERSO LA LUCE (THE CHRONOWAR-ACT 3: REMAIN IN LIGHT)
Joseph Harris (storia)-Georges Jeanty (matite)-Ray Snider (chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)

Fitzroy non si fa intimidire dal tono minaccioso di Alfiere: l'eroe è convinto di poterlo fermare, ma ormai il portale è stato aperto ed il criminale è più forte che mai. Alfiere riconosce che il portale è impressionante, qualcosa per cui andare orgogliosi, ma vede anche sul volto di Fitzroy una profonda stanchezza, riesce quasi a sentire il suo cuore pulsare per lo sforzo sostenuto. Per aprire quell'immenso portale ha utilizzato gran parte dei suoi poteri ed ora è molto debole: così l'eroe gli si lancia contro ed i due rotolano giù per la pianura innevata, allontanandosi dal portale. Fitzroy ammette di essere stato colto nel suo momento più vulnerabile, ma per sbarazzarsi dell'eroe deve semplicemente toccarlo. La sua mano inizia a risplendere e si protende verso il volto di Alfiere, che però allontana da sè il Cronomante con un calcio.
Lì vicino la battaglia tra l'esercito ribelle, i Morlock, i Kith ed i mutanti continua: tutti uniti contro le Cronotruppe. Scorch non può parteciparvi poichè Jinx è ancora gravemente ferita e va allontanata dal campo di battaglia: la porta così presso un tempio abbandonato, dove la adagia. Qui la ragazza potrà riposarsi e recuperare le forze. Improvvisamente un robot compare sulla scena e si avvicina loro, ma prima che possa sparare una forza invisibile lo colpisce da dietro e lo distrugge. La sorpresa di Scorch trova risposta quando davanti a lui compaiono Link e Michael: mentre erano via hanno appreso molte cose, il Cronomante sta utilizzando altrove le sue energie e perciò il suo esercito robotico si indebolisce sempre più. È il momento migliore per lanciare una nuova e decisiva sortita, ma Scorch non vuole abbandonare Jinx: è la ragazza stessa a risolvere il suo dilemma, rialzandosi e dichiarando di voler partecipare al combattimento. I tre mutanti partono alla volta della battaglia, sotto lo sguardo entusiasta di Michael.
Nel frattempo Shard è ancora rinchiusa in una torre della Cronofortezza ed osserva la battaglia da una finestra: ripensa a ciò che ha fatto, al suo tradimento nei confronti di suo fratello, e si dispera. Capisce di essere stata finora sempre un costrutto: una forma di vita fotonica composta nè da carne nè da sangue. Fitzroy le ha offerto una nuova corporeità e lei come una sciocca ha accettato ed ora è qui incatenata, impossibilitata ad intervenire. Il Cronomante le ha dato molto, ma le ha tolto ancora di più: se solo potesse rigettare il suo dono... Shard raccoglie un pezzo di vetro da terra, poi osserva una sua mano incatenata.
Intanto Alfiere colpisce Fitzroy con un pugno in faccia, che scaglia il criminale ad un paio di metri di distanza, ormai è nel suo massimo stato di debolezza. Riverso a terra Fitzroy sembra incapace di reagire e così l'eroe gli si avvicina: un errore poichè il Cronomante raccoglie una vicina roccia e lo colpisce al volto con essa, continuando poi con un calcio allo stomaco ed un colpo a pugni uniti alla schiena. Poi però Alfiere blocca il suo pugno successivo e controbatte centrando più volte il criminale in faccia con terribili pugni, ognuno più forte dell'altro. Ancora riverso al suolo, Fitzroy trova le energie per rialzarsi e toccare l'eroe al volto: con le ultime vestigia di potere rimastegli ne assorbe l'energia e lo scaglia a svariati metri da lui.
Nel frattempo la terribile battaglia continua e, anche se l'esercito ora è rinfrancato dal rinnovato apporto degli amici di Alfiere e dall'intervento dei Kith, le Cronotruppe sembrano ancora essere in netta superiorità numerica. Improvvisamente la terra inizia a tremare e poco dopo si ode un corno risuonare: comincia oltre la collina, come il suono delicato di un tuono lontano. Un suono che cresce sempre più, fino ad assumere consistenza. Scorch è incredulo: è Nom ed ha ritrovato la sua gente. Il sovrano dei giganti ha portato con sè il suo esercito, armato fino ai denti, che cala in battaglia. Grazie al loro intervento la marea della battaglia volge in breve tempo a favore della resistenza, ormai la guerra è vinta. Michael è sempre più felice, ma ad un tratto dietro di lui si apre un portale da cui escono Fold, Trickster ed il Testimone. Costui dice al ragazzo di seguirlo, c'è un ultimo confronto che sta per giungere ad una risoluzione finale.
Un confronto che vede Alfiere riverso esausto nella neve: è come se il tocco di Fitzroy gli avesse bruciato ogni energia. Il Cronomante invece avanza verso il suo portale, certo che nessuno lo raggiungerà in tempo. In quel momento giunge Shard e dice a suo fratello che deve fermare Fitzroy a qualsiasi costo: il dono che il Cronomante le ha fatto si è rivelato come una infezione che ha alterato la sua mente e sconvolto i suoi poteri, ma l'eroina ha trovato un modo per liberarsi di quest'infezione. Alfiere rimane scioccato: sua sorella si è praticamente tagliata un braccio per liberarsi dalle catene. Shard gli ricorda che può assorbire energia e reincanalarla: lei è pura energia e non c'è altro modo per fermare il Cronomante. Il corpo di Shard risplende di una intensa luminosità e viene assorbito da Alfiere con immenso sforzo e tremenda sofferenza, ma ora può annientare il suo nemico che è a pochi passi dal portale. Sotto lo sguardo pieno di angoscia dei suoi alleati, l'eroe scarica tutta l'energia assorbita, quell'energia di cui era composta Shard, contro Trevor Fitzroy, che nemmeno si accorge di questa sortita. Sfortunatamente il colpo lo sfiora appena alla schiena e l'energia rimanente si perde dentro il grande portale.
Alfiere urla di disperazione, Fitzroy sorride invece soddisfatto mentre riprende la sua marcia verso la gloria sotto lo sguardo impotente del Testimone, di Michael e dell'Osservatore. Giunge infine ad un solo passo dal portale, pronto ad abbandonare un corpo fatto di carne ed una vita dominata dalla fragilità e dalla paura. Balza dentro il portale, mentre l'aria intorno a lui crepita come se fosse stato spalancato qualcosa che doveva rimanere chiuso, ma a metà strada viene fermato da Alfiere, il quale con la forza della disperazione è riuscito ad afferrarlo per una gamba. Fitzroy si dispera ed implora il suo avversario: il portale sta collassando, deve lasciarlo subito andare. Ma l'eroe non intende farlo: si sta riprendendo ciò che gli è stato sottratto e, dal momento che il Cronomante gli ha tolto tutto, non gli è rimasto più nulla da perdere. I cieli si aprono e crepitano col fuoco ed il rumore di cannoni, il tempo e lo spazio iniziano a piegarsi: Fitzroy si trova lungo la linea tra la mortalità e la divinità e si dibatte furiosamente mentre il suo portale è pronto a collassare. Ma Alfiere resiste e mantiene la presa su di lui, cercando di trascinarlo indietro per salvargli comunque la vita nonostante tutto.
Ma ormai è troppo tardi: il portale si richiude e Trevor Fitzroy viene risucchiato in esso, mentre ad Alfiere rimangono in mano le sue gambe e ricade all'indietro nella neve, i suoi occhi crepitanti di energia. Contemporaneamente le Cronotruppe si spengono all'unisono, come prive di vita. Gli alleati dell'eroe gli si avvicinano, complimentandosi per la vittoria: improvvisamente una sorta di fulmine, ciò che rimane dell'energia del portale, colpisce Alfiere il quale viene avvolto da una intensa luminosità. Tutto quello che Fitzroy era, tutto ciò che il Cronomante ha cercato di essere, è stato assorbito dall'eroe. Michael cerca di accorrere al suo fianco, ma il Testimone lo blocca. Subito dopo vi è una tremenda esplosione e, quando l'energia luminosa si dirada, Alfiere è scomparso: di lui è rimasta solo la fibbia della cintura con la X. Michael si inginocchia nella neve e piange: non vuole essere lasciato solo in questo mondo.

SI CONCLUDE SU INCREDIBILI X-MEN 133

A cura di Fabio Volino