GAMBIT & BISHOP:
SONS OF THE ATOM
Mini di sei numeri pubblicata dal marzo al maggio 2001
ALPHA:
CHE IL DOMANI NON MUOIA MAI (MAY TOMORROW NEVER DIE)
Scott Lobdell/Joe Pruett (storia)-Cary Nord (matite)-Mark Lipka
(chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)
La guerra è un inferno e ben
lo sanno due persone per cui il conflitto e la discordia sono uno stile
di vita: il primo è Alfiere, mutante proveniente da un
futuro alternativo devastato dalla guerra con la capacità di
assorbire e reincanalare l’energia e che per buona parte
della sua vita ha conosciuto solo i campi di battaglia; il secondo
è Gambit, ex patriarca delle logge unificate dei Ladri e
degli Assassini di New Orleans, capace di caricare di energia
biocinetica esplosiva oggetti inanimati. In questo momento sono stretti
in un angolo, mentre un misterioso avversario li incalza con svariati
raggi energetici. Gambit prova a contattare aiuto via radio, ma invano.
Alfiere dunque esce allo scoperto e si lancia contro il nemico: costui
è Ciclope, nel futuro del soldato è noto
semplicemente come il Primo e per molti rappresenta l’epitome
di ciò che significa essere X-Man. Fino a pochi istanti
prima, Alfiere vedeva in quest’uomo un ideale, ma adesso
tutto è cambiato. Dopo un paio di colpi di avvertimento,
Alfiere si scaglia contro Ciclope e lo mette a terra, dovendo poi
lottare perché Scott Summers non riesca ad inquadrarlo col
suo visore. Ciclope pensa allora di utilizzare un colpo di rimbalzo dei
suoi raggi per staccare la testa all’eroe, ma Alfiere lo
anticipa e rilascia dalle sue mani una potente raffica energetica che
riduce il leader degli X-Men ad un semplice scheletro. Alfiere rimane
sconvolto da ciò che ha fatto, non immaginava di aver
liberato tanta forza, e rimane immobile per alcuni secondi, fino a
quando Gambit richiama la sua attenzione esortandolo ad alzarsi: qui
non possono più fare nulla, è meglio andarsene.
I due mutanti iniziano a dirigersi verso l’uscita
dell’Istituto Xavier, che è misteriosamente
divenuto un luogo pericoloso, con Alfiere che ancora ripensa a quanto
accaduto poco fa. Ma a metà strada sono costretti a
fermarsi: c’è un’intera stanza
ghiacciata. Chiunque sia il loro nemico, è arrivato fino a
Bobby Drake. Alfiere è certo di poter attraversare la stanza
senza problemi, dopotutto non nota l’Uomo Ghiaccio nei
dintorni, ma Gambit lo contraddice: Bobby Drake si è
trasformato, non è più nell’Istituto.
È diventato lui stesso l’Istituto. Remy LeBeau si
lancia verso la finestra più vicina nel tentativo di
sfondarla ed uscire fuori dall’edificio: sa che è
una mossa praticamente suicida, ma spera con essa di permettere al suo
compagno di squadra di fuggire. La sua cupa previsione si rivela
veritiera e Bobby Drake lo trasforma a mezz’aria in una
statua di ghiaccio, che crolla sul pavimento e si riduce in tanti
pezzi. Alfiere osserva il tutto con orrore, mentre l’Uomo
Ghiaccio crea numerose, affilate stalattiti, una delle quali trafigge
alla testa il soldato del futuro…
Alfiere caccia un urlo e si risveglia nella sua stanza: era solo un
sogno, eppure era così vivido e reale. Subito dopo
percepisce la presenza di qualcuno e, temendo un qualche pericolo,
imbraccia la sua pistola: ma è solo il Professor Xavier, che
ha percepito telepaticamente l’inquietudine
dell’eroe e vorrebbe approfondire la questione. Alfiere
spiega che ultimamente ha avuto qualche difficoltà nel
prendere sonno, probabilmente è solo un caso prolungato di
insonnia. Xavier tuttavia è di diverso avviso: quello che
Alfiere ha avuto non era un semplice sogno, altrimenti non lo farebbe
sudare e tremare così tanto. Inoltre se fosse stato un sogno
lui lo avrebbe avvertito, sarebbe rimasto impresso anche nella sua
mente. La vera ragione per cui è venuto qui è che
ha avvertito che la mente di Alfiere non era più presente in
questo edificio, ma proiettata nel futuro. Poco dopo, mentre si sta
avvicinando l’alba, Alfiere viene sottoposto ad una serie di
test volti a valutare la sua condizione. Oltre a Xavier sono presenti
anche Nightcrawler, Tempesta, Psylocke e Bestia, il quale sta
supervisionando il tutto. Terminati i test, Hank McCoy lancia
un’esclamazione di sorpresa: sembra che ci sia un simbionte
che vive sotto la superficie della pelle di Alfiere e che si
è insinuato nel suo sistema nervoso e circolatorio, mentre
ora si sta facendo strada verso la corteccia cerebrale. Xavier rimane
sconvolto: avrebbe dovuto avvertire una cosa del genere, eppure non
è successo.
All’esterno intanto Gambit e Rogue sono appena tornati da una
romantica serata fuori. I due si dirigono verso l’Istituto
quando all’improvviso una tremenda esplosione proveniente
dall’edificio li sbalza all’indietro e fa perdere
loro l’equilibrio. Gambit perde i sensi per qualche secondo
e, quando si rialza, non vede più Rogue vicino a
sé. Non solo, l’Istituto è intatto come
se l’esplosione non fosse mai avvenuta. Dopo aver caricato di
energia delle carte, Remy LeBeau entra nell’edificio ed
è preparato ad affrontare di tutto, il peggiore degli
scenari. Ha di che rimanere sorpreso dunque quando si ritrova di fronte
ai suoi compagni di squadra, a cui si è unita anche Rogue,
che lo salutano calorosamente. Il Professor Xavier lo esorta a venire
avanti: lo stavano aspettando.
CAPITOLO
1:
GUAI IN ARRIVO (I SEE A BAD MOON RISING)
Scott Lobdell/Joe Pruett (storia)-Georges Jeanty (matite)-Sean Parsons
(chine)-Kevin Tinsley (colori)-Mike Marts (supervisione)
Remy LeBeau si è
già ritrovato in una situazione del genere: circondato da
nemici assetati del suo sangue. Solo che in passato non conosceva il
volto dei suoi avversari, ora invece sì perché
sono suoi alleati, sono gli X-Men, che lo accolgono tutti con un ampio
sorriso. Il Professor Charles Xavier invita il suo allievo a farsi
avanti, lo stavano aspettando. Prendendo tempo, Gambit si accende una
sigaretta e notando Alfiere che sta dormendo dopo essere stato
sottoposto a dei test rimane stupito, dal momento che
l’esplosione di poco fa avrebbe risvegliato chiunque. Bestia
allora gli sottopone la sua recente scoperta: c’è
un simbionte che si è insinuato sotto la pelle del soldato
del futuro. Gambit si dimostra interessato, però queste sono
questioni scientifiche che gli fanno male alla testa e per le quali in
un ultima analisi non può essere di grande aiuto, meglio
lasciare il tutto ai veri professionisti. Tenta dunque di congedarsi,
ma Xavier lo blocca per un braccio dicendo che non può
andare da nessuna parte: per tutta risposta il cajun sferra un calcio
al volto del Professore e contemporaneamente lancia due carte esplosive
contro i macchinari di Bestia, permettendo così ad Alfiere
di riprendere i sensi.
Il soldato del futuro è ancora molto confuso, ma Remy lo
esorta a riprendersi al più presto perché ha
bisogno del suo aiuto. Poi intuisce che Nightcrawler si
teleporterà alle sue spalle e, sorprendendolo con le sue
carte caricate di energia cinetica, lo mette ko. Ciò causa
l’ira di Tempesta, che inizia a richiamare a sé i
suoi pieni poteri, generando una potente corrente d’aria
dentro la stanza che sbilancia Gambit. Alfiere pensa che siano tutti
impazziti, con LeBeau che aizza gli X-Men e Ororo che, a giudicare dal
suo sguardo, vuole fare ben di più che semplicemente fermare
il ladro gentiluomo. Ma c’è anche
qualcos’altro, qualcosa che sembra non avere senso:
è tutto molto indistinto, come il ricordo di un sogno,
tuttavia Alfiere rivede nella sua mente Tempesta che guida un gruppo
formato da Psylocke, Rogue e Thunderbird fuori dall’Istituto,
lontano dagli X-Men, alla ricerca dei diari perduti di Destiny (V.
X-Men Deluxe 84). L’eroe li ha visti allontanarsi dalla
finestra della sua stanza e sentiva che il suo posto era accanto a
loro, che sbagliava a rimanere nell’Istituto: ma se questo
suo ricordo è veritiero, allora chi sta impersonando i suoi
amici?
Attorniata da una luce abbagliante, Tempesta scaglia un lampo contro
Gambit, mentre Alfiere lo esorta a stare attento. Ma Remy lo rassicura:
questo è solo uno show di luci senza alcuna efficacia,
infatti è stato centrato in pieno ma non sente praticamente
nulla. La persona davanti a loro non è Ororo, lei ha
abbandonato l’Istituto una settimana fa così come
Psylocke e Rogue. Qualcuno sta giocando con le loro teste, nessuno
degli altri X-Men è davvero qui. Gambit però si
sbaglia poiché subito dopo Bestia lo sorprende alle spalle,
centrandolo con un doppio calcio volante alla schiena.
Contemporaneamente Tempesta, Psylocke e Rogue svaniscono nel nulla,
dimostrando così che le loro erano solo proiezioni
olografiche. Alfiere si precipita accanto a Gambit e lo aiuta a
rialzarsi: devono ancora affrontare tre avversari. Remy è
certo che, chiunque sia dietro tutto ciò, non è
da sottovalutare. Bestia conferma questo sospetto: è
qualcuno di molto potente, anche se in questo momento sta impegnando
gran parte dei propri sforzi per tenere in scacco il Professor Xavier,
una delle menti più formidabili del pianeta. Per questo le
illusioni di poco fa non hanno ingannato più di tanto
Alfiere e Gambit, che sono dunque riusciti a liberarsi dal suo
controllo. I due eroi intuiscono subito il deus ex machina, una persona
che ha fatto dei trucchi mentali il suo marchio di fabbrica: Stryfe.
Alfiere assorbe l’energia dei macchinari e si prepara a
rilasciarla, ma Gambit lo anticipa: a volte l’approccio
diretto non è la tattica migliore, soprattutto quando si
è in inferiorità numerica. Così lancia
delle carte esplosive contro il pavimento, accecando temporaneamente
Bestia e gli altri, mentre al contempo apre una botola dentro la quale
lui e Alfiere si gettano, fino a scivolare ed arrivare nei tunnel dei
Morlock, che offrono una comoda via di fuga. Il soldato del futuro
però non ha gradito la manovra ed inchioda il cajun ad una
parete: Stryfe è ancora qui ed il Professore e gli altri
sono alla sua mercè, è loro preciso dovere
liberarli. Remy ribatte che lo faranno, ma non ora: quel simbionte
presente dentro di lui non dovrebbe affatto esserci e sa che
è qualcosa di male. Ed è probabile che Stryfe
voglia proprio quel tipo di potere che il simbionte rappresenta e
ciò potrebbe significare la fine degli X-Men. Anche a Gambit
dispiace abbandonare i suoi amici in mano a quel mostro, ma in questo
momento né lui né Alfiere sono pronti a tornare
nella tana del leone per dargli esattamente ciò che brama.
Il soldato del futuro alla fine concorda col cajun, ma cosa devono fare
ora? Gambit ribatte che Alfiere deve semplicemente fidarsi di lui, per
quanto ciò appaia difficile: questa sarà la loro
più grande impresa, un’avventura che vale una vita
intera.
CAPITOLO
2:
IL TESTIMONE (ENTER... THE WITNESS)
Scott Lobdell/Joe Pruett (storia)-Cary Nord (matite)-Mark Lipka
(chine)-Jason Wright (colori)-Mike Marts (supervisione)
Allontanatisi dall’Istituto
Xavier, Gambit e Alfiere sono saliti a bordo di un aereo di linea. Il
soldato del futuro continua a lamentarsi della situazione, che non gli
piace affatto, mentre il cajun cerca di allontanare ogni problema dalla
sua mente concentrandosi sulle attenzioni di una bella hostess. Remy
invita Alfiere a fare altrettanto, ma lui praticamente non lo sta a
sentire: i suoi ricordi continuano a tornare agli eventi di qualche ore
fa, alla battaglia avvenuta dentro l’Istituto contro dei loro
compagni di squadra. C’è Stryfe dietro tutto
ciò e, a peggiorare la situazione, Alfiere ha appena
scoperto di essere diventato l’ospite di un simbionte la cui
origine è ancora sconosciuta, ma il cui potenziale
distruttivo potrebbe significare in un prossimo futuro lo sterminio
degli X-Men e non solo, come testimoniato da alcuni sogni fin troppo
vividi e reali che l’eroe ha avuto ultimamente. Gambit
interrompe la meditazione di Alfiere porgendogli una rivista di
attualità, sulla cui prima pagina campeggia una foto del
Senatore Kelly inquadrato dal mirino di un fucile. Per Remy questa
è pura spazzatura: la stampa nazionale sta propagando la
teoria che Kelly fondamentalmente sia stato l’architetto
della propria uccisione (V. Incredibili X-Men 135), poiché
ha voltato le spalle alla sua precedente ideologia che lo vedeva
schierato contro la razza mutante. Alfiere tuttavia non è
interessato a discutere di politica col cajun, vuole solo salvare i
suoi compagni e dal momento che Gambit lo ha esortato a fidarsi di lui
è ora che ricambi il favore e gli dica ciò che ha
in mente di fare. In quel momento il pilota comunica ai passeggeri di
allacciare le cinture di sicurezza dal momento che stanno per iniziare
le manovre di atterraggio. Remy rassicura il suo amareggiato alleato,
saprà tutto a tempo debito.
L’aereo atterra a New Orleans e, una volta usciti
dall’aeroporto, Gambit ed Alfiere si imbattono in un
energumeno con in mano un cartello con sopra stampato il nome del
cajun. Costui è uno sgherro al servizio di un boss locale
che deve un favore a Remy LeBeau (V. X-Men Deluxe 81), dunque ha
offerto la sua limousine ed il suo autista perché i due eroi
siano appropriatamente scortati lungo la Big Easy. Gambit ed Alfiere
entrano dentro il mezzo ed assaporano le bevande messe a disposizione
dal boss locale. Il soldato del futuro tuttavia è sempre
più impaziente: è stato convinto da LeBeau ad
abbandonare i suoi amici alla mercè di un mostro,
è stato portato in un’altra città per
una ragione ignota e gli è anche stato detto che ci
potrebbero essere informazioni sul simbionte che dimora sotto la sua
pelle. Insomma, Gambit sembra avere tutte le risposte, ma lui brancola
ancora nell’oscurità. Il cajun invita nuovamente
il suo alleato a calmarsi: ha una sensazione e sente che
andrà bene. Più che calmarsi, Alfiere diviene
estremamente irritato ed afferra Gambit per il colletto: tutto quello
che hanno fatto finora è stato dettato unicamente da una
sensazione? Per LeBeau questo è solo un gioco, fa finta di
sapere tutto ma in realtà è all’oscuro
come lui. Notando la disputa che sta avvenendo, l’autista del
mezzo frena bruscamente e chiede a Gambit se abbia bisogno di aiuto.
Lui scuote la testa, poi dice ad Alfiere di smetterla con le minacce.
In ogni caso sono giunti a destinazione.
I due eroi escono dall’automobile, ritrovandosi di fronte ad
un muro non troppo alto. Grazie alla sua staffa, Remy sale sul ciglio,
seguito a ruota da Alfiere. Entrambi così si ritrovano di
fronte ad un immenso cimitero, pieno di statue e monumenti. Gambit
adora questo posto: da piccolo era l’unico luogo dove poteva
lasciarsi alle spalle tutti i guai ed essere solo sé stesso
e divertirsi, non c’erano né ladri né
assassini oltre queste mura. Qui ci sono anche le risposte che Alfiere
sta cercando, per la precisione si trovano dentro un vicino mausoleo:
una volta aperto si para una scala che scende fin
nell’oscurità più assoluta. Un sinistro
presagio che ricorda ad Alfiere l’avvertimento che
trovò Dante Alighieri alle porte dell’Inferno.
Illuminando una carta, Gambit guida il suo compagno di squadra verso il
basso, fino ad arrivare dentro un’ampia stanza, al cospetto
della persona che può fornire loro le risposte che stanno
cercando. Una persona che è conosciuta solo come il
Testimone. Alfiere rimane sconvolto nell’incontrare
nuovamente questa sua vecchia conoscenza, seduto su una comoda poltrona
e circondato da svariate reliquie supereroistiche come
l’elmetto di Magneto o lo scudo di Capitan America.
La sorpresa del soldato del futuro è dettata dal fatto che
finora ha sempre creduto che il Testimone fosse una versione futura di
Gambit, unico sopravvissuto nella sua era temporale alla caduta degli
X-Men. Ma questa era solo una ipotesi che il Testimone non si
è mai preoccupato di smentire. La verità
è che lui non esiste nel qui ed ora, bensì in una
confluenza di passato e presente: lui c’era nel passato
quando l’alieno Lucifero ha paralizzato Charles Xavier o
quando Magneto ha fondato la prima Confraternita dei Mutanti. Ma lui
era anche nel futuro, ad osservare Ciclope e Jean Grey trasportare nel
deserto il piccolo Nathan Summers oppure ad esaminare la morte di
Wolverine per mano di una Sentinella. Il Testimone vede tutti i
possibili futuri e tutti i lontani passati come una cosa sola, per lui
il domani è come se fosse accaduto ieri, sono semplicemente
delle memorie. Non sa perché ciò accada e si
limita a fare ciò che il suo soprannome implica: testimonia
questi eventi. Alfiere si siede su una roccia, sconvolto da questa
rivelazione, mentre Gambit gli porge un bicchiere d’acqua.
Remy racconta che si è imbattuto per la prima volta in
questo posto e nel Testimone quando aveva sei anni, nel tentativo di
impressionare favorevolmente la Loggia dei Ladri: ma quello che
trovò qui fu più prezioso di qualsiasi gioiello.
Ci ritornò spesso successivamente ma, da quando è
entrato a far parte degli X-Men, le sue visite sono drasticamente
diminuite. Alfiere chiede al Testimone come possa aiutarlo a liberarsi
dalla sua condizione. L’uomo misterioso spiega che non deve
chiederlo a lui, bensì all’altra persona che
è venuta qui insieme a loro. I due eroi si voltano e si
ritrovano di fronte ad uno Stryfe riverso a terra, ferito e sanguinante
che invoca il loro aiuto.
CAPITOLO
3:
LE COSE CHE SI DICONO DI STRYFE (THAT'S STRYFE, THAT'S WHAT PEOPLE SAY)
Scott Lobdell/Joe Pruett (storia)-Georges Jeanty (matite)-Sean Parsons
(chine)-Kevin Tinsley (colori)-Mike Marts (supervisione)
L’ideatore del virus Legacy
è disperato e suda copiosamente: c’è
qualcuno che lo sta inseguendo, qualcuno che vuole ucciderlo e lui da
solo non è in grado di fermarlo. Perciò ha
bisogno dell’aiuto dei due mutanti. Gambit lo osserva
incredulo: Stryfe li ha seguiti fin qui solo per chiedere protezione?
Alfiere è certo che stia mentendo e con sguardo irato gli si
avvicina: è stato lui a portare fin troppa agonia e rovina
nella razza mutante, deve essere giudicato e punito in nome di tutti
quei mutanti che sono morti a causa delle sue azioni. Così
inizia a tempestarlo di pugni, sempre più forti e violenti.
Gambit blocca con difficoltà il suo compagno di squadra: non
vale la pena sporcarsi le mani del sangue di Stryfe. Anche
quest’ultimo si fa cogliere dalla rabbia: è
già abbastanza umiliante dover chiedere l’aiuto
dei suoi più odiati nemici, ma non permetterà che
venga malmenato per via di un suo fallimento. Così scatena i
suoi poteri contro Gambit ed Alfiere, i quali vengono scagliati con
forza all’indietro, fino ad andare a sbattere contro una
parete. Il soldato del futuro tuttavia non ha intenzione di arrendersi:
si trovano faccia a faccia con l’uomo che è
direttamente responsabile della morte di molti innocenti, tra cui Moira
MacTaggart, Colosso e Illyana Rasputin, merita la punizione che si
è guadagnato. Stryfe è pronto a riprendere il
combattimento, ma Gambit si frappone tra i due contendenti: ci sono
modi migliori per risolvere certe questioni, ad esempio intorno ad un
tavolo.
Così i tre ed il Testimone si recano in una vicina tavola
calda, dove vengono serviti da una gentile cameriera, con Stryfe che
utilizza i suoi poteri mentali per far sì che lei e gli
altri avventori vedano lui e gli altri mutanti come dei semplici
clienti. Alfiere ribadisce la sua opinione: preferirebbe morire
piuttosto che aiutare un criminale come Stryfe. Costui gli dice che non
ha il diritto di giudicarlo, perché non ha vissuto la sua
vita: se ne avesse sperimentato il tormento allora forse potrebbe
comprendere le sue azioni passate. Per questo è importante
che si sappia chi esattamente è e soprattutto chi
è stato: le sue origini traggono radici dal giorno in cui
Scott Summers prese la fatale decisione di mandare il suo unico figlio
Nathan, che un giorno sarebbe ritornato col nome in codice di Cable,
nel lontano futuro alla ricerca di una cura per il virus tecnorganico
che stava devastando il suo fragile corpo di neonato e che rischiava di
ucciderlo. In quel desolato futuro la Madre Askani, ovvero Rachel
Summers, impedì con successo il diffondersi del virus ma
come precauzione creò un clone di Nathan Summers nel caso la
procedura si fosse rivelata un fallimento.
Stryfe è quel clone: credendo che fosse il vero Nathan
Summers, le forze di Apocalisse massacrarono il clan Askani e lo
sottrassero dal suo grembo protettivo. E mentre il giovane Nathan
veniva portato via tra le tenere braccia dei suoi genitori, Stryfe
venne lasciato nelle grinfie del più grande tiranno che il
mondo avesse mai conosciuto. Fu cresciuto per divenire
l’erede del trono di Apocalisse, poiché il corpo
di costui nel corso dei secoli si era indebolito ed era invecchiato ed
aveva bisogno di un corpo giovane e fresco per poter continuare la sua
marcia verso un destino di gloria. A tale scopo venne scelto Stryfe,
dopotutto senza alcun virus tecnorganico a devastarlo si poteva
considerare il più potente telepate della Terra. Con le sue
abilità aggiunte a quelle di En Sabah Nur, l’era
di Apocalisse avrebbe per sempre regnato: eppure non fu
così. Il suo corpo clonato si rivelò infatti un
ospite inadatto, era solo una replica dell’uomo che avrebbe
dovuto essere. La sua intera vita era stata dichiarata inutile.
Di fronte a queste parole Alfiere non riesce più a
trattenersi e con un colpo energetico scaglia Stryfe contro una parete,
che viene sfondata. Nel locale tuttavia nessuno si fa prendere dal
panico poiché l’illusione telepatica è
ancora attiva. Il soldato del futuro ha sentito abbastanza: non
crederà al tentativo di giustificare tutte le morti e la
sofferenza che Stryfe ha causato con la scusa che era solo un clone che
non ha ricevuto il potere di distruggere il mondo. Il telepate ribatte
che Alfiere non ha vissuto la sua vita: non sa cosa significa perdere
ogni ragione di un’esistenza, ridursi ad essere
l’imitazione di un’altra persona, acclamata come
salvatore e messia. Quando Nathan Summers raggiunse
l’età adulta divenne il leader del Clan Askani, il
Prescelto: dopo la morte della sua amata Jenskot Stryfe era certo che
non avrebbe reagito, ma si sbagliava. Invece di annegare
nell’autocommiserazione, Cable prese una strada che il suo
clone non aveva previsto: fuggì in quest’era, per
poter raccogliere attorno a sé degli alleati che insieme a
lui impedissero l’ascesa di Apocalisse, usando il passato per
modificare il futuro. In quel lontano futuro invece Stryfe divenne come
un dio, ma era insoddisfatto: senza Cable a fomentare le sue passioni
non aveva nulla a cui guardare. La sua vita era di nuovo senza
significato. Praticamente impazzì nel tentativo di
dimostrare la sua superiorità nei confronti di Nathan e
rafforzare così la sua stessa esistenza: il virus Legacy fu
un prodotto di tale follia. Stryfe non si era accontentato di
distruggere un uomo, aveva lasciato la sua impronta sul mondo intero e
molti ne hanno pagato il prezzo, ultimo dei quali Colosso, che ha
recentemente sacrificato la sua vita per porre fine a questa piaga (V.
Incredibili X-Men 136).
Coi suoi poteri Stryfe ripara facilmente la parete abbattuta:
altrettanto facilmente vorrebbe porre rimedio ai danni che ha causato.
Gambit gli chiede perché abbia cercato il loro aiuto. Lui
spiega che qualcuno lo vuole morto, qualcuno che non è in
grado di fermare: è l’unico nemico che non ha mai
sconfitto. Perché è come se fossero la stessa
persona: non è riuscito a distruggerlo ed ora lui vuole
rendergli la pariglia. Gambit ed Alfiere notano la paura negli occhi
del telepate: sanno chi è il suo nemico e la situazione che
si sta prefigurando non piace loro affatto. Perché
è l’ultima persona che i due vorrebbero
affrontare: Cable. Ed infatti Nathan Summers li sta osservando
dall’esterno.
CAPITOLO
4:
FRATELLO MIO, NEMICO MIO (MY BROTHER, MY ENEMY)
Scott Lobdell/Joe Pruett (storia)-Thomas Derenick (matite)-Eric J.
Cannon/Team X (chine)-VLM (colori)-Mike Marts (supervisione)
Cable osserva con molta attenzione
Gambit e gli altri, ancora seduti al tavolo di un ristorante: pur
essendo a pochi metri di distanza riesce coi suoi poteri a schermare
totalmente la sua presenza, risultando praticamente invisibile. Alfiere
si domanda perché dovrebbero proteggere Stryfe, dopotutto ha
creato il virus Legacy e a causa di ciò molti mutanti sono
morti. Il clone riconosce che in effetti questo è un
problema che ha creato con le sue sole mani, forse per la prima volta
in vita sua dovrebbe comportarsi in maniera onorevole ed accettare
ciò che il fato ha decretato come la sua punizione. Il
Testimone è incredulo: ora gli X-Men praticano omicidi?
Gambit e Alfiere negano decisamente: non è quello che hanno
detto, gli X-Men non perdonano alcun omicidio né tantomeno
si sognano di commetterne. Il Testimone aggiunge che, in quanto essere
transcronologico, esiste all’unisono in ogni punto temporale:
questo vuol dire che adesso è qui, ma si trova anche nel
passato e nel futuro. Per lui un concetto come il tempo non esiste, non
significa nulla. Lui ha visto tutto, dall’inizio alla fine, e
mai ha osservato un X-Man uccidere qualcuno e non intende far
sì che accada ora. Stryfe ha molte cose di cui rispondere,
ma è pur sempre un essere umano e né Gambit
né Alfiere né Cable possono oltrepassare una
linea da cui non si torna indietro.
Il soldato del futuro riconosce la bontà delle parole del
Testimone, pur comprendendo le motivazioni di Nathan Summers. Sua
sorella, l’unica famiglia che abbia mai avuto, è
stata uccisa davanti ai suoi occhi ed ha bramato la vendetta: dunque ha
inseguito il suo assassino fino in quest’era e, se non fosse
stato per gli X-Men, alla fine sarebbe stato consumato dalla sua sete
di sangue ed avrebbe gettato al vento tutto quello in cui credeva.
Questo è un debito che non potrà mai ripagare
pienamente. Anche Gambit ricorda la sua infanzia nella Loggia dei Ladri
e le lotte contro la Loggia degli Assassini: gli X-Men lo hanno
cambiato. Stryfe ringrazia il Testimone, nessuno prima d’ora
lo aveva mai difeso. Alfiere tuttavia ha un appunto da fare: afferma
che per lui passato, presente e futuro accadono simultaneamente, dunque
se ciò è vero lui sa già cosa
accadrà. L’uomo misterioso rimane in silenzio ed
allora il soldato del futuro lo incalza: che dica loro cosa
avverrà. Il Testimone risponde di non poterlo fare,
interferirebbe con le leggi del caos e del tempo… e poi non
sarebbe altrettanto divertente.
Dopo che la cameriera ha servito l’ultima portata, il dolce,
Alfiere chiede a Stryfe cosa sappia del simbionte che si annida dentro
di lui. Il clone risponde che si tratta di Le Bete Noir, il cui potere
va oltre ogni immaginazione e che, accoppiato ad una batteria vivente
di energia quale è Alfiere, potrebbe mettere fine alla vita
sulla Terra. Improvvisamente Gambit nota qualcosa di strano sul braccio
del soldato del futuro e poco dopo tutto è più
chiaro quando esso viene avvolto da materia tecnorganica. Stryfe si fa
prendere dal terrore, poiché vede in ciò la mano
di Cable, mentre Gambit lancia una carta esplosiva contro il materiale
cibernetico su cui Alfiere non ha alcun controllo. Esso viene distrutto
ed il soldato del futuro non ne ricava alcun danno poiché ha
assorbito l’energia rilasciata dall’esplosione. Ma
subito dopo tocca a Stryfe subire il particolare assalto di Nathan
Summers, con materia tecnorganica che fuoriesce da ogni parte del suo
corpo, seppellendo sotto la sua massa lui ed il Testimone. Alfiere sta
per usare la sua energia, ma prima di sparire del tutto Stryfe lo
esorta a non farlo, peggiorerebbe solo le cose. I due eroi sono dunque
costretti ad usare le mani nude per liberare i due prigionieri, ma
è inutile poiché per quanta materia strappino via
almeno il doppio prende il suo posto. La lotta di Gambit è
Alfiere è valorosa, ma inutile ed anche loro alla fine
soccombono di fronte alla materia tecnorganica, che li ricopre
completamente…
Poi improvvisamente riaprono gli occhi, riversi a terra sul pavimento,
con la cameriera che li guarda in maniera strana e chiede loro se
abbiano intenzione di pagare i danni causati. I due si guardano intorno
e notano il tavolo rovesciato e le portate sparse a terra: nessuna
traccia invece di Stryfe e del Testimone. La cameriera spiega che un
tizio che sembrava il fratello gemello del primo è entrato
dentro il locale e li ha portati via cinque minuti fa, strano che non
l’abbiano notato. Gambit e Alfiere capiscono subito che era
Cable e, dopo aver pagato il conto e dato un gioiello come pegno per la
conta dei danni causati, escono dalla tavola calda. Mentre corrono per
le strade di New Orleans, il soldato del futuro chiede al cajun se
abbia qualche idea su dove si sia recato Nathan Summers. Remy crede
che, se Cable vuole liberarsi di Stryfe una volta per tutte, lo
ucciderà in un punto di nesso temporale per impedire che il
suo clone possa tornare prima o dopo la sua morte come è
già accaduto in passato. Ed un posto del genere è
presente a New Orleans, ci sono anche stati: il mausoleo del Testimone.
Gambit ed Alfiere si precipitano lì, ma una volta
oltrepassato il muretto del cimitero si bloccano sul posto, sconvolti
di fronte a ciò che li attende: Cable ha infatti ricoperto
di materia tecnorganica l’intero cimitero, i cespugli, le
tombe e le lapidi per impedire ai due eroi di arrivare in tempo prima
che lui uccida Stryfe. Ma questo non deve accadere.
CAPITOLO
5:
QUELLO CHE SIAMO (ARE WE OURSELVES)
Scott Lobdell/Joe Pruett (storia)-Cary Nord/Georges Jeanty
(matite)-Mark Lipka/Sean Parsons/Jonathan Holdredge (chine)-VLM
(colori)-Mike Marts (supervisione)
Senza altre esitazioni, Gambit e
Alfiere si lanciano in avanti, dentro il territorio cimiteriale
ricoperto da Cable di materia tecnorganica. Sfruttano la loro massima
agilità e velocità e non rimangono più
di un istante prima di saltare in un altro posto poiché se
indugiano anche un secondo di troppo rischiano di essere assimilati
nella massa tecnorganica. Remy chiede al suo alleato se a suo parere
Stryfe ed il Testimone possano essere ancora vivi. Alfiere risponde che
Cable può essere molte cose, ma di certo non un assassino:
può di certo portare avanti una minaccia, ma è
molto più semplice contemplare un omicidio che portarlo a
termine. In caso contrario tuttavia loro due dovranno prendere drastici
provvedimenti. Finalmente i due giungono al sicuro, davanti
all’entrata del mausoleo del Testimone, senza che la materia
letale si sia insinuata in loro. Gambit non immaginava che Cable fosse
così potente. Secondo Alfiere deve aver unito la sua mente e
le sue capacità con quelle di Stryfe per ottenere un
risultato del genere.
I due eroi si avvicinano cautamente, con le loro armi pronte, poi
entrano di soppiatto, senza però che ci sia qualche trappola
o strana sorpresa ad attenderli. Quando dunque arrivano nella stanza
principale trovano Cable con sguardo deciso davanti ad uno Stryfe
riverso a terra immobile e privo di espressione, col Testimone illeso e
seduto poco più in là. Remy invita Nathan Summers
a calmarsi, ma lo esorta a non usare quel tono accusatorio: non ha
toccato Stryfe nemmeno con un dito. Tutto quello che ha fatto
è far ricordare al suo clone, fargli provare, tutto il
dolore che ha causato ad ogni persona nella sua lunga e maledetta vita.
Gli ha fatto ricordare tutto: ogni vita che ha casualmente distrutto,
ogni innocente che ha ucciso con crudeltà. Stryfe ha voluto
che la morte fosse la sua eredità al mondo, ora
l’ha sperimentata di prima mano. Ed il dolore provato lo ha
messo a terra. In quel momento Stryfe riprende i sensi e, portandosi le
mani al volto, dice a tutti i presenti che gli dispiace per
ciò che ha fatto. Cable si rivolge a Cable e Alfiere: non ha
comunque ancora finito, intende uccidere il suo clone, per quanto
ciò possa apparire come una forma aberrante di suicidio.
Gambit chiede a Nathan Summers di ripensarci: perché vuole
fare questo? Cable risponde che lui ha vissuto nel futuro e sa quale
apocalisse sia: è tornato nel passato per cambiare le cose e
si è fatto scioccamente coinvolgere dal sogno di
integrazione di Charles Xavier. Ma ora è certo che i sogni
non possono diventare reali: alcune settimane fa, mentre teneva tra le
sue braccia il corpo del Senatore Kelly, ha capito che ci si stava
dirigendo inesorabilmente verso l’oblio della razza mutante.
Per questo occorreva subito che i mutanti prendessero il controllo del
proprio futuro, sia che fosse contro la minaccia di Apocalisse sia che
fosse contro qualcun altro.
Sia Alfiere che Gambit fanno notare a Cable che, pur essendo
fondamentalmente d’accordo con lui, i suoi metodi sono
discutibili. Inoltre si parla di un futuro ancora lontano, quindi tutto
è possibile. E Stryfe, ancora riverso a terra, conferma il
tutto: sin dalla morte del Senatore Kelly il futuro è
tornato in gioco. I Giorni di un Futuro Passato, la Ribellione Summers,
la XSE, l’Era di Apocalisse… tutto quello che si
sapeva del futuro non esiste più, è come se fosse
tornato ad essere una lavagna bianca. Puntando una pistola contro la
tempia del suo nemico, Cable gli ordina di dire ad Alfiere del suo
piano, di dirgli tutto su Le Bete Noir.
Stryfe rivela che, diversamente da quanto Gambit ed Alfiere hanno
finora pensato, Le Bete Noir non è una forma di energia
aliena, è qualcosa di molto di più,
più antica del tempo stesso. Tanto che
l’entità è stata a lungo in guerra con
la Forza Fenice, che alla fine la intrappolò nel centro
della Terra mentre questo pianeta si stava raffreddando dopo la sua
creazione. Per secoli molte differenti culture cercarono di liberare Le
Bete Noir dalla sua prigione: ma che si chiamassero Belzebù,
Satana o Mefistofele ottennero tutti lo stesso risultato, un totale
fallimento. Tuttavia mentre la forma corporea di Le Bete Noir rimaneva
intrappolata sotto la superficie del pianeta, la sua
malvagità era eterna e fece sentire la sua presenza sin
dall’alba dei tempi, sempre alla ricerca di un nuovo ospite.
Solo recentemente lo ha trovato: quando Alfiere è stato
strappato al flusso temporale dopo essere stato in un’altra
dimensione (V. BISHOP THE LAST X-MAN), Le Bete Noir si è
unito a lui senza che l’eroe se ne accorgesse. Essendo una
batteria energetica vivente, Alfiere è stato ritenuto
l’ospite perfetto in cui Le Bete Noir potesse incubare le
proprie energie e ritornare nel nostro mondo. I sogni di Alfiere, come
intuito da Xavier, erano più di questo: erano visioni del
futuro. Le Bete Noir prima colpisce le persone presenti vicino
all’ospite, corrompendole mentre il suo potere cresce, e
quando avrà raggiunto il pieno potenziale si
libererà della sua corazza esterna e porterà
nuovamente distruzione nell’Universo.
Alfiere rimane sconvolto di fronte a queste rivelazioni. Il Testimone
gli consegna allora una maglietta speciale, che lo aiuterà a
controllare Le Bete Noir: è una variazione del costume di
Havok, laddove i cerchi concentrici posti sul petto monitoreranno
l’attività dell’entità
maligna ed impediranno per quanto possibile all’eroe di
richiamarne le energie. Alfiere però ha ancora un dubbio e
punta un dito accusatorio contro Stryfe: lui deve avere qualcosa a che
fare con questa vicenda, la sua presenza non può essere una
semplice coincidenza. Il clone conferma che intendeva utilizzare Le
Bete Noir per i suoi piani di distruzione, poi china la testa: nessuno
può capirlo, non vuole fare queste cose, semplicemente
è nella sua natura. Come le persone che ha davanti a lui,
sono esattamente ciò che sono sempre state: Gambit, un ladro
gentiluomo; Cable, un messia riluttante; Alfiere, un poliziotto venuto
dal futuro. Nessuno li incolpa di ciò che sono,
perché loro lo fanno invece nei suoi confronti? Stryfe
vorrebbe cambiare, ma non ne è in grado. Cable gli punta di
nuovo contro la sua pistola: è troppo tardi per pentirsi, il
fato di Stryfe è stato deciso e la sentenza deve essere
eseguita. Improvvisamente però una strana energia luminosa
comincia a fuoriuscire dal petto di Alfiere: è Le Bete Noir
che sta cercando una via verso la libertà. L’eroe
grida di dolore.
CAPITOLO
6:
ANDATA E RITORNO (WHAT GOES 'ROUND COMES 'ROUND)
Scott Lobdell/Joe Pruett (storia)-Georges Jeanty (matite)-Mark
Lipka/Sean Parsons/Jonathan Holdredge/Eric J. Cannon (chine)-VLM
(colori)-Mike Marts (supervisione)
Il Testimone si tiene saldamente
aggrappato ad un bastone, mentre la luminescenza emessa da Le Bete Noir
aumenta sempre più, estendendosi oltre il mausoleo ed
emergendo all’esterno. Vedendo Cable immobile, Gambit crede
sia paralizzato dallo stupore e si lancia contro di lui per portarlo
lontano dalle esplosioni che stanno accadendo. Una volta che
è a terra, Nathan Summers rimprovera il suo alleato: non
è mai stato in pericolo, lui ha un campo di forza
telecinetico. Poi nota Stryfe che, utilizzando al massimo i suoi poteri
telecinetici, sta cercando di contenere la dirompente energia di Le
Bete Noir. Cable gli punta contro una pistola: non cascherà
nel suo trucco, l’unica persona di cui a Stryfe importa
è sé stesso, Nathan Summers non
crederà mai a lui come un eroe. Alfiere esorta Cable a
trattenersi: Stryfe sarà anche un criminale, ma per il
momento i suoi poteri sono l’unica cosa in grado di
controllare Le Bete Noir, se viene ucciso tutti loro lo seguiranno a
breve. Il Testimone afferma tuttavia che, prima che
l’entità distrugga il mondo, si
divertirà un po’: corromperà le anime
di tutti gli esseri viventi del pianeta e metterà gli uni
contro gli altri, fratello contro fratello, amico contro amico fino
all’annientamento totale. Ha atteso
un’eternità prima di riemergere, può
aspettare ancora qualche istante. Ci saranno sofferenza e morte a
livelli mai visti prima d’ora e, una volta che tutta la vita
sulla Terra sarà stata distrutta, Le Bete Noir
avrà la forza di liberarsi dalla prigione di questo mondo e
terrorizzare nuovamente l’Universo in cerca della Forza
Fenice. Fino alla fine.
La potenza dell’entità in breve aumenta e Stryfe
tra poco non sarà più in grado di contenerla.
Urlando, Alfiere esorta Gambit e Cable ad andarsene prima che sia
troppo tardi, mentre il clone si dispera: quanto sta accadendo
è tutta colpa sua. Nathan Summers invece aggiunge i suoi
poteri telecinetici per trattenere Le Bete Noir ed afferma che la
chiave di questa faccenda è Alfiere, senza di lui
l’entità non potrà uscire dalla sua
prigione. Il soldato del futuro concorda: c’è una
sola possibilità, dunque, che lui venga ucciso. Ma Stryfe ha
un’altra opzione e, con uno sforzo incredibile, trasferisce
Le Bete Noir dentro di lui. Alfiere si riprende, libero da ogni dolore,
mentre Remy LeBeau intuisce che la mossa di Stryfe equivale
praticamente ad un suicidio: lui non è una batteria
energetica vivente come il suo compagno di squadra, però
così facendo Le Bete Noir si consumerà prima di
poter mettere piede sulla Terra e verrà distrutto per
sempre. Cable non capisce: perché Stryfe sacrificherebbe
sé stesso per salvare quel mondo che voleva annientare? Con
le ultime forze rimastegli, il clone chiede scusa a Nathan Summers ed
invoca perdono per tutti coloro a cui ha tolto la vita, dalla moglie
dell’eroe a Colosso. Gli dispiace per tutto. La potenza di Le
Bete Noir fa letteralmente a pezzi Stryfe, distruggendo prima la sua
armatura e poi dilaniando il suo corpo, fino a quando di lui rimangono
solo una manciata di ossa che cadendo sul pavimento si riducono in
polvere. Gambit, Cable e Alfiere osservano quel poco che è
rimasto di lui ed il soldato del futuro ricorda un proverbio della sua
era: non importa come un uomo ha vissuto la sua vita, quello che
importa è come vi ha posto fine. E Stryfe alla fine ha fatto
la cosa giusta.
Cable imbraccia le sue armi e si dirige verso l’uscita del
mausoleo: con Stryfe morto la sua influenza sugli altri X-Men dovrebbe
essere terminata, in ogni caso andrà a controllare
l’Istituto. Gambit lo blocca: è appena morto un
uomo che Nathan Summers voleva dichiaratamente uccidere e, considerando
il modo in cui ha giocato con le loro menti alla tavola calda, come
può essere certo che Cable non l’abbia davvero
ammazzato ed abbia fatto credere loro il contrario? Nathan Summers
risponde che non potrà mai esserne certo, dovrà
semplicemente fidarsi. Quando Cable è scomparso alla vista,
comunque, Remy LeBeau giunge alla conclusione che il suo alleato non ha
le mani macchiate di sangue: in fin dei conti è un eroe, un
X-Man e come ha detto il Testimone gli X-Men non uccidono. Gambit ed
Alfiere si voltano dunque per un ultimo saluto all’essere
transcronologico, ma costui è come sparito nel nulla
portando con sé tutte le sue reliquie supereroistiche.
Probabilmente qui, in questo tempo, per lui non c’era
più nulla di interessante da osservare.
Gambit ed Alfiere escono dal mausoleo, mentre il sole tra per
tramontare: dopo tutto quello che hanno sperimentato in questi ultimi
due giorni, ci vorrà loro un po’ di tempo per
riprendersi. Il soldato del futuro si interroga se, dopo aver visto
tutto quello che potevano vedere, abbia ancora senso vivere. Il
Testimone non aveva più nulla da sperimentare e forse se
n’è andato per questo. Ma lui ha vissuto in tre
ere differenti e tre vite differenti e non ha ancora visto tutto
ciò che voleva vedere… e probabilmente non ci
riuscirà mai. E la cosa a lui sta bene. Gambit concorda col
suo alleato: questo potrebbe essere l’inizio di una
meravigliosa amicizia.
FINE
A cura di Fabio Volino